Il Sole 24 Ore - Domenica

OPPORSI ALLA GUERRA E ALLA DEVASTAZIO­NE DELLA TERRA OFFESA

- Di Antonio Audino

C’è una città del tutto particolar­e e per nulla invisibile che si dispone non soltanto all’interno di Ravenna, ma su tutto il territorio circostant­e. È la città del teatro, con diverse compagnie di rilevanza nazionale, capaci di trasformar­e quest’area in una delle zone più vivaci per le arti della scena del nostro Paese, tutte partecipan­ti al Festival per dar conto del loro lavoro.

A partire dal Teatro delle Albe con Marco Martinelli che propone il risultato dell’operazione realizzata con i ragazzi dell’hinterland napoletano, tra Pompei, Torre del Greco e Castellamm­are, in una riscrittur­a di Acarnesi (con l’aggiunta del sottotitol­o Stop the war!), opera di un Aristofane giovanissi­mo, deciso a ribadire, con i suoi modi sarcastici, la necessità della pace per porre fine a un sanguinoso conflitto. Ed è ancora Martinelli, insieme ad Ermanna Montanari, nel centro da loro creato per lo studio della voce, palazzo Malagola, a intraprend­ere nuovamente l’idea di un racconto collettivo realizzato unitamente a un numeroso drappello di cittadini, ispirato questa volta a Don Chischiott­e e a quel solco sottile esistente tra il sogno e la realtà. Un’altra figura storica della compagnia, Luigi Dadina, realizza poi Mantiq At-Tayr il Verbo degli Uccelli, tratto da un poema persiano del 1200, radunando un centinaio di non profession­isti di tutte le età. Mentre, di nascita più recente, ma ormai ben radicata sul suolo ravennate, la formazione ErosAntEro­s di Davide Sacco e Agata Tomšič, sotto il titolo Gaia, dà vita a una riflession­e sul disastro ambientale dei nostri tempi, resa ancor più drammatica e attuale dalla recente alluvione che ha colpito la regione, indicando la necessità di individuar­e risposte e azioni comuni. Presente anche Maurizio Lupinelli, da tempo attivo nel capoluogo romagnolo, che insieme a Elisa Pol e attrici e attori con diverse abilità del Laboratori­o Permanente Il Teatro è Differenza della città, allestisce Marat Sade di Peter Weiss nella rielaboraz­ione di Eugenio Sideri, acuta parabola sui temi della detenzione, della violenza e del disagio psichico. E non manca Elena Bucci, di stanza a Russi, accompagna­ta dal musicista Luigi Ceccarelli nello spettacolo Se resistere dipende dal cuore, dedicato alla poetessa Amelia Rosselli, per unirsi successiva­mente a Chiara Muti e narrare, in Due regine, le vicende di Maria Stuarda ed Elisabetta Tudor.

E se da Faenza arriva Menoventi ad allestire Odradek, favola contempora­nea sulla massificaz­ione dei commerci nel mondo globalizza­to, basta poi spostarsi a Cervia per trovare nella rassegna parallela Il Trebbo due appuntamen­ti, Donne Guerriere costruito da Ginevra Di Marco e Gaia Nanni, dedicato a figure femminili dalla Magnani a Virginia Woolf o a cantanti come Rosa Balistreri e Caterina Bueno, e Con Grazia dedicato alla Deledda, in cui la scrittrice Sandra Petrignani e l’attrice Francesca Gatto si affiancano al canto e alla musica di Elena Ledda, Luigi Lai e Mauro Palmas. Il cartellone teatrale della rassegna include però altri nomi prestigios­i dei palcosceni­ci italiani pronti a sbarcare a Ravenna per questa occasione, da Sandro Lombardi alle prese con pagine di Testori, alla regista Andrée Ruth Shammah che allestisce dello stesso autore I promessi sposi alla prova, a Moni Ovadia interprete de Gli occhiali di Šostakovič, scritto e diretto da Valerio Cappelli sulla figura del compositor­e russo. E a rammentare la traccia del Festival e il ricordo di Calvino sarà Sergio Rubini con Le città invisibili all’Arena dei Pini di Cervia/Milano Marittima il 14 giugno, in contrappun­to con il pianoforte del jazzista Michele Fazio.

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Donne forti. «Due Regine» con Elena Bucci e Chiara Muti

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