LA PRIMA VOLTA FORMICHITà, STRAMPALATI COLPI DI GENIO
»Se vi sono piaciuti film come Se mi lasci ti cancello o Essere John Malkovich è probabile che siate dei fan di Charlie Kaufman, che li ha scritti entrambi, e che dopo una gestazione lunga tre anni ci ha regalato il suo primo romanzo, Formichità.
L’attesa non è stata vana, perché questo “strampalato” libro (l’aggettivo è sinonimo di geniale, irriverente, irripetibile) è figlio della migliore narrativa postmoderna americana e ha regalato un inaspettato sollievo a chi è rimasto orfano di altri geni quali Foster Wallace o Roth. Quasi impossibile districarsi nella storia, tanto da chiedersi se abbia una vera trama. Se c’è, nasce e muore sommando poche pagine; il resto è puro divertissement fatto di colpi di genio e divagazioni continue che, per chi ama una certa scrittura, sono manna dal cielo.
B. Rosemberger Rosemberg – B. sta per Balaam, ma lui preferisce la B puntata «per non ostentare la mascolinità» – ha vissuto tante vite in una, «conferenziere accademico. Stressato direttore di un grande magazzino. Dentista in una cittadina di provincia. Regista… Strisciante commesso in una gastronomia. Arrogante emulatore di Jean-Luc Godard… Invidioso critico cinematografico di terz’ordine…». Casualmente si imbatte nel più grande capolavoro cinematografico di tutti i tempi, un film d’animazione al quale ha lavorato per novant’anni uno sconosciuto regista afroamericano chiamato Ingo Cutbirth. Il film di Ingo dura tre mesi e non lo ha visto nessuno. Nessuno oltre B. È un film comico popolato da centinaia di pupazzi che non vengono mai inquadrati dal regista: gli invisibili. Deluso, B. progetta un piano folle: ricordare l’intera storia del film per farne un remake con attori in carne e ossa, servendosi di un ipnotizzatore.
La storia si risolve così, ma il romanzo si inerpica per centinaia di pagine in cui quel “matto” di Kaufman ci presenta una sequela di esperienze che sembrano appartenere a un altro libro. A quale genere ascriverlo è un mistero. Certamente Formichità un lavoro in cui Kaufman procede per dilatazione, incidentale dopo incidentale, regalandoci un magma nevrotico degno del miglior Woody Allen. E poi B., il protagonista, non ha nulla da invidiare a progenitori illustri quali Holden Caulfield e Alexander Portnoy. È un libro tecnicamente perfetto dal punto di vista della scrittura con il quale, ridendo dalla prima all’ultima pagina, Kaufman vuole inchiodare alle proprie responsabilità il politically correct che sta inquinando l’arte americana un tempo più libera e irriverente.
Charlie Kaufman Formichità
Einaudi, pagg. 736, 25
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