EMPEDOCLE PENSAVA UN PO’ COME NEWTON E DARWIN
Empedocle di Agrigento, vissuto nel V secolo prima della nostra era, indicò quattro radici (“rhizomata”) alla base del reale: terra, acqua, aria e fuoco.
Con le successive sistemazioni di Platone e Aristotele, se ne aggiunse un’altra: la quintessenza o etere. Nei secoli a venire, sino alle soglie dei Lumi, questa teoria basata sugli elementi eterni diventò un riferimento per spiegare la natura.
Inoltre Empedocle insegnò che nel mondo non vi sono né nascite né morti ma unioni e separazioni, causate da due forze divine antagoniste: l’Amore e l’Odio.
Dall’amalgamarsi e dividersi degli elementi si origina quella che è detta realtà, mutevole senza requie. Per l’antico filosofo la vita è dunque condizionata dalla morte, la morte dalla vita, la gioia dal dolore, il dolore dalla gioia.
Sul pensiero e la figura di Empedocle ritorna un’opera del fisico Domenico Scinà (1764-1837), che vide la luce in due volumi nel 1813 nella Reale Stamperia di Palermo. Fervente siciliano, si occupò anche di “belle lettere” oltre che di testi scientifici: fu autore, per fare un paio d’esempi, di opere quali gli Elementi di fisica (pubblicati in quattro tomi tra il 1803 e il 1829) o del Primo periodo della letteratura greco-sicula (1837).
Il titolo del saggio ora riproposto, con un’introduzione di Giuseppe Martano risalente al 1987, è Memorie sulla vita e filosofia d’Empedocle Gergentino. Fu ristampato da Silvestri a Milano nel 1838 e lodato in una lunga recensione da Pietro Giordani apparsa nella «Biblioteca italiana» nel 1816; uno studio che diventa per oltre un secolo il riferimento per la conoscenza in Italia dell’antico filosofo.
Scinà divise la sua ricerca in quattro Memorie: la prima sull’età di Empedocle, la seconda sulla sua vita, la terza la dedicò alla filosofia e la quarta raccoglie i frammenti con testo e traduzione condotta con ritmo endecasillabico.
È interessante ripercorrere l’indagine di Scinà, che parte da un’edizione delle opere di Simplicio di Manuzio, conservata nella biblioteca dei Teatini di Palermo; comunque egli non utilizza la raccolta, uscita a Lipsia nel 1805, Empedocles agrigentinus di Friedrich W. Sturz, la prima della filologia tedesca sul pensatore siciliano.
Il libro di Scinà merita attenzione, anche se contiene piccole ingenuità, giacché egli vede Empedocle anticipatore di questioni sollevate da Erasmus Darwin (il nonno di Charles) o da Evangelista Torricelli.
Che dire? Anche Nicolas Fréret, a pagina 101 del XVIII tomo delle settecentesche pubblicazioni dell’Académie des inscriptions et belles-lettres, sosteneva che in Empedocle si trovano i concetti essenziali del sistema di Newton sulla gravitazione universale.
Domenico Scinà
Memorie sulla vita e filosofia d’Empedocle
La Vita Felice, pagg. 336, € 20