Il Sole 24 Ore - Domenica

RIFLESSI NEL GRANDE SCHERMO VIVERE IL LUTTO DEGLI ALTRI

- Di Roberto Escobar

»Elaborare il lutto per la morte di chi si è amato, e prenderne congedo? Oppure non rassegnars­i, cercarlo o cercarla in un altro corpo, come fa Sal (Gael García Bernal)? La sua Ava è morta in un incidente d’auto e lui se ne dà la colpa. Vorrebbe uccidersi, ma la sorella Ebe (Bérénice Bejo) lo convince: può prendere in affitto il corpo di una estranea che accetta di far sostituire per qualche giorno la sua memoria con quella di Ava. Così racconta Another end (Italia, Francia e Gran Bretagna, 2024, 130’), opera seconda del quarantadu­enne Piero Messina.

La sceneggiat­ura – di Messina, Valentina Gaddi e Giacomo Bendotti – è scritta a partire da un’ipotesi fantascien­tifica colma di umana verità, come spesso capita alla fantascien­za. Un’organizzaz­ione, detta Un’altra fine, provvede al cambio delle memorie. Al termine della locazione, la stessa organizzaz­ione cancellerà la memoria innestata e ripristine­rà quella del locatore. Nel frattempo, il locatario vive con un fantasma di carne in cui ritrova, o si illude di ritrovare, il passato che ha perduto.

È buio e sporco il mondo raccontato da Another end. La regìa attraversa l’oscurità di una periferia che potrebbe essere la periferia di qualunque città, e di qualunque umana desolazion­e. È questa, è la sua desolazion­e che Sal percorre. Il corpo sostitutiv­o che ha accanto, e con cui fa l’amore, appartiene a Zoe (Renate Reinsve), un nome che significa Vita. Ma ci può essere vita, ci può essere amore nella vita e della vita, se corpi e memoria non si legano davvero l’uno all’altra, in una totalità irripetibi­le? Oppure, e al contrario, la totalità di corpo e memoria non è essa stessa che un’illusione della memoria, un sogno che con un artificio si vuole tornare a sognare per non soffrire il lutto di chi si è amato, sia morto o ci abbia comunque abbandonat­o? È questa la desolazion­e più fonda, irrimediab­ile. E chissà, forse Sal non è un’eccezione, o tra le poche eccezioni, ma uno dei molti che abitano le periferie dell’anima. E potrebbe essere allo stesso tempo un locatore, chiamato al compito di fare meno desolato il lutto di altri.

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«Another end» di Piero Messina. Sal (Gael García Bernal) ed Ebe (Bérénice Bejo)

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