L’ACCADEMIA DI FRANCIA SI GUSTA LA SPREMUTA DI MANET
Se il Cardinale Ferdinando de’ Medici si destasse oggi dal sonno, incontrerebbe fino al 19 maggio nella sua camera da letto dell’Accademia di Francia a Roma, Le Citron, opera dipinta da Édouard Manet nel 1880 e di solito esposta al Musée d’Orsay in virtù di un lascito del conte Isaac de Camondo. L’opera ha dimensioni modeste (14 x 22 cm), eppure spreme una potenza cromatica senza pari nella storia delle nature morte. Manet gli era affezionato, ritenendo che Le Citron manifestasse la sua vocazione di affermarsi nel firmamento dell’arte quale “San Francesco della natura morta”. Sacrale appare questo frutto, con quei toni gialli che si impongono sul piattino in ceramica smaltata nera.
Nel 2024, insieme a «Paris 1874. Inventer l’impressionnisme» in programma al Musée d’Orsay dal 26 marzo al 14 luglio, si terranno esposizioni in trenta musei della capitale francese: è tempo di celebrare i 150 anni trascorsi dalla prima mostra sugli impressionisti organizzata nello studio del fotografo Nadar. Da par suo, Villa Medici celebra un ritorno botanico simbolico. Nel Cinquecento, in questi terreni addosso alla collina del Pincio si trovava la Cascina Crescenzi, podere agricolo che il cardinale Giovanni Ricci acquistò con le vigne, procedendo poi alla realizzazione di terrazzamenti e giardini cinti da mura e suddivisi in sedici quadrati e sei parterre, mentre a Camillo Agrippa, matematico e ingegnere milanese, fu affidato il compito di impiantare sistemi di irrigazione all’avanguardia per l’epoca.
Divenuto proprietario nel 1576, Ferdinando de’ Medici godette del profumo di limoni, cedri e vari tipi di arancio, in particolare quello amaro chiamato melangolo. I giardinieri dovevano seguire istruzioni precise: il futuro Granduca di Toscana era ghiotto e desiderava che fosse usata cura nel preservare le qualità. Pretendeva che gli agrumi adornassero la sua mensa, abbellissero la tavola dei banchetti, chiedeva che le scorze venissero candite e marinate, mentre i fiori fossero trasformati in essenze odorose, operazioni compiute nello spazio del palazzo votato a tale funzione. Ferdinando era a conoscenza delle virtù farmacologiche, soprattutto del cedro capace di alleviare i dolori delle febbri: quegli agrumi compaiono pure negli affreschi della Stanza degli uccelli, all’interno dello studio incastonato nelle mura.