MIRABILIA LA PRESENZA DI KIEFER, WUNDERKAMMER A FIRENZE
»Ero andato pronto: avevo visto il documentario (per me fin troppo) wimwendersiano Anselm, che ha il merito di farci capire la monumentalità della visione e azione artistica di Anselm Kiefer e avevo letto, gustandolo, il prezioso saggio di Vincenzo Trione, Prologo celeste (Einaudi) che lo racconta attraverso gli hangar di Barjac e Croissy, dove Kiefer ha costruito laboratoriarchivi-città nei quali, moderno Prospero, plasma e rende reali le sue visioni; ma niente mi aveva preparato allo stupore e leggera vertigine che dà una delle sale della appena inaugurata mostra a Palazzo Strozzi (fino al 21 luglio a cura di Arturo Galansino) «Angeli caduti». Che Kiefer (80) sia uno degli artisti viventi più importanti è fuor di dubbio, e chi lo ha seguito nei suoi tanti anni di carriera non ha bisogno di conferme. I suoi “libri” (nei vari allestimenti visti, per esempio, a Londra) restano tra gli oggetti più vibranti di forza, la solitudine misteriosa delle Torri all’Hangar Bicocca, i suoi enormi dipinti materici, come l’angelo su fondo oro che dà il benvenuto alla mostra di Firenze, esposto nudo (finalmente!) alle intemperie. Ma quella sala, da lui allestita al millimetro, zeppa di quadri, di vari periodi, tutta fino al soffitto, con uno specchio che porta in basso ciò che sta in alto (metafora perfetta della mostra) è davvero una wunderkammer gloriosa. Quando ci sei col pubblico dà la sensazione avvolgente dell’arte che, letteralmente, ti circonda, ma avere la fortuna di poterla vedere anche pochi minuti a tu per tu con le opere (e te stesso), è un abbraccio. Un gioco di prestigio mozzafiato che ripete la tua piccolezza di fronte al mistero che l’arte può produrre, e soffia un alito di immortalità che dai grumi, dai fondi, dalle pennellate e dalla materia che gronda dai quadri ti entra nell’anima e ti suggerisce che forse sì saremo anche tutti “angeli caduti”, ma lungo questo baratro specchiante, l’arte, celeste, riflette e scaccia: qui c’è salvezza, pianto, liberazione.