PENONE SVELA L’ANIMA DI GALLERIA BORGHESE
Le sculture in bronzo inserite nel disegno del giardino del tempo di Scipione Borghese coinvolgono il cuore della collezione e mostrano il processo mentale della creazione artistica
C’è qualcosa di eccezionalmente e definitivamente significativo in Gesti universali, il monumentale intervento di Giuseppe Penone sulla Galleria Borghese, curato da Francesco Stocchi. Non è la consueta mostra di un contemporaneo in un contesto storico secondo la prassi, ormai banalmente abituale nelle programmazioni dei musei di arte antica, di vivacizzare l’attività proponendo inserti contemporanei con l’idea dello stimolo o del confronto o della contaminazione. È un’autentica installazione d’autore, con le implicazioni che comporta un’operazione originale dal punto di vista creativo. Ai tanti significati della Galleria il pensiero artistico di Penone, in questo specialissimo luogo, ne aggiunge di nuovi che si impongono come permanenti valori di comprensione dell’arte. Non sono di provenienza storica. Non arrivano al presente dal passato, gravati dalle difficoltà di decifrazione di un linguaggio che preceda i nostri giorni. Al contrario, è un pensiero artistico attuale che trae e fa emergere valori antichi, sepolti nel passato e non recuperabili che per il tramite esclusivo di una specifica mediazione di cultura.
Quando nel 2013 aveva esposto a Versailles, Penone si era applicato più alla figura del parco che della reggia. Aveva riflettuto soprattutto sulla grandiosa modellazione della natura vegetale da parte di André Lenotre, l’architetto di giardini di Luigi XIV, come rappresentazione del potere del re committente. Con la disposizione delle sue sculture, in bronzo e marmo, in punti significativi della grande prospettiva centrale del giardino e nei bosquet, dalla misura più intima, Penone aveva già affrontato in un contesto antico un discorso sulla materia, ma proiettato verso la trasformazione della natura in architettura botanica.
Questa volta anche le sculture in bronzo inserite entro il disegno del giardino segreto del tempo di Scipione Borghese vertono invece al cuore della collezione, interno all’edificio. Ciò comporta una direzione della filosofia naturale di Penone verso i cardini significativi dell’arte, la qualità della tecnica, quale pensiero di trasformazione dei materiali in significato. Più della reggia di Versailles, la Palazzina Borghese è prossima al modello della Villa Farnesina, che è l’archetipo rinascimentale della misura architettonica tra uomo e natura. E, al suo interno, l’interconnessione tra i due termini è condotta ai vertici della dinamica e della fusione, fino all’ambiguità, nella scultura di Bernini. La ragione iconologica della estrema cura con cui Penone elabora i materiali delle sue sculture di riferimento vegetale, della qualità mimetica delle cortecce di tronchi e arbusti, raggiunta con l’accuratissima gettata e rifinitura del bronzo, gli inserti in oro che coprono le sezioni più interne dei fusti, rivelando come lì, non solo nelle radici, stiano l’intelligenza e la memoria dell’albero, vanno a colpire il vertiginoso pregio delle tecniche delle opere d’arte, degli arredi e degli ornati architettonici della Galleria.
Colpire nel segno il profondo contenuto del luogo attraverso anche gli artisti contemporanei è stato sempre per me l’intento dei progetti espositivi della Galleria Borghese. Questo non avviene per ragionamento storicistico, né esclusivamente iconologico, ma per evidenza percettiva ed effetto di impatto del gesto creativo: quanto, dunque, di più concreto. La capacità emotiva dell’esperienza artistica di farsi pensiero per via emotiva per condurre all’intelligenza delle cose e della vita è la qualità dell’arte universale, in ogni secolo della storia. E Gesti universali è il titolo della mostra: rivelatore della possibilità di aprire per via percettiva al normale visitatore della collezione di opere antiche la conoscenza della natura dell’arte. A furia di facilitazioni e semplificazioni divulgative, l’arte sembra esaurirsi nella nozione esteriore della sua storia, mentre invece è un processo mentale interiore, prodotto flagrante di concreta esperienza e reazione emotiva.
Anche la sigla Arte Povera in cui correttamente quella di Penone viene illustrata, è una semplificazione del fortunato titolo inventato nel 1967 da Germano Celant, è la parte che si è imposta come una segnaletica assoluta, in quanto tale condizionante e potenzialmente fuorviante. Vuole in realtà indicare un’estetica che segue un approccio concreto agli elementi, che si basa sull’assunzione di materiali appartenenti alla realtà, all’ambito umano dell’esperienza. Povero uguale reale. Non metaforico, non simbolico, non astratto, non predefinito. Esperienza concreta che contiene in sé il proprio significato ideale. Allora, il passato figurativo che tende a esprimersi per simboli, per metafore e per miti, perché è dominato dall’aspirazione all’eternità, dall’ambizione di lanciare l’esperienza verso un empireo dove cristallizzarsi in concetti trova, dall’impatto con il concreto artistico attuale, la possibilità di riconoscere l’universale in gesti semplici perché reali. Secondo una prassi primordiale, che è intrinsecamente una filosofia essenziale.
Il concetto sta nell’esperienza del concreto: e solo in questo processo fondamentale dell’arte di Penone, pienamente comprensibile attraverso la percezione emotiva della sua bellezza formale, la concettuosità dell’arte antica potrà recuperare forza di necessità. Si usa divulgarla per formule semplificate, aggravando ulteriormente la distanza dall’attualità dell’esperienza elementare. Perciò quelle formule, utili alla divulgazione, sono sempre meno significative rispetto alla concretezza essenziale dell’arte. Le opere di Penone invece, dalla Galleria Borghese irradiano la propria filosofia naturale fuori dalle convenzioni, nella vita. Esperienza degli elementi, nella basilarità della loro etimologica concretezza. Per contro, la sontuosità della civiltà dell’arredo del fasto romano dei secoli XVII e XVIII si riverbera nei procedimenti tecnici in cui si concretizza la concettualità dell'estetica di Penone. Così si rivela la sontuosa forza estetica dell’Arte Povera.
IL PASSATO FIGURATIVO, INCONTRANDO IL CONCRETO ATTUALE, RICONOSCE L’UNIVERSALE IN GESTI SEMPLICI PERCHé REALI
Giuseppe Penone.
Gesti universali
Roma, Galleria Borghese Catalogo Electa, pagg. 96, € 25