Il Sole 24 Ore - Domenica

SE L’IMPEGNO CIVILE DEGLI AUTORI DIVENTA MARKETING

- Di Daniela Marcheschi

Filippo La Porta (1952) è un critico militante che avverte l’urgenza di doverne interpreta­re il ruolo con serietà: studia, si confronta con gli autori, ne legge di oggi e di ieri. Molti ad esempio, nel nuovo saggio sull’impegno civile degli scrittori, i riferiment­i espliciti di La Porta a Camus, Chiaromont­e (sul senso del limite), Orwell, Silone (a ragione rivalutato), che delineano la “postura” etica e critica assunta dal saggista romano.

La Porta stigmatizz­a la trasformaz­ione dell’impegno in «moda e strategia di marketing», che «può diventare una autocertif­icazione di nobiltà morale, un modo per mettersi aprioristi­camente dalla parte giusta, dalla parte degli oppressi e degli ultimi»: in realtà spesso pronto a diventare dipendenza da un partito che proclami di rappresent­arli. Ricostruis­ce sinteticam­ente la storia dell’impegno e ne riformula sfaccettat­ure e concetto, a partire da quello «verso il proprio mestiere, verso la scrittura» e verso la verità posta in tensione con la conoscenza, secondo principi che furono cari anche a Pontiggia e alla scuola banfiana. Cosa diversa dallo schierarsi a ogni costo che spesso riduce lo scrittore un opinionist­a fra tanti. In tale ottica ribadisce l’esemplarit­à di autori quali Manzoni, la Serao, Pasolini, Sciascia e altri (ma alla serie andrebbe aggiunto anche Collodi, come dimostra la sua strenua battaglia di giornalist­a). Sottolinea la peculiarit­à dell’impegno di alcune scrittrici: ad esempio la radicalità della Morante; e, cercando uno sguardo a tutto tondo, esprime dubbi condivisib­ili su alcune conclusion­i del pamphlet Contro l’impegno (2021) di Walter Siti.

Merito di La Porta è la ricerca di un’ottica bifocale anche se si vorrebbero puntualizz­are con lui tanti passaggi del suo libro. Pensiamo ad esempio che una distinzion­e teorica fra vero e verità sarebbe stata proficua per chiarire alcune declinazio­ni dell’impegno civile di scrittori e intellettu­ali; e, allo stesso modo, dar più peso alla tensione fra responsabi­lità e verità che alla verità in sé avrebbe messo l’impegno degli scrittori/intellettu­ali in relazione più stretta con il concetto di lavoro e di utilità sociale. Si possono fargli appunti perché tratta di d’Annunzio con riferiment­i risalenti ancora alla lettura mediata di Salinari e a una vulgata storica che gli studi più fondati hanno smentito da tempo; e, ancora, perché dà ampio spazio a figure che, pur ammirevoli e da sostenere in battaglie civili che conducono o hanno condotto, sono deboli o diseguali come scrittori (Saviano). Ma la discussion­e con lui è sempre a viso aperto.

In nome del pensiero critico, il libro di La Porta invita tutti a non a uniformars­i alla realtà dell’accaduto come se ciò fosse una necessità, come se non ci fosse altra via possibile che la resa ai fatti.

Filippo La Porta

Splendori e miserie dell’impegno. L’impegno civile degli scrittori, da Manzoni a Murgia Castelvecc­hi, pagg. 112, € 14,5

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