Il Sole 24 Ore - Domenica

L’APOCALISSE è ADESSO, IL FUTURO VEDE LA LUCE

Emio Greco e Pieter C. Scholten presentano il loro nuovo, potente «WE, the EYES», mentre Castellucc­i indaga il contempora­neo e Cipriani propone un omaggio a Rachmanino­v

- Di Roberto Giambrone

Nella trama reticolare delle Città invisibili di Calvino, la danza tesse alcuni percorsi speculari alle suggestion­i che scaturisco­no dalle geometrie del romanzo. Nell’alveo delle “città continue” si insinuano le visioni generatric­i di Emio Greco e Pieter C. Scholten, che con il loro nuovo spettacolo, WE, the EYES, in prima assoluta al Teatro Alighieri il 23 giugno, propongono una chiave di lettura costruttiv­a del rovinoso presente, mentre gli “occhi” e il “corpo” sono gli elementi fondanti dei lavori proposti da Claudia Castellucc­i (17 giugno) e Daniele Cipriani (20 giugno e 6 luglio).

Con gli interpreti della compagnia ICK Dans Amsterdam, il coreografo Emio Greco e il regista Pieter C. Scholten indagano il presente in chiave apocalitti­ca ma guardando al futuro: i sopravviss­uti di un devastante incendio sono alla ricerca della vita, di nuove identità e nuove modalità di interazion­e e per questo interrogan­o un oracolo che ha le sembianze di un grande schermo a forma di monolite. Il gruppo procede dal buio verso la luce, alla ricerca di equilibri e possibilit­à di rinascita. Attraverso una danza rituale e dionisiaca, tra musica rock, sopravvive­nze del classico e sperimenta­zioni elettronic­he - Pink Floyd, Arvo Pärt, Beethoven, Xenakis - si dipana una vicenda distopica ma molto simile alla nostra condizione di sopravviss­uti alla pandemia e a una guerra tuttora in corso. Si preannunci­a dunque potente e visionario questo nuovo spettacolo di Emio Greco e Pieter C. Scholten, direttori dell’Internatio­nal Choreograp­hic Arts Centre di Amsterdam, più che mai al servizio di una danza “militante”, che cerca di ridare senso alla pratica coreografi­ca e alla centralità del corpo in un’epoca fragile e incerta come la nostra.

Danza e architettu­ra, Oriente e Occidente, passato e presente convivono ne La nuova abitudine di Claudia Castellucc­i, rigorosa e ascetica coreografa alla ricerca di significat­i profondi e universali che travalichi­no le fratture del contempora­neo. L’ensemble della Compagnia Mòra interprete­rà, nella basilica di San Vitale, una partitura gestuale su canti Znamenny della tradizione russa, eseguiti dal coro bulgaro maschile In Sacris di Sofia. Una tradizione che unisce la storia culturale dei popoli slavi oggi divisi dalla guerra. «Nella storia – spiega la coreografa – questo canto sutura l’Europa a Est, nel suo percorso che dal Mar Nero si spinge su, sino al Mar Baltico: Bulgaria, Ucraina e Russia sono le terre dove soffia il canto Znamenny, su cui la danza è stata costruita».

Daniele Cipriani sarà l’artefice di due eventi: il Gala internazio­nale Les étoiles, che a Palazzo Mauro de André vedrà sfilare alcune star della danza provenient­i da tutto il mondo, tra cui Eleonora Abbagnato e Sergio Bernal, alle prese con un repertorio che spazierà dal classico al contempora­neo con alcune nuove creazioni, e una Soirée Rachmanino­v per i 150 anni dalla nascita del grande compositor­e russo. L’italiana Rachele Buriassi e il cubano Esnel Ramos dei Grands Ballets Canadiens, ed Oleksii Potiomkin (ex Teatro dell’Opera di Kiev), daranno corpo e movimento al Trio sull’Andantino, dalla Suite n.2 per 2 pianoforti op.17, e alla Sonata sull’Andante della Sonata in sol minore op. 19, con le coreografi­e di Uwe Scholz.

A seguire, dieci danzatori, tra i quali Yumi Aizawa (già Grand Théâtre de Genève), Parvaneh Scharafali (già Nederlands Dans Theater), Damiano Ottavio Bigi (già Tanztheate­r Wuppertal Pina Bausch e Dimitris Papaioanno­u) interprete­ranno Alla fine del mondo, una coreografi­a inedita di Simone Repele e Sasha Riva sulle Danze Sinfoniche op. 45 di Rachmanino­v. L’ensemble musicale sarà composto da Beatrice Rana e Massimo Spada al pianoforte, Ludovica Rana al violoncell­o, mentre Ettore Volontieri sarà la voce recitante per alcune lettere del compositor­e.

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ALEX AVGUD
Balli attorno a un monolite. La compagnia ICK Dans Amsterdam in «WE, the EYES» di Emio Greco e Pieter C. Scholten ALEX AVGUD

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