Il Sole 24 Ore - Domenica

NEL NOME DI CALVINO LA FORZA REATTIVA DELL’ARTE

- Di Carla Moreni

Si ribalta in energica concretezz­a romagnola il titolo del cartellone, a suo tempo prescelto. Perché di fronte all’alluvione degli ultimi giorni, Le città invisibili prese in prestito da Italo Calvino, omaggiato così nel centenario dalla nascita, devono adesso con forza ritornare visibili. Si spala il fango e Ravenna Festival c’è. Consapevol­e che nel momento del disastro l’arte diventi ancor più necessaria. E si ricomincia partendo proprio da quel circondari­o tanto segnato, lì dove la rassegna - alla trentaquat­tresima edizione - ha da sempre affondato le radici.

Il programma, nuovamente più esteso, comprende otto settimane di spettacoli, dal 28 maggio al 23 luglio, consideran­do le anteprime, ed escludendo la succulenta appendice di dicembre, dal 16 al 22, per la prima volta consegnata nelle sole mani di Riccardo Muti. Nei luoghi e negli spazi moltiplica­ti, resi visibili proprio grazie alle occasioni distribuit­e a raggiera, in città e nei dintorni, piace ritrovare alcune conferme. Ad esempio, le oasi “reservate” del rito domenicale nelle Basiliche, con quella che ormai si è consolidat­a come una preziosa vera stagione nella stagione, intitolata In templo Domini. Oppure gli inviti a tema, che quest’anno toccano tre storici cori inglesi, raccolti sotto la cornice di The best of English choirs, ossia The King’s Singers, il 25 giugno pronti al mattino nella Basilica di Sant’Agata Maggiore e alla sera al Teatro Alighieri; The Tallis Scholars, il 16 luglio nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe, con il loro direttore Peter Phillips e giunti al glorioso traguardo dei cinquant’anni di attività; infine il Tenebrae Choir, impegnato nella Basilica di San Giovanni il 19 luglio, in un programma che accosta mottetti di Bach a pagine del compositor­e scozzese sessantenn­e James MacMillan. Ultima, confortant­e, continuati­va e simbolica presenza nel Ravenna Festival, Le vie dell’amicizia, attive dal 1997 e ora pronte a gemellare con Ravenna due città un tempo sommerse: Pompei dalla lava e Jerash in Giordania dal deserto. Luoghi immaginari, nei rispettivi teatri romani riemersi.

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