SE L’IMPEGNO CIVILE DEGLI AUTORI DIVENTA MARKETING
Filippo La Porta (1952) è un critico militante che avverte l’urgenza di doverne interpretare il ruolo con serietà: studia, si confronta con gli autori, ne legge di oggi e di ieri. Molti ad esempio, nel nuovo saggio sull’impegno civile degli scrittori, i riferimenti espliciti di La Porta a Camus, Chiaromonte (sul senso del limite), Orwell, Silone (a ragione rivalutato), che delineano la “postura” etica e critica assunta dal saggista romano.
La Porta stigmatizza la trasformazione dell’impegno in «moda e strategia di marketing», che «può diventare una autocertificazione di nobiltà morale, un modo per mettersi aprioristicamente dalla parte giusta, dalla parte degli oppressi e degli ultimi»: in realtà spesso pronto a diventare dipendenza da un partito che proclami di rappresentarli. Ricostruisce sinteticamente la storia dell’impegno e ne riformula sfaccettature e concetto, a partire da quello «verso il proprio mestiere, verso la scrittura» e verso la verità posta in tensione con la conoscenza, secondo principi che furono cari anche a Pontiggia e alla scuola banfiana. Cosa diversa dallo schierarsi a ogni costo che spesso riduce lo scrittore un opinionista fra tanti. In tale ottica ribadisce l’esemplarità di autori quali Manzoni, la Serao, Pasolini, Sciascia e altri (ma alla serie andrebbe aggiunto anche Collodi, come dimostra la sua strenua battaglia di giornalista). Sottolinea la peculiarità dell’impegno di alcune scrittrici: ad esempio la radicalità della Morante; e, cercando uno sguardo a tutto tondo, esprime dubbi condivisibili su alcune conclusioni del pamphlet Contro l’impegno (2021) di Walter Siti.
Merito di La Porta è la ricerca di un’ottica bifocale anche se si vorrebbero puntualizzare con lui tanti passaggi del suo libro. Pensiamo ad esempio che una distinzione teorica fra vero e verità sarebbe stata proficua per chiarire alcune declinazioni dell’impegno civile di scrittori e intellettuali; e, allo stesso modo, dar più peso alla tensione fra responsabilità e verità che alla verità in sé avrebbe messo l’impegno degli scrittori/intellettuali in relazione più stretta con il concetto di lavoro e di utilità sociale. Si possono fargli appunti perché tratta di d’Annunzio con riferimenti risalenti ancora alla lettura mediata di Salinari e a una vulgata storica che gli studi più fondati hanno smentito da tempo; e, ancora, perché dà ampio spazio a figure che, pur ammirevoli e da sostenere in battaglie civili che conducono o hanno condotto, sono deboli o diseguali come scrittori (Saviano). Ma la discussione con lui è sempre a viso aperto.
In nome del pensiero critico, il libro di La Porta invita tutti a non a uniformarsi alla realtà dell’accaduto come se ciò fosse una necessità, come se non ci fosse altra via possibile che la resa ai fatti.
Filippo La Porta
Splendori e miserie dell’impegno. L’impegno civile degli scrittori, da Manzoni a Murgia Castelvecchi, pagg. 112, € 14,5