ČECHOV PARLA DI GUERRA ANCHE IN UCRAINO
«AMosca! A Mosca! A Mosca!». Cosa accade se a pronunciare una delle più celebri battute del teatro russo sono tre attrici di Kiev? Lo spettacolo Non tre sorelle, diretto dal regista Enrico Baraldi e prodotto dal Metastasio di Prato, nasce da un’intuizione: che uno tra i più rappresentati copioni di Čechov possa essere un buon viatico per penetrare e comprendere le conseguenze del conflitto Russia-Ucraina. Un’idea per nulla scontata. A un primo sguardo, può sembrare che le conversazioni tra i personaggi cechoviani, che discorrono con una tazzina in mano di nostalgia e di felicità, siano ben lontane dalla concreta realtà bellica. Ma proprio su questa apparente contraddizione tra passato e presente gioca la regia di Baraldi, che fa deflagrare veri racconti biografici tra vestiti bianchi e zuccheriere, tra piattini e foto d’epoca.
Negli interstizi del testo russo si fa spazio un copione tutto contemporaneo che si muove con disinvoltura tra italiano, inglese, russo e ucraino, curato dallo stesso Baraldi in collaborazione con Francesco Alberici, e con la dramaturg Ermelinda Nasuto. Le vicende delle (non) tre sorelle si mescolano così alle storie di attrici di oggi, che condividono frammenti di vita, splendori e miserie del mestiere. Le due italiane Alice Conti e Susanna Acchiardi raccontano delle prove interrotte dalla pandemia e di un lavoro troppo spesso senza tutele. E poi ci sono le tre attrici di Kiev, Anfisa Lazebna, Yuliia Mykhalchuk, Nataliia Mykhalchuk, che con dignità e senza enfasi evocano le finestre sbarrate per ripararsi dagli spari, le ultime repliche al Left Bank Theater nel febbraio 2022, il saluto a Kiev senza sapere fino a quando. Ma non appena fanno la loro comparsa, nell’immaginario dello spettatore, le crude immagini che ormai da un anno scorrono nei telegiornali, ecco tornare Čechov, ecco tornare Maša, Irina e Olga. Ma ormai tutto è cambiato di segno. La perdita della casa d’infanzia, la morte dei genitori, la domanda su come si faccia poi a essere felici – tutto ciò che in un normale allestimento di Tre Sorelle appare spesso novecentesco e polveroso – si fa bruciante e carico di echi. Perché Čechov allora? Perché le parole antiche di quell’autore che parla la lingua del nemico? E, in definitiva, cosa può il teatro di fronte alle atrocità della Storia? Lo spettacolo, mentre cade la neve e le sorelle/ attrici sognano di tornare a casa, affronta di petto queste e altre questioni capitali. Dopo le repliche del 2022 (troppo poche), finalmente Non tre sorelle torna in scena, aprendo il festival “Da vicino nessuno è normale” negli spazi dell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano.
Non tre sorelle
Regia di Enrico Baraldi Visto a Prato
Teatro Metastasio Milano, Festival Da vicino nessuno è normale
7 e 8 giugno