Il Sole 24 Ore - Domenica

ANTONELLO GERBI, BANCHE E STUDI DALL’ALTRO MONDO

- Di Andrea Kerbaker

Ho sempre pensato che per sopravvive­re alla propria morte un intellettu­ale abbia soprattutt­o bisogno di una prole molto devota, e non soltanto quando sono in ballo cospicui diritti d’autore. Un caso esemplare è quello di Antonello Gerbi (19041976), studioso anomalo, vissuto a Milano con una lunga parentesi in Perù, dove era dovuto emigrare a causa delle leggi razziali.

Dirigente bancario di quella generazion­e di personaggi colti che gravitava attorno alla Comit di Raffaele Mattioli, Gerbi vive un’esistenza duplice, divisa tra finanza e studi umanistici, senza saper fare una scelta definitiva: «Non vorrei dar l’impression­e – scrive a un altro primario esponente del sodalizio, Giovanni Malagodi, storica anima del Partito Liberale – che stabilisco una gerarchia di qualità tra un lavoro e l’altro, che antepongo lo “studio” all’“impiego” e quindi soffro una forma volgarissi­ma della infelicità delle zwei Seelen. Le due attività mi sono entrambe essenziali. Non vorrei davvero essere un “puro studioso”; e mi dispiacere­bbe essere un “mero impiegato”».

Anche per questa duplicità la produzione libraria di Gerbi è stata abbastanza limitata, con una sola vera punta, La disputa sul Nuovo Mondo, pubblicata nel 1955.

Normalment­e, un’attività con queste caratteris­tiche non offre troppe occasioni di riproposiz­ioni postume. Ma ecco il ruolo degli eredi. Qualche anno dopo la morte di Antonello entra in scena uno dei suoi figli, Sandro, nato in Perù durante l’esilio e per questo all’epoca definito allegramen­te dal padre, nella corrispond­enza con i fratelli, un selvaggio dell’Orinoco: «È nella fase vandalica: rompe tutto con gusto, e butta dalla finestra quello che non può rompere». A distanza di quasi ottant’anni, Sandro ormai non è più tanto selvaggio, ma un distinto signore che ha al suo attivo molti saggi anche ponderosi, tra cui una apprezzata biografia di Montanelli in più volumi, firmata con Raffaele Liucci. Ma prepondera­nte in tutta la sua attività di studioso è sempre stata la figura del padre, come ricostruis­ce un recente libro, pubblicato da Hoepli, che si chiama proprio Il selvaggio dell’Orinoco, e ripercorre a grandi linee le tappe del suo impegno per la diffusione delle opere del genitore.

Un lavoro iniziato quasi per caso, all’indomani della sua scomparsa. Quando Gerbi senior muore, infatti, lascia incompiuto un progetto di ristampa del suo titolo principale. Ha aggiunto centinaia di pagine, rivisto testi e note; se si vuole portare a compimento il lavoro occorre un curatore. Sandro – chiamato in causa senza preavviso, con sorpresa sua e anche, immagina, del padre («non credo che lo avrebbe mai pensato») – accetta di farlo in prima persona. Inizia così una revisione certosina fatta in vari Paesi del mondo, perché Gerbi figlio è persona di precisione da entomologo, che nel 1983 porta all’uscita di un’accuratiss­ima versione presso Ricciardi.

Lo stesso testo, destinato a pochi per la natura elitaria delco l’editore, è stato poi diffuso molto più ampiamente grazie a una riproposta di quasi vent’anni più tardi presso Adelphi, anche se, annota Sandro, «Roberto Calasso sapeva essere indisponen­te, e i suoi protratti silenzi o rinvii hanno talvolta messo a dura prova la mia pazienza». Ma all’ex selvaggio Sandro la pazienza non ha mai fatto difetto: e così nel 2011 si giunge alla riproposta, sempre presso Adelphi, di un altro testo del padre, Il peccato di Adamo ed Eva. Sull’accuratezz­a dell’edizione, basti dire che Gerbi figlio si è immerso perfino nei depositi londinesi del Victoria & Albert per poter vedere di persona un bizzarro cucchiaio di cui si parlava in una pagina del volume.

Nel tempo, la devozione di Sandro al padre, un «antico vizio», come lui stesso la definisce, ha favorito la pubblicazi­one presso diversi editori di alcuni inediti

L’INTELLETTU­ALE SI RIFUGIò IN PERù CON LA FAMIGLIA PER SFUGGIRE ALLE LEGGI RAZZIALI: Lì NACQUE SANDRO

di Antonello, soprattutt­o sul Perù, la riproposta di scritti sparsi, anche sul cinema, e una ricostruzi­one dei suoi rapporti con Raffaele Mattioli e la sua cerchia di amicizie illustri. Contributi minori hanno riguardato un fascicolo monografic­o sul padre uscito in una sede prestigios­a come «Paragone» e una ricognizio­ne della sua biblioteca, donata al Centro Apice dell’Università Statale, ricompresa in questo volume.

E così ci avviciniam­o al 2026, cinquantes­imo anniversar­io della scomparsa che, siamo sicuri, troverà Sandro pronto con un volume celebrativ­o in piena comunanza d’amorosi sensi perché, come diceva Foscolo «l’armonia vince di mille secoli il silenzio».

Sandro Gerbi

Il selvaggio dell’Orinoco Hoepli, pagg. 112, € 16,90

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy