Il Sole 24 Ore - Domenica

BLUEGRASS IN DUO PER LA RISCOPERTA DELL’AMERICA

- Di Riccardo Piaggio

Nel nostro Paese, ormai abituati come siamo a subire tendenze musicali via social, radio ed etere, rischiamo di perdere di vista fenomeni che stanno trasforman­do il gusto altrove con la certezza che li ritroverem­o qui tra una decina d’anni, senza sapere come (né da dove) sono arrivati. Siamo stati uno straordina­rio laboratori­o culturale e musicale fino ad almeno il secondo Dopoguerra, dettando mode e ispirando innovatori in tutta Europa e, più recentemen­te, in America; oggi, prendiamo quello che passa il convento. Cioè la musica mainstream, per di più di sponda, sovente quando cessa di esserlo dove è stata inventata.

Tra i nuovi fenomeni post pandemia che arrivano dagli States, uno dei più interessan­ti riguarda il folk contempora­neo, genere nato minoritari­o all’alba del Novecento e poi, a partire dai 60, canone estetico di gran parte della musica popolare che ascoltiamo da quattro generazion­i, da Dylan a Cohen, da Springteen agli Stones (da noi con De Gregori, Guccini, De André). Girando per il web (non sui social, dove sono quasi assenti) troviamo decine di giovani americani e nord europei che si misurano con strumenti (banjo e mandolino) e sottogener­i (bluegrass) che avevamo archiviato come folklore, rianimando­li con una scarica di energia che li riporta al presente e forse li consegnerà al futuro. In confronto a loro, trapper e popper (pop singers da karaoke), che hanno dominato la scena, anche italiana, degli ultimi anni, sono roba da vide grenier. Tralascian­do folksinger come Robert Plant e Alison Krauss che fanno il sold out anche da noi, ecco comparire anche nel Vecchio continente musicisti come i Whatchouse, duo di Chapel Hill (North Carolina) che scrive bluegrass contempora­neo, facendo uscire dal folklore un genere dato per spacciato – e comunque relegato a cover di vecchi standard – fuori dal perimetro di quelli che furono gli Stati Confederat­i. Nel 2019, quando ancora si chiamavano Mandolin Orange, con Tides of a Teardrop hanno scalato la celebre classifica «Billboard», arrivando al n.2 nella categoria Americana/ Folk. Come altri giovani promesse della musica popolare di domani (The Petersens Family, la cantante Reina del Cid, il polistrume­ntista Josh Turner Guitar), sono conosciuti dalla Norvegia al Belgio, dove l’ecosistema della musica country folk è incredibil­mente vasto e frequentat­o e accoglie questo genere musicale anche nelle edizioni locali dei format TV globali. Ecosistema presente anche nel cinema europeo, con Alabama Monroe, capolavoro del belga Felix Van Groeningen, recitato e suonato da una magnifica band (ora sciolta), The broken circle breakdown bluegrass. Chissà se qualcuno si accorgerà di questi musicisti, saggiament­e equidistan­ti sia dal mainstream che dal folklore. Potrà dire di aver (ri)scoperto l’America.

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