PSICHEDELICO ALCORN, IN LIBRI E ARCHIVI
MIRABILIA
»Travolto dalle novità editoriali, avevo completamente perso la ricomparsa di un delizioso testo di Martin Gardner, La tartaruga non fa una ruga (Salani). In inglese – uscito nel 1969 – era Never Make Fun Of A Turtle, My Son ed era molto difficile (brava Valentina Paggi) riuscire a rendere le rime. Il libro conferma l’impaginazione originale, con la disposizione delle illustrazioni nelle pagine di sinistra. Sono di John Alcorn, genio della grafica editoriale del Novecento. Alcorn è una passione che condivido con Maria Grazia Mazzitelli (è stato il suo bonario rimprovero a svegliarmi), con Marta Sironi, massima studiosa italiana di Alcorn e con tanti altri, anche insospettabili. Dopo aver vinto il premio per l’illustrazione a Bologna, nel 1968, Alcorn inizia ad essere invitato a lavorare in Italia. Così la particolare estetica fluida, coloratissima, psichedelica del Push Pin Studio (con Glaser, Chwast e altri) arriverà alla Bur e tanta editoria popolare, in un tripudio di lettering e forme che caratterizzeranno gli anni 70. È una enciclopedia visiva che non ha avuto pari, per intensità e concentrazione, nel “secolo breve”: durata effimera, se si vuole, ma di seminale presenza. Andando a rivedere quel patrimonio, mi sono imbattuto su un archivio online, Peculiar Manicule, tenuto da un graphic designer di Seattle. È un trionfo, diviso per libri, riviste, giochi di carta, ephemera, locandine, tipografia e via elencando. Ho perso non so quanto tempo a riammirare colori sgargianti e geometrie distorte, lettere 3D che generano effetti dinamici (vi ricordate le sigle dei Tg?) e bizzarri personaggi, sapore vintage e sballo dell’epoca. Se ne esce ubriachi: è un tuffo in un immaginario irrimediabilmente datato, lo so, epperò, ogni tanto, è bello ripescarlo. E ricordare che era così, anni sbilenchi, folli, dove al grigiore italiano del piombo faceva contrasto la fluorescenza immaginifica che arrivava dall’altro mondo. E ci faceva bene.