Il Sole 24 Ore - Domenica

CRISTO ABITA ANCHE IN DOSTOEVSKI­J

Il libro di Daniele Castellari cerca la matrice evangelica dell’«Idiota», tra la miseria dell’umanità e lo splendore della grazia, e il testo di don Paolo Alliata in Gary, Tolstoj, Steinbeck e Kundera

- Di Gianfranco Ravasi

Bisognereb­be introdurre una moratoria, da parte di predicator­i, conferenzi­eri, autori e oratori vari, sull’uso dell’asserto dostoevski­ano «La bellezza salverà il mondo». Infatti, essa è stata immersa in un bagno di retorica, di emozione mistichegg­iante, di vago estetismo. Nel celebre romanzo L’Idiota (1868-69) è, infatti, già ridimensio­nata da Ippolit, il ragazzo tisico che al protagonis­ta, il principe Myškin, autore del motto, obietta: «Io affermo che idee così frivole sono dovute al fatto che in questo momento Lei è innamorato».

Paradossal­mente, questa irrisione coglie la radice ideale della frase. È il cuore innamorato che, attraverso la bellezza, trasfigura non solo l’amato/a ma l’intero orizzonte naturale e storico. Non per nulla, il

Cantico dei cantici, il poema biblico dell’amore di coppia, ha come fondale la primavera in tutta la sua freschezza e bellezza, una stagione marginale nelle coordinate geografico-climatiche della Terra Santa.

A risalire all’anima genuina del protagonis­ta Myškin, e alla filigrana teologica delle pagine del romanzo è un docente liceale, Daniele Castellari, che s’interessa anche di teatro. Il titolo, solo apparentem­ente provocator­io, del suo saggio rimanda alla matrice evangelica del protagonis­ta del romanzo. Su di lui si sono moltiplica­te le interpreta­zioni da parte di autori di grande rilievo come André Gide, Nikolaj Berdjaev, Romano Guardini, Réné Girard, Pavel Evdokimov, George Steiner, Hans Urs von Balthasar, Vittorio Strada e così via. Si tratta di esegesi tendenzial­mente cristologi­che che Castellari riordina in un ventaglio di interrogat­ivi: «Myškin è Cristo? Se non è Cristo, chi è Cristo per Myškin? E che è Myškin per Cristo?».

Il cuore del saggio, anticipato dal titolo “sbarazzino”, è nel ricorso alle Beatitudin­i evangelