SIMONTACCHI COMPIE UN VIAGGIO SCIAMANICO NELLA LUCE
Non opere d’arte ma «portali». I lavori di Stefano Simontacchi sono soglie da attraversare per penetrare in una dimensione spirituale, lontana da quella in cui ci imprigiona la nostra cultura tesa a ottenere, sempre più affannosamente, solo risultati concreti e tangibili: «come criceti nella ruota», sintetizza lui, che questa realtà l’ha conosciuta bene, finché non ha deciso di arginarla attraverso la meditazione. Simontacchi è, da anni, una personalità di primo piano nella professione legale e un protagonista della vita economica italiana – membro del cda di Rcs, Prada, Ispi – oltre che presidente di Fondazione Ospedale dei Bambini Buzzi di Milano.
Da qualche tempo, dopo vent’anni di studio e introspezione, con The Prism è diventato anche artista, autore di opere fondate sulla forma perfetta del cerchio e declinate in cromie dalla forte valenza simbolica che, spiega, scaturiscono dalla sua interiorità quando è immerso nella meditazione. L’anno scorso le ha presentate in uno spazio effimero richiamando in poche settimane moltissime persone; ora, con la curatela di Marco Senaldi, filosofo e teorico dell’arte contemporanea, ha aperto uno spazio permanente in piazza Napoli 22, a Milano, The Prism Core Center, pensato per accompagnare i visitatori da un lato in un percorso introspettivo e individuale, mettendoli in connessione con il proprio sé, dall’altro per attivare connessione e condivisione fra coloro che partecipano al programma proposto dal centro.
Due i progetti presentati nello spazio milanese (aperto gratuitamente, su appuntamento theprism.com): le opere inedite di plexiglas e “luce” di Emotional Journey che, con le loro fasce concentriche di colori simbolici o con fitte trame di grafismi, risucchiano l’osservatore e lo conducono a un disvelamento del sé, mentre lo preparano ad affrontare il percorso immersivo Project Revelation che, nel buio, scorre attraverso sette “stazioni”: una sorta di viaggio sciamanico che guida i partecipanti a connettersi con le proprie emozioni più profonde. «Una caverna cosmica – suggerisce lui – dove attraverso forme, luci, colori, ci riconnettiamo al tutto. Un dialogo con la nostra anima, che ci porta a comprendere la nostra natura divina».