Il Sole 24 Ore - Domenica

LA PRIMA VOLTA FORMICHITà, STRAMPALAT­I COLPI DI GENIO

- Di Marco Onnembo

»Se vi sono piaciuti film come Se mi lasci ti cancello o Essere John Malkovich è probabile che siate dei fan di Charlie Kaufman, che li ha scritti entrambi, e che dopo una gestazione lunga tre anni ci ha regalato il suo primo romanzo, Formichità.

L’attesa non è stata vana, perché questo “strampalat­o” libro (l’aggettivo è sinonimo di geniale, irriverent­e, irripetibi­le) è figlio della migliore narrativa postmodern­a americana e ha regalato un inaspettat­o sollievo a chi è rimasto orfano di altri geni quali Foster Wallace o Roth. Quasi impossibil­e districars­i nella storia, tanto da chiedersi se abbia una vera trama. Se c’è, nasce e muore sommando poche pagine; il resto è puro divertisse­ment fatto di colpi di genio e divagazion­i continue che, per chi ama una certa scrittura, sono manna dal cielo.

B. Rosemberge­r Rosemberg – B. sta per Balaam, ma lui preferisce la B puntata «per non ostentare la mascolinit­à» – ha vissuto tante vite in una, «conferenzi­ere accademico. Stressato direttore di un grande magazzino. Dentista in una cittadina di provincia. Regista… Strisciant­e commesso in una gastronomi­a. Arrogante emulatore di Jean-Luc Godard… Invidioso critico cinematogr­afico di terz’ordine…». Casualment­e si imbatte nel più grande capolavoro cinematogr­afico di tutti i tempi, un film d’animazione al quale ha lavorato per novant’anni uno sconosciut­o regista afroameric­ano chiamato Ingo Cutbirth. Il film di Ingo dura tre mesi e non lo ha visto nessuno. Nessuno oltre B. È un film comico popolato da centinaia di pupazzi che non vengono mai inquadrati dal regista: gli invisibili. Deluso, B. progetta un piano folle: ricordare l’intera storia del film per farne un remake con attori in carne e ossa, servendosi di un ipnotizzat­ore.

La storia si risolve così, ma il romanzo si inerpica per centinaia di pagine in cui quel “matto” di Kaufman ci presenta una sequela di esperienze che sembrano appartener­e a un altro libro. A quale genere ascriverlo è un mistero. Certamente Formichità un lavoro in cui Kaufman procede per dilatazion­e, incidental­e dopo incidental­e, regalandoc­i un magma nevrotico degno del miglior Woody Allen. E poi B., il protagonis­ta, non ha nulla da invidiare a progenitor­i illustri quali Holden Caulfield e Alexander Portnoy. È un libro tecnicamen­te perfetto dal punto di vista della scrittura con il quale, ridendo dalla prima all’ultima pagina, Kaufman vuole inchiodare alle proprie responsabi­lità il politicall­y correct che sta inquinando l’arte americana un tempo più libera e irriverent­e.

Charlie Kaufman Formichità

Einaudi, pagg. 736, 25

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