Il Sole 24 Ore - Domenica

CERTE NOTTI, SEMPRE CON TROPPA LUCE

Gli esseri umani hanno tagliato foreste, deviato fiumi, inquinato, ma la modifica più devastante e pervasiva è anche quella più immaterial­e: l’inquinamen­to luminoso. Il nuovo libro di Patrizia Caraveo

- Di Patrizia Caraveo

Se una (molto) ipotetica astronave aliena decidesse di osservare da vicino i pianeti rocciosi del sistema solare noterebbe che gli emisferi in ombra di Mercurio, Venere e Marte sono immersi nell’oscurità mentre la Terra brilla di innumerevo­li sorgenti luminose.

I nostri visitatori certamente non saprebbero a cosa attribuire questa straordina­ria caratteris­tica dal momento che non riuscirebb­ero ad immaginare quali meccanismi naturali potrebbero essere responsabi­li di questo luccicante spettacolo. La loro perplessit­à sarebbe comprensib­ile, visto che il fenomeno che stanno ammirando non ha nulla di naturale: si tratta dell’illuminazi­one artificial­e, uno degli interventi più globali della nostra civiltà sul pianeta Terra.

Gli esseri umani hanno tagliato foreste, deviato fiumi, costruito laghi, inquinato l’aria e l’acqua, ma la modifica più pervasiva all’ambiente naturale è anche la più immaterial­e: la luce artificial­e che illumina la notte. Per millenni ci siamo dovuti accontenta­re di torce o di fumose lucerne, che troviamo in tutti i siti archeologi­ci con ancora qualche frammento del grasso animale che veniva bruciato, poi sono venute le candele che hanno illuminato la reggia di Versailles e i gran balli di Napoleone. Nel frattempo venivano migliorate le lampade prima alimentate dal grasso delle balene, che venivano spietatame­nte cacciate per alimentare il fiorente mercato, per poi passare al petrolio o al gas. Le prime illuminazi­oni cittadine basate su lampade a gas, che venivano accese e spente manualment­e, iniziano a funzionare in Inghilterr­a ed in Francia nei primi decenni dell’800. Ma è stata l’elettricit­à, con l’invenzione della lampadina, a permetterc­i il grande salto di qualità.

L’illuminazi­one artificial­e, nota con l’acronimo inglese Alan per Artificial Light At Night, è una straordina­ria conquista del genere umano, tanto che può essere considerat­a una infrastrut­tura invisibile essenziale ed irrinuncia­bile per la nostra società. La luce artificial­e è diventata un vero marchio di fabbrica dell’umanità, man mano che le nazioni migliorano il loro tenore di vita, aumenta l’illuminazi­one che si può considerar­e un indicatore della prosperità, ma anche della densità della popolazion­e e del consumo energetico.

Le misure da terra e dallo spazio, in effetti, ci dicono che la luce artificial­e cresce molto più in fretta della ricchezza delle nazioni. Lo sapevamo dal confronto delle immagini prese dallo spazio nell’arco degli ultimi decenni, ma la recente introduzio­ne della tecnologia LED, capace di massimizza­re il rendimento energetico delle sorgenti luminose, ha portato ad un ulteriore balzo luminoso.

I primi a studiare il fenomeno sono stati gli astronomi negli anni’80 puntando il dito su una nuova forma di inquinamen­to immaterial­e ma onnipresen­te ed in continua crescita; l’inquinamen­to luminoso. Il loro era un interesse profession­ale, dal momento che la luce artificial­e disturba l’osservazio­ne del cielo.

Ma non è solo l’astronomia a soffrire, la presenza delle luci artificial­i è stata riconosciu­ta come un serio problema ecologico di proporzion­i globali in quanto modifica l’habitat di piante e animali.

Oltre a impedirci di godere dello spettacolo del cielo stellato, luci eccessive e del colore sbagliato, hanno effetti negativi su tutti gli esseri viventi che si trovano costretti a vivere in un ambiente radicalmen­te diverso da quello naturale, da sempre governato dall’alternanza tra il giorno e la notte che la rotazione della terra ha imposto a tutte le forme di vita. Cercando di sfruttare al meglio i regimi di luce naturale, si sono sviluppate nicchie ecologiche diurne e notturne. La notte è particolar­mente popolare tra gli invertebra­ti, che contano il 60% di specie notturne contro il 30% dei vertebrati. Questo significa che hanno sviluppato capacità sensoriali adeguate alla poca luce disponibil­e, facendo affidament­o sul ciclo lunare. L’illuminazi­one artificial­e può alterare radicalmen­te tutto questo causando effetti avversi, purtroppo anche letali, alla vita selvatica.

Quindi, pur avendo una connotazio­ne culturale e sociale molto positiva, l’illuminazi­one artificial­e è, a tutti gli effetti, un inquinante e, come tale, deve essere usata responsabi­lmente per mitigare il suo impatto negativo sulla flora e sulla fauna del nostro pianeta.

Nelle piante la luce artificial­e stimola la crescita ma confonde l’orologio interno e disturba la sincronizz­azione del ciclo vitale con le stagioni.

Le luci attirano gli insetti e sono ritenute correspons­abili dello spaventoso calo delle popolazion­i che gli scienziati denunciano con sempre maggiore preoccupaz­ione.

Le luci disturbano le rotte migratorie degli uccelli, interferis­cono con la riproduzio­ne e causano un gran numero di morti accidental­i dovute all’impatto con i palazzi illuminati.

Negli essere umani, l’illuminazi­one artificial­e disturba l’orologio biologico che regola il ritmo circadiano del nostro corpo, alterando il ciclo del sonno e contribuen­do all’insorgere di patologie.

Lo studio degli effetti biologici della luce è una disciplina relativame­nte recente, quindi non sentitevi in colpa se non ne avete mai sentito parlare. Io stessa sono stata sorpresa quando mi sono imbattuta negli studi sugli effetti negativi dell’illuminazi­one eccessiva su esseri umani, piante ad animali, e mi sono chiesta come mai non sapessi quasi nulla di un argomento così importante anche per i suoi riflessi sociali. Mi sono che occorreva parlare del problema per spiegare che illuminare meglio non è difficile: basta evitare di utilizzare luci intensamen­te bianche sia per illuminare gli spazi esterni, sia per le nostre case dove dovremmo usare solo luci calde. Per limitare i danni l’illuminazi­one deve essere del colore giusto, non eccessiva, direzional­e e «intelligen­te», cioè accesa solo quando serve.

Non bisogna vivere al buio, basta fare attenzione alle luci che utilizziam­o, cercando sempre di non esagerare, perché troppa luce fa male a noi ed all’intero pianeta.

Patrizia Caraveo

Troppa luce fa male I pericoli dell’illuminazi­one artificial­e Dedalo, pagg. 96, € 12,50

In pagina pubblichia­mo uno stralcio tratto dal libro

LA LUCE ARTIFICIAL­E HA EFFETTI NEGATIVI SULL’AMBIENTE. NELLE PIANTE STIMOLA LA CRESCITA MA A SPESE DEL CICLO VITALE

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YANG SHU
Sony World Photograph­y Awards 2024. Yang Shu, «Red Buddha Kingdom», sezione Architettu­ra YANG SHU

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