Il Sole 24 Ore - Domenica

VITE VERE DI QUARTIERE

- Di Marco Onnembo

LA PRIMA VOLTA

»Da una finestra del quartiere Cinghio si possono vedere tante cose. Soprattutt­o la vita, quando scorre e quando appare ferma. Come una donna anziana che su una panchina aspetta il nipote che di lì a poco deve passare a prenderla. Una ragazza osserva la donna: non è un posto e un’ora in cui non si può stare da soli. Qualcosa la spinge a farla entrare in casa, a farsi “figlia”, ad accudirla come si fa con le persone care. Inconsapev­olmente, a farla entrare nella propria vita.

Inizia così Ci sono mani che odorano di buono di Sara Gambazza, con uno stacco che sembra cinematogr­afico. Qui, in un tempo tanto breve quanto inaspettat­o, Marta e “Bina” gettano via la maschera di riservatez­za che le accompagna nella vita per straformar­si in qualcos’altro. Passa il tempo e Fabio, il nipote di Bina, non si presenta. Qualcosa deve essere capitato. Marta decide di ospitare per la notte la sua “amica”. Le ore passano mentre l’una ha la testa piena di domande, preoccupaz­ioni per il destino di quel giovane; l’altra, invece, riflette sulla vita della sua ospite, nella quale manca qualcosa.

Intanto, fuori si sviluppa la storia di Fabio, il nipote di Bina, abituato a vivere di espedienti e che dopo un pestaggio si è rifugiato da Genny, ex prostituta che ha chiuso con “la vita” e che lavora come cassiera. Figura esemplare di chi trova riscatto senza perdere la propria umanità. Mentre le due vicende vengono raccontate attraverso l’alternanza dei capitoli espediente ben riuscito che garantisce ritmo alla narrazione – sulla scena appaiono altri protagonis­ti, i coinquilin­i del palazzo di Marta, veri e propri personaggi da romanzo popolare. C’è la “matta”, c’è il giovane buono e ingenuo, Beniamino, che ama di nascosto la protagonis­ta e c’è chi viene da lontano per coronare un sogno. C’è chi insegue qualcosa, chi deve sciogliere nodi e chi non crede più nel futuro.

Bello questo romanzo di Sara Gambazza, in cui prevale un tratto “verista”, e dove solo alla fine le tante domande che affollano la mente di chi legge – così come i tanti temi toccati dall’autrice - troveranno risposta. È una storia densa di significat­i, nella quale i dialoghi brevi e la semplicità, che non diventa mai banalità, garantisco­no velocità alla scrittura. Una storia autentica in cui non c’è bisogno di cedere alla ricerca della frase a effetto e in cui si mostra come sia possibile continuare a sperare, a vivere, per ottenere una vita migliore.

Sara Gambazza

Ci sono mani che odorano di buono Longanesi, pagg. 368, € 18,60

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