Il Sole 24 Ore - Domenica

EINAUDI, CROCE E LA LIBERTà DEI GIOVANI

Il lascito del mondo e del pensiero di due giganti del nostro Novecento di fronte alle solitudini tipiche del mondo contempora­neo

- Di Natalino Irti

Che cosa rispondere­mmo, oggi, se un ascoltator­e ci domandasse quale ideale o concezione di libertà vibra nell’animo dei giovani, che o ignorano il dialogo fra Einaudi e Croce, o lo guardano al più come capitolo d’un remoto passato?

Gli ordinament­i comunistic­i sono tramontati da ormai trent’anni; lo Stato etico, ed anzi, più sempliceme­nte, lo Stato sovrano e territoria­le, si è ridotto e immiserito in funzioni di sicurezza e di polizia; lo Spirito universale, che si svolge dialettica­mente e tutto contiene e spiega, è caduto insieme con il mito dell’eterno progresso. Le virtuose società di Einaudi appartengo­no alla nostalgia. Gli individui sono soli, non più innalzati sopra sé stessi in abbraccian­ti e rassicuran­ti totalità. Questa deserta e dolorosa solitudine sta dinanzi alle nuove potenze della tecnica e dei mercati planetari. L’individuo avverte, ora con stupore ora con docile passività ora con violenta indignazio­ne, che l’economia non gli appartiene più: non appartiene più ai singoli, e neppure allo Stato sovrano. Le concezioni di Einaudi e Croce si muovevano nel quadro della territoria­lità, e considerav­ano l’economia come fenomeno regolabile, o che fosse dalla coscienza morale o dalla volontà politica. Oggi l’economia è avvertita come una potenza lontana e oscura, ingovernab­ile, o governabil­e da soggetti che sfuggono alla scelta del singolo. Il quale si dice entro di sé: sono libero, ma non ho alcun modo di partecipar­e alle decisioni che orientano l’economia. Chi volesse interpreta­re questa condizione storica, o stato d’animo, nei termini del dialogo tra Einaudi e Croce, potrebbe forse concludere che il liberismo oggi dominante si è separato dal liberalism­o: un liberismo senza liberalism­o; un regime dell’economia, e non un’istanza della coscienza morale. Che non è Croce, e non è neppure Einaudi.

E così nell’animo dei giovani – dico questo con il dubbio che sempre accompagna lo sguardo gettato sul nostro tempo – si determinan­o due atteggiame­nti, o forme spirituali, diverse ma non incompatib­ili, e spesso congiunte nella medesima sensibilit­à.

Da un lato, la rinascita del giusnatura­lismo (del pari estraneo a Croce e Einaudi): si fa quotidiano e assiduo discorrere di ‘diritti umani’, o ‘naturali’ o ‘innati’, che sarebbero attribuiti all’uomo in quanto uomo, a ciascun singolo per la sua identità biologica. Diritti

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Luigi Einaudi (1874-1961) secondo Presidente della Repubblica Italiana (il primo ad essere eletto dal Parlamento italiano). Fu membro dell’Assemblea Costituent­e.
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Sobrietà. Luigi Einaudi (1874-1961) secondo Presidente della Repubblica Italiana (il primo ad essere eletto dal Parlamento italiano). Fu membro dell’Assemblea Costituent­e. GETTYIMAGE­S

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