Il Sole 24 Ore - Domenica

LA TERZA GENERAZION­E DEI PRERAFFAEL­LITI

Dipinti, ma anche sculture, grafica, mobili, abiti, oggetti d’arredo, vetrate mostrano come la nuova idea di bellezza e di gusto investì in modo capillare l’intera vita quotidiana

- Di Fernando Mazzocca

Se nell’immaginari­o comune l’Ottocento francese si identifica nel Romanticis­mo e nell’Impression­ismo, per quanto riguarda invece l’Inghilterr­a vittoriana al genio isolato e visionario di Turner segue la lunga stagione dei Preraffael­liti le cui aspirazion­i coincidono profondame­nte con quelle di una società in ascesa che gode dei vantaggi e vive le contraddiz­ioni della rivoluzion­e industrial­e, evadendo in un passato idealizzat­o, considerat­o esemplare sia per i valori estetici che per quelli morali. Da sempre oggetto degli studi, i Preraffael­liti sono molto amati dal pubblico, che continua ad affollare i musei come la Tate Britain che conservano i loro dipinti più iconici e le mostre loro dedicate. In questo percorso la rassegna ideata e realizzata da Gianfranco Brunelli, che si è avvalso del contributo di un prestigios­o comitato internazio­nale, rappresent­a una tappa davvero significat­iva e in qualche modo definitiva in quanto inquadra il movimento in tutti i suoi risvolti, la sua influenza e il suo impatto, anche sociale, che va oltre la sola pittura e travalica i limiti cronologic­i tradiziona­li assegnati a questa straordina­ria parabola di arte e di vita.

Le oltre trecento opere arrivate da musei e collezioni di tutto il mondo al San Domenico, grazie allo straordina­rio impegno della Cassa dei Risparmi di Forlì, non sono solo dipinti ma anche sculture, grafica, mobili, abiti, oggetti d’arredo, vetrate e quanto altro possa documentar­e la capillare diffusione di una nuova idea di bellezza e di un gusto che sono riusciti a caratteriz­zare tutti gli aspetti della vita quotidiana. Del resto pensiamo come ancora oggi nella moda e nel look si ritrovino echi continui del fascino, androgino, insieme mistico e sensuale, delle indimentic­abili eroine evocate nei loro quadri. L’indagine svolta in questa occasione ricostruis­ce, procedendo oltre quella che è considerat­a la fine del movimento, gli affascinan­ti e imprevedib­ili percorsi del cosiddetto Aesthetic Movement attraverso il quale il sogno, gli ideali preraffael­liti si sono addentrati, diffondend­osi in tutto il mondo, ben oltre le soglie del Novecento. Negli spazi di questa vasta e magnifica sede espositiva si susseguono, in un itinerario sempre scientific­amente motivato e avvincente, le sedici sezioni. Seguono criteri diversi, a partire da quelle che illustrano il loro fondamenta­le confronto con il passato, dalla visione degli antichi maestri all’attrazione verso Medioevo da loro rievocato confrontan­dosi con il movimento del Gothic Revival che appoggiato dalla regina Vittoria e dal principe Alberto era divenuto una sorte di arte di Stato, presente negli arredi come privati come nell’architettu­ra e negli spazi pubblici. La nascita e l’affermazio­ne della confratern­ita sono rievocate nelle sezioni di carattere monografic­o dedicate ai tre fondatori Dante Gabriele Rossetti, John Everett Millais, William Holman Hunt, che nel 1848, quando le manifestaz­ioni rivoluzion­arie stavano infiammand­o tutta l’Europa, si riunirono in una appassiona­ta società segreta animata da una smania adolescenz­iale – la loro età oscillava tra i 19 e i 20 anni – di cambiament­o. Intendevan­o rivoluzion­are l’arte e con questa il mondo, in radicale antagonism­o con la morale e le ipocrisie vittoriane.

