CADUTE E RISALITE, L’ODISSEA DI TINA, LEONESSA DEL SOUL
Da una generazione di artisti che lentamente sta lasciando dietro di sé rispetto e memoria, un altro anello che si spezza: Tina Turner abbandona questo ciclo di vite proprio nel giorno in cui il suo quasi coetaneo Bob Dylan, atteso con impazienza al tour italiano di luglio, compie 82 anni.
Lei la sua odissea personale e artistica l’aveva consumata e combattuta attraverso un pugno di album, esibizioni dal vivo, filmati, che soprattutto negli anni 80-90 ne avevano ribadito il desiderio feroce di vivere e sfuggire al dolore di cui sarà lastricata tutta la storia. Drammi e sventure, veleni famigliari che sin da quando era bambina, ancora Anna Mae Bullock (1939), proverà a esorcizzare con la musica, l’aspetto leonino, la voce ruggente, incancellabili dall’immaginario collettivo. Anna, prima di diventare Tina e di conoscere il suo compagno-despota Ike Turner, era nata povera, cresciuta nelle condizioni più modeste nel Tennessee dell’America rurale profonda, dove il miraggio del successo, del riscatto sociale faceva rima con i morsi della fame.
Quando la incontra, e se la porta via, Ike Turner, di otto anni più grande, è già un talento promettente, un giovanotto che da Clarksdale, Mississippi, la culla del blues, con la sua chitarra mostra subito di saperci fare, tanto da essere ascritto, in tutti i testi sacri, come uno dei fondatori della rivoluzione musicale in arrivo: la sua Rocket 88, del 1951, è tra le pietre dei comandamenti del rock’n’roll. Prima di Elvis, Jerry Lee, Chuck Berry e tutti gli altri.
Abbandonata dai genitori, sedici anni, Anna fa la cameriera in locali senza futuro, dilettandosi a cantare, quando possibile: la coppia musicalmente più bella degli anni 60 parte così, dai piani bassi della gavetta, di un lavoro duro e spietato di costruzione. Del suono, delle canzoni, dell’immagine, da parte di un marito e padre-padrone che umanamente sta nel girone più infimo, agli inferi, laddove solo i dischi e le performance live saranno di gratificazione comune.
Ike e Tina Turner dal 1960 scalano le classifiche di vendita, fama e qualità di un Rhythm and blues che si traduce, dal palco, in uno degli show più eccitanti e travolgenti: la voce di lei resta uno strumento unico, come rimarcano alcune incisioni dell’epoca, River deep, Mountain high, Proud Mary, Nutbush city limits che nel 1973 segna l’apice e insieme l’inizio del tracollo: il carattere violento di Ike prende il sopravvento e Tina poco dopo mette la parola fine al sodalizio, iniziando a scavare il tunnel personale di rinascita, cui contribuirà anche la fede buddista.
Autodistruzione e luce, nel transito terreno di Tina che affronta anni bui, passi artistici incerti, lontana dalle scene, con il divorzio da Ike a fungere da segnaletica della ripartenza: tutto raccontato in un libro autobiografico, My love story. L’autobiografia (con Deborah Davis e Dominik Wichmann, HarperCollins Italia, 2018) che non fa sconti, di una crudezza che mette i brividi, e sarà la traccia per un film, Tina, 1993, Brian Gibson, con Angela Bassett e Lawrence Fishburne a interpretare i coniugi Turner.
La caduta di schianto e poi la capacità di riprendere il volo, spezzando tutti i vincoli: Tina all’età di 45 anni si afferma come solista e il suo album Private dancer valga come una parola d’ordine. Lei è una forza della natura, che la produzione esalta con le canzoni tornate a invadere radio e tv, ora che i videoclip fanno la differenza. Esistere e resistere, Tina ha ripreso le redini del suo destino, gli incontri e la stima dei colleghi faranno da contorno, con una serie di collaborazioni, duetti, ospitate dove aspettarsi e permettersi di tutto. Dopo la resurrezione e i trionfi internazionali, con tour che battono ogni record, la potenza esplosiva e il carisma leonino di Tina Turner li troveremo indifferentemente al fianco di Eric Clapton e di David Bowie, dei Rolling Stones e di Eros Ramazzotti. Fenomeno di entertainment pop ormai acquisito a tutte le latitudini, Tina sarà anche “attenzionata” dal cinema, ingaggiata come attrice in Mad Max e Last action hero, fino alle celebrazioni di 007, per cui canterà il tema Golden Eye, scritto per lei da Bono e The Edge.
Da tempo stabilitasi in Svizzera, dove si era felicemente risposata, Tina, che pubblica l’ultimo disco nel 1999, affronterà altre tragedie (il suicidio di un figlio, la morte per malattia di un altro) con la tenacia dei suoi anni migliori: oggi che si sprecano titoli nobiliari - la “Regina del rock”? - meglio riascoltarla selvatica e belluina ai tempi d’oro, apice di un temperamento black, di una scuola soul come non se ne intravedono più.