RIFLESSI NEL GRANDE SCHERMO VIVERE IL LUTTO DEGLI ALTRI
»Elaborare il lutto per la morte di chi si è amato, e prenderne congedo? Oppure non rassegnarsi, cercarlo o cercarla in un altro corpo, come fa Sal (Gael García Bernal)? La sua Ava è morta in un incidente d’auto e lui se ne dà la colpa. Vorrebbe uccidersi, ma la sorella Ebe (Bérénice Bejo) lo convince: può prendere in affitto il corpo di una estranea che accetta di far sostituire per qualche giorno la sua memoria con quella di Ava. Così racconta Another end (Italia, Francia e Gran Bretagna, 2024, 130’), opera seconda del quarantaduenne Piero Messina.
La sceneggiatura – di Messina, Valentina Gaddi e Giacomo Bendotti – è scritta a partire da un’ipotesi fantascientifica colma di umana verità, come spesso capita alla fantascienza. Un’organizzazione, detta Un’altra fine, provvede al cambio delle memorie. Al termine della locazione, la stessa organizzazione cancellerà la memoria innestata e ripristinerà quella del locatore. Nel frattempo, il locatario vive con un fantasma di carne in cui ritrova, o si illude di ritrovare, il passato che ha perduto.
È buio e sporco il mondo raccontato da Another end. La regìa attraversa l’oscurità di una periferia che potrebbe essere la periferia di qualunque città, e di qualunque umana desolazione. È questa, è la sua desolazione che Sal percorre. Il corpo sostitutivo che ha accanto, e con cui fa l’amore, appartiene a Zoe (Renate Reinsve), un nome che significa Vita. Ma ci può essere vita, ci può essere amore nella vita e della vita, se corpi e memoria non si legano davvero l’uno all’altra, in una totalità irripetibile? Oppure, e al contrario, la totalità di corpo e memoria non è essa stessa che un’illusione della memoria, un sogno che con un artificio si vuole tornare a sognare per non soffrire il lutto di chi si è amato, sia morto o ci abbia comunque abbandonato? È questa la desolazione più fonda, irrimediabile. E chissà, forse Sal non è un’eccezione, o tra le poche eccezioni, ma uno dei molti che abitano le periferie dell’anima. E potrebbe essere allo stesso tempo un locatore, chiamato al compito di fare meno desolato il lutto di altri.