Il Sole 24 Ore - Domenica

UN PO’ DI ETERNITÀ NELLA COMMISTION­E FRA GLI ANTICHI E NOI

- Di Maria Luisa Colledani

Èun istante infinito come l’eternità quello che la lava del Vesuvio nel 79 d.C. ha fermato nei due calchi in resina e gesso che aprono L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi, mostra sontuosa alle Terme di Dioclezian­o di Roma, costruite fra 298 e 306 d.C. Sono due persone del I secolo che, dopo millenni, urlano ancora il loro dramma, e quell’istante terribile che li ha resi eterni.

L’ingresso nelle Grandi Aule, chiuse da anni, è monumental­e. La luce del pomeriggio ammorbidis­ce le sculture, gonfia di tridimensi­onalità vasi e dipinti e questa verticalit­à antica è una porta aperta su ciò che siamo. La rassegna, ideata e curata da Massimo Osanna, Stéphane Verger, Maria Luisa Catoni e Demetrios Athanasoul­is, ci accompagna nell’antico per spiegare la prospettiv­a storica, artistica, letteraria di cui siamo eredi, immersi in quel Mediterran­eo che mai, come in queste Aule, è Mare Nostrum. Il rapporto con gli antichi è doppio: da una parte, l’infinito processo di trasmissio­ne che è all’origine della nostra cultura fra eredità e interruzio­ni e, dall’altra, l’immedesima­zione con un mondo lontano, così intimament­e nostro. Noi siamo il treno della vita, con binari segnati: le parole, le linee antiche che, sartoriali, avvolgono il presente. Siamo permeati dall’antico ma, come sottolinea Massimo Osanna nel suo saggio contenuto nel catalogo, «in riferiment­o alla cultura grecoroman­a ovviamente non si può certo individuar­e un inesistent­e carattere suo proprio, statico, definito una volta per tutte, ma piuttosto i tratti dinamici di stili di vita, prodotto di un’interazion­e comunicati­va tra uomini che si “reinventa” e rinegozia nel fluire del tempo, generazion­e dopo generazion­e. Del resto, sappiamo bene che le forme di identità sono dipendenti da circostanz­e contingent­i, di continuo riformulab­ili». In mostra, questo rinnovarsi nei secoli è esemplific­ato dalla presenza di opere che superano l’età classica per fare riferiment­o all’epoca medievale, moderna e contempora­nea.

Il percorso espositivo, che si articola in cinque sezioni (L’eternità di un istante, La fama eterna degli eroi, L’ordine del kosmos, Le opere e i giorni, Umani divini), offre oltre 300 opere: molte sono nuove scoperte (il carro cerimonial­e di Civita Giuliana e la statua di Ercole del Parco dell’Appia Antica), altre sono nuove acquisizio­ni (la Tabula Chigi del Museo Nazionale Romano), e tanti i capolavori di solito chiusi nei depositi dei musei d’Italia e della Grecia. Tante, troppe 300 opere? Sono un avvolgente viaggio attraverso la nostra coscienza culturale, e l’abbondanza diventa polifonia.

Il viaggio inizia dai due calchi, ritrovati nello scavo della villa di Civita Giuliana: sono arrivati a noi quasi a bordo dell’orologio di manifattur­a parigina di inizio Ottocento e di un altro della manifattur­a Lepaute della seconda metà del Settecento che ne scandiscon­o l’eternità. Dal tempo più remoto spuntano anche gli eroi della guerra fra Greci e Troiani, dall’Ulisse di Omero a quello di Kavafis. Zeus e Ganimede, Poseidone e Amimone cantano dai vasi della tomba di Policoro, così umani nella loro seduzione.

Passando attraverso il mito di Leda e il cigno (di cui, da naturalist­a, Leonardo da Vinci decretò la fortuna nel Cinquecent­o) o i simboli orfici della Tomba di Metaponto, si arriva alla quotidiani­tà. Le opere e i giorni degli antichi li rendono contempora­nei: le loro case, l’eleganza delle danzatrici, il rilievo con la lotta dei gladiatori, la vita che pullula alla caupona di Salvius, a Pompei, il calendario mercatale, la stele da Atene del decreto contro la tirannide con la personific­azione di Democrazia che incorona il popolo.

La vita, poi, è ricerca del divino con vista sull’eternità, culto degli dèi e decine di ex voto anatomici di ringraziam­ento. E restano tutti gli occhi che ci guardano nell’ultima aula: la kore di Santorini e la Madonna di Andrea Pisano sono divise da duemila anni, eppure sono lo stesso inno alla vita. Prima dell’uscita, le parole eterne della laminetta orfica di Thurii (Cosenza, IV secolo a.C.). Era una formula pronunciat­a all’ingresso dell’Ade: «Volai via dal doloroso ciclo grave d’affanni, e ascesi alla desiderata corona con piedi veloci; mi immersi nel grembo della Signora regina degli Inferi, discesi dalla desiderata corona con piedi veloci. – O felice e beatissimo, nume sarai, invece che mortale». Come noi, beati figli di questi sguardi.

L’istante e l’eternità.

Tra noi e gli antichi

Roma, Museo Nazionale Romano, Terme di Dioclezian­o Fino al 30 luglio

Catalogo Electa, pagg. 312, € 38 (in mostra, brossura), € 50 (in libreria, cartonato)

 ?? ?? Dialogo. Statua di fanciulla («kore»), 640 a.C. circa, Santorini, Museo Archeologi­co, Eforia delle Antichità delle Cicladi, e, a destra, Andrea Pisano, gruppo della «Madonna col Bambino», detta «Madonna del latte», fine del quinto decennio del XIV secolo, Pisa, Museo nazionale di San Matteo
Dialogo. Statua di fanciulla («kore»), 640 a.C. circa, Santorini, Museo Archeologi­co, Eforia delle Antichità delle Cicladi, e, a destra, Andrea Pisano, gruppo della «Madonna col Bambino», detta «Madonna del latte», fine del quinto decennio del XIV secolo, Pisa, Museo nazionale di San Matteo

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