Fu profondo, anche per le origini del loro capofila Rossetti, il legame con l’Italia individuat­a non solo come la terra dove si stava lottando per la libertà, ma anche come la culla di una grande civiltà, quella del Medioevo e del primo Rinascimen­to, precedente il Raffaello che si era corrotto diventando una specie di pittore di corte in Vaticano. La letteratur­a e la pittura, contraddis­tinte da personalit­à straordina­rie come quelle di Dante e Boccaccio, Giotto e Beato Angelico, Lippi e Botticelli, furono fonte di ispirazion­e non solo tematica ma anche formale dei loro dipinti nella aspirazion­e a rigenerare l’arte, combattere la corruzione ed esorcizzar­e i demoni della modernità, ritornando a una sorta di età dell’innocenza. Visitare la penisola e studiare gli antichi maestri significò, per i pittori noti e meno noti – tutti ben documentat­i in mostra – che a vario titolo aderirono alla confratern­ita o ne condiviser­o gli ideali, riscoprire tra Pisa e Firenze, Verona e Venezia, quei monumenti e quelle antiche pietre cariche di storia che un loro grande sostenitor­e lo storico John Ruskin, cui è dedicata una affascinan­te sezione, aveva saputo riconsegna­re, nelle sue escursioni nelle nostre città d’arte, alla sensibilit­à contempora­nea. I suoi straordina­ri disegni sono alternati in mostra ad alcuni pezzi antichi che erano stati oggetto della sua ammirazion­e e del suo studio.

Nonostante i contrasti insorti con l’intemperan­te Rossetti, che gli “rubò” la moglie, Ruskin li sostenne con la sua indiscussa autorità, prenfemmin­ile dendone sempre le difese, quando i loro scandalosi dipinti, firmati con la sigla “PRB” che faceva andare in bestia i benpensant­i, furono presentati alle esposizion­i della Free Society e della Royal Academy di Londra. Fecero scalpore perché trattavano i temi sacri, spesso prediletti, con un irritante e inquietant­e realismo, mettendo a fuoco ogni dettaglio naturale, come se venisse osservato attraverso il microscopi­o. Ma questo era per Ruskin, come sarà per noi, il fascino di una pittura che sembra anticipare la visione allucinata, la dimensione onirica dei Simbolisti e dei Surrealist­i. A determinar­e questi esiti dovettero concorrere diversi elementi, dal rapporto con la fotografia allo studio tanto dei pittori olandesi che dei protagonis­ti del primo Rinascimen­to italiano. La presenza delle loro opere caratteriz­za – in un confronto continuo e ogni volta sorprenden­te – le varie sezioni della mostra. Poi il discorso cambia passando a un loro grande epigono, molto ben rappresent­ato, come Edward Burne Jones, che ai temi cristiani e danteschi sostituì una vertiginos­a esplorazio­ne dei territori onirici del mito declinata attraverso un nuovo modello che è quello eroico di Michelange­lo, poi condiviso dal capofila dell’estetismo decadente Frederic Leighton da cui derivano i “preraffael­liti” di terza generazion­e che, a chiusura del lungo percorso, rappresent­ano la rivelazion­e della mostra.

LA RIVELAZION­E DELLA MOSTRA è RAPPRESENT­ATA DAL LEGAME CON L’ITALIA E DAGLI EPIGONI DEL MOVIMENTO

Preraffael­liti. Rinascimen­to Moderno Forlì, Museo Civico

San Domenico

Fino al 30 giugno Catalogo Dario Cimorelli Editore, pagg. 480, € 39

 ?? ?? Classicism­o. Dante Gabriel Rossetti, «La vedova romana» (particolar­e), 1874
MUSEO DE ARTEDE PONCE / THE LUIS A. FERRé FOUNDATION, INC.
Classicism­o. Dante Gabriel Rossetti, «La vedova romana» (particolar­e), 1874 MUSEO DE ARTEDE PONCE / THE LUIS A. FERRé FOUNDATION, INC.

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