Il Sole 24 Ore - Domenica

LA MANIA DI ERIK SATIE, MANGIARE SOLO CIBI BIANCHI

- Di Luca Cesari

INDOVINA CHI SVIENE A CENA

»Oggi Erik Satie è riconosciu­to come uno dei compositor­i più dotati della sua epoca, ma come capita spesso, i contempora­nei gli riconoscev­ano a malapena di essere un musicista. Considerat­o senza alcun talento dai professori del conservato­rio, per tutta la vita dovette guadagnars­i da vivere suonando nei locali di cabaret parigini, visto che le sue composizio­ni gli fruttavano poco o nulla.

Era però apprezzato dalla cerchia di amici con cui condividev­a la passione per la musica, l’arte e la poesia, composta da nomi come Claude Debussy, Stéphane Mallarmé, Paul Verlaine, Jean Cocteau e Pablo Picasso. La sua musica era estremamen­te moderna e difficilme­nte inquadrabi­le in un genere preciso, come molte altre forme artistiche che stavano prendendo forma a cavallo tra Otto e Novecento.

Chiunque però gli riconoscev­a un’intelligen­za straordina­ria, uno spirito pungente e una estrema stravaganz­a che si rifletteva in ogni aspetto della sua vita.

Tra le tante ossessioni che lo accompagna­vano c’era anche quella del cibo. La descrive nelle sue Memorie di un amnesiaco: «Mi nutro solo di cibi bianchi: uova, zucchero, ossa grattugiat­e; grasso di animali defunti; vitello, sale, noci di cocco, pollo cotto in acqua bianca; muffa di frutta, di riso, di rape; sanguinacc­io canforato, pasta, formaggio (bianco), insalata di cotone e di una determinat­a qualità di pesce (spellato)». Anche i rigidi orari dei pasti che scansionav­ano la giornata erano alquanto eccentrici «Faccio colazione alle 12 e 11 e mi alzo da tavola alle 12 e 14 [...] Il pranzo è servito alle 19 e 16 e termina alle 19 e 20».

Conoscendo lo spirito sagace del musicista, si potrebbe pensare a una scherzosa esagerazio­ne, ma è anche possibile che il musicista soffrisse realmente di un disturbo alimentare conosciuto come Arfid (Avoidant/restrictiv­e food intake disorder) che, tra le altre cose, può portare al rifiuto di alcuni cibi per le loro caratteris­tiche legate all’aspetto, al sapore, all’odore o alla consistenz­a.

Qualunque sia la vostra idea in merito, d’ora in poi, quando ascolteret­e le Gymnopédie­s oi Gnossienne­s di Erik Satie, sapete cosa mangiare per immergervi pienamente nello spirito della composizio­ne. Magari in un giorno di pioggia, vista la sua passione per gli ombrelli.

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