SCIAMANI FRA NATURA E TRASCENDENZA
La mostra indaga la figura da posizioni diverse (antropologica, etnografica, psicologica, archeologica, artistica) con oggetti da tutto il mondo. Il ruolo è tra sapere, guarigione, interpretazione della comunità
Liquidata in passato con definizioni ironiche o spregiative, come quelle di “stregone” o magari di “impostore” quando non di “diavolo”, la figura dello sciamano ha acquistato da pochi decenni una posizione di grande rilievo nella sensibilità culturale più avanzata e nella ricerca scientifica, che la indaga da posizioni diverse: antropologica, etnografica, psicologica e cognitiva, archeologica, artistica, tutte prese in considerazione dalla suggestiva mostra «Sciamani. Comunicare con l’Invisibile», in corso a Trento e San Michele all’Adige fino a domenica 30 giugno.
Due degli aspetti fondamentali del fenomeno sciamanico capaci oggi di calamitare l’attenzione, ma anche la partecipazione di molti, sono senza dubbio – con le parole del grande studioso V.N. Basilov – la «spiritualizzazione di tutto il mondo circostante» e la convinzione dell’esistenza di «una connessione reciproca e onnicomprensiva della natura» che include l’uomo senza assolutamente assegnargli una posizione di superiorità. Un’attitudine che accomuna lo sciamanismo con la ricerca e la spiritualità di alcune preminenti figure dell’arte contemporanea, prime fra tutte quelle di Joseph Beuys (1921-1986), di Marina Abramovich (n. 1946) o dell’artista sudcoreana Si On (n. 1979). La lista però dovrebbe allungarsi molto, come opportunamente mostra con 46 opere di venti operatori da tutto il mondo la parte artistica dell’esposizione.
Anche oggi, lo “sciamano” è personaggio riconoscibile fra gli aborigeni dell’Australia come fra i nativi delle due Americhe, nell’Europa settentrionale e fino alla Siberia, alla Mongolia e alla Cina. Da quest’ultima immensa area dove lo sciamanismo è praticato tuttora provengono gli oltre cento reperti che costituiscono il fulcro dell’esposizione, raccolti negli ultimi venticinque anni circa dalla Fondazione Sergio Poggianella.
Spiccano in particolare, per intensità di suggestione o di levatura estetica, i costumi, i corredi e i tamburi, veri e propri strumenti viventi – alcuni contengono un orgon, statuetta lignea di antenato o di spirito ultraterreno – capaci di favorire la comunicazione, appunto, con l’Invisibile. Questi pezzi di eccezionale levatura permettono di mettere a fuoco in maniera qualificata tutti gli aspetti e le manifestazioni dello sciamanismo, esplorabili liberamente lungo il percorso museale; si schiudono così stanze dedicate alla musica, alle maschere e ai copricapi, agli amuleti e agli oggetti rituali o terapeutici, al rapporto con la natura, al genere femminile. Quella dello sciamano, infatti, è figura tanto maschile quanto femminile; anzi, le sciamane donne sono ritenute più potenti (e perciò più temibili) e, in zone determinate della Siberia, dotate della chiaroveggenza.
Due sezioni della mostra, piccole ma di estremo interesse, sono dedicate alla preistoria e alle neuroscienze: un punto di vista dove lo studio dello sciamanismo si rivela prezioso in relazione a quello sugli stati alterati di coscienza. Questi sono indotti in particolare nell’America del Sud con l’uso di sostanze psicotrope, non utilizzate invece nell’area illustrata dalla mostra; qui infatti la condizione estatica è provocata soprattutto con la musica, la respirazione e la meditazione.
Ma chi è, in definitiva, lo “sciamano”, del quale la mostra consente di rivivere la complessità proprio con la completezza e l’articolazione delle sue prospettive, oltre che con installazioni immersive? Sul piano linguistico, motivatamente si ritiene che il termine sia comparso in Europa nella variante russa šaman della forma tungusa-evenki sâman, derivata da una base verbale che indica il “sapere”. Secondo altre spiegazioni, invece, il termine sarebbe un prestito antico e non diretto da una parola indoaria assimilabile al sanscrito śrâmana, “asceta, monaco”.
Evento determinante della condizione sciamanica è l’iniziazione che spesso consiste non solo in una simbolica morte e rinascita, ma in una vera e propria esperienza esoterica di smembramento e ricomposizione del corpo del novizio che ricorda antichi miti cosmogonici dove la genesi dell’universo strutturato è dovuta al sacrificio di un gigante primordiale. Famosissimo al riguardo è in India il mito evocato dall’inno X, 90 del Rigveda. Il percorso è per il candidato drammatico e doloroso, ma lo porta a sperimentare e dominare i segreti delle energie che muovono il cosmo.
Rientrato dalla condizione della trance, una condizione estatica e, ripetiamo, non esente da rischi anche mortali, lo sciamano può essere convocato in successive circostanze ad autoindurre la stessa condizione allo scopo di entrare in diretto contatto con il mondo sottile, degli spiriti e delle forze naturali – come razionalisticamente le chiamiamo separandole così irrimediabilmente da quelle
LA COMPLESSITà OLISTICA DELLO SCIAMANESIMO SUSCITA RIFLESSIONI SU TEMI QUALI LA SOSTENIBILITà AMBIENTALE
spirituali. Può in questo modo interpretare per la comunità passato, presente e futuro, ma soprattutto mettere a servizio – sempre quindi in forma gratuita – le sue competenze di guaritore e terapeuta. Da questo punto di vista, è anche il depositario delle conoscenze mediche e dei rimedi naturali che una cultura determinata ha saputo individuare nell’ambiente circostante. Lo sciamanismo è dunque connesso sia con la medicina sia con la religione, anche se non è corretto definirlo una religione tout court; incorpora d’altra parte aspetti che appartengono al rito, al folclore e, come si è visto, all’arte.
Una complessità olistica che suscita riflessioni importanti su temi oggi non rinviabili come la sostenibilità ambientale sempre peggio minacciata da interessi economici spietati, la difficile coesistenza multispecie, l’interpretazione e la cura delle malattie, volendo perfino lo scontro di religioni, ma anche la convergenza di spiritualità diverse. E soprattutto, proprio nella connessione organica delle sue manifestazioni multiformi, la dimensione sciamanica rivela l’unità profonda che l’ha generata e incentiva esperienze antiche della conoscenza e della trama di correlazioni che lega umanità, natura e trascendenza.