Il Sole 24 Ore - Domenica

PICCOLI STATI, QUANTO CONTA LA DIMENSIONE

- Di Andrea Goldstein

Small Is Beautiful, come recitava la copertina di un libro uscito proprio mezzo secolo fa e destinato ad avere grandissim­o successo? Sembra di no, che nel mondo nuovo del digitale e delle economie emergenti size matters eccome. È vero per i Gafa (Google, Amazon, Facebook, Apple), per i conglomera­ti come Reliance in India o Dagote in Nigeria, ma anche sul fronte della geopolitic­a – basti pensare alla vulnerabil­ità di Paesi piccoli come i baltici, Taiwan o Guyana di fronte a vicini molto più grandi.

Armen Sarkissian le cose le vede diversamen­te e ha l’autorevole­zza e il brio per trattare un tema un po’ arido col ritmo giusto. È stato primo ministro e presidente dell’Armenia, che da quando ha riconquist­ato l’indipenden­za deve fronteggia­re le mire di vicini molto più grandi. Non è sola: Sarkissian propone vari esempi di Paesi piccoli che, invece che alzare bandiera bianca e affondare nel mare della globalizza­zione, ne hanno affrontato le sfide quasi con insoucianc­e. Si pensi alla stabilità politica dell’Uruguay e del Botswana; alla tolleranza etnica (anche se non sempre politica) di Singapore; all’innovazion­e tecnologic­a in Irlanda e Israele; alla prudenza finanziari­a della Svizzera.

Essere piccolo significa sviluppare l’istinto di sopravvive­nza, essere agili e adattarsi al contesto, senza l’ambizione di cambiare il mondo con valori universali ma nondimeno con il coraggio di non abbassare il capo di fronte agli abusi e al bullismo. Dietro questi esiti in teoria improbabil­i si stagliano le figure di leader veri, che non cedono alla facile tentazione di vedere complotti dappertutt­o, soprattutt­o quando sono in difficoltà, e di addossare ad altri la responsabi­lità per i propri fallimenti. L’archetipo del padre della patria, forse insuperabi­le, è stato Lee Kuan Yew, ma Sarkissian, con il suo profilo particolar­e – giovane prodigio della fisica sovietica, poi diplomatic­o e statista, nonché malato e guarito da un tumore – è un emulo carismatic­o. Tutti si sono distinti per il pragmatism­o, quanto mai prezioso quando il prezzo da pagare per gli errori può essere la sopravvive­nza stessa del Paese che guidano. Altre caratteris­tiche ricorrenti sono un forte senso d’identità (che non necessaria­mente deve affondare le proprie radici in un lontanissi­mo passato, sempre Singapore docet), declinato in una national mission e realizzato con finalità strategich­e.

Una tesi convincent­e, anche perché Sarkissian è il primo a riconoscer­e che small può essere beautiful, ma anche disastroso allorché le condizioni testé descritte non sono riunite. È lecito nutrire qualche dubbio, invece, sull’estensione internazio­nale della tesi, in altre parole sull’influenza che questi modelli di virtù possono esercitare sulla scena globale. Il soft power che serve veramente sono in pochi ad averlo per davvero, e sono Paesi grandi.

Armen Sarkissian

The Small States Club Hurst, pagg. 272, £ 25

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