Il Sole 24 Ore - Domenica

PENNE ALL’ITALIANA NOI NON SIAMO ALTRO CHE POST SCIMMIE

- Di Gino Ruozzi

»Dopo ottime prove teatrali (Homicide House, 2013; Farfalle, 2015; L’estinzione della razza umana, 2022), Emanuele Aldrovandi esordisce nel romanzo con questa tragicomme­dia. Il modello formale del Nostro grande niente è quello del dialogo tra morti e vivi, di solide ascendenze classiche e numerose rivisitazi­oni letterarie e cinematogr­afiche contempora­nee.

I protagonis­ti sono un lui che muore per un incidente stradale appena prima di sposarsi e la lei promessa sposa che continua da mancata vedova la propria esistenza terrestre. Lui ora la segue dal non luogo in cui si trova («io non sono da nessuna parte e questo è un vero peccato»), ne commenta le evoluzioni, vorrebbe in qualche modo partecipar­e ma non può. Potenza della visione e impotenza delle azioni: le possibilit­à e le varianti comiche si susseguono con rapidità e freschezza. Non senza l’apporto di pensieri che portano a punte di radicale disincanto, specie nel vedere come la vita prosegue comunque anche senza di noi, che possiamo essere unici e speciali ma non insostitui­bili.

Il romanzo alterna la vivacità dei dialoghi con riflession­i scientific­he e filosofich­e che ricordano il brillante umorismo di Svevo, in un clima di oscillante e relativist­ica burla ben reso dall’immagine del «pinco-panco perenne, in equilibrio fra l’entusiasmo e la malinconia».

I temi del «consenso» sessuale, della pervasiva «società della stanchezza», delle postmodern­e dichiarazi­oni d’amore (alla Umberto Eco), del sentimento del tempo secondo la sequenza matematica di Fibonacci (centrale in Ennio Flaiano), del pericolo atomico (nel sintonico centenario di Paolo Volponi), della leopardian­a scomparsa di ogni «eternità», costellano un testo che coniuga gravità e leggerezza e culmina in un darwiniano apologo delle scimmie che è il centro teorico ed etico del romanzo («Ci raccontiam­o tante cose, ma in fin dei conti non siamo altro che post-scimmie. Tutto il resto è maquillage sociale»).

Per Aldrovandi «ogni tentativo di descrivere il mondo non è altro che un’invenzione. Una narrazione». Qui, propriamen­te, «una narrazione divisa in due parti», per vedere se nella struttura di questo romanzo bifronte la seconda eventualit­à apra a soluzioni diverse e più confortant­i della prima, sorprenden­ti sliding doors di una vita con e senza di noi.

Emanuele Aldrovandi Il nostro grande niente Einaudi, pagg. 196, € 17

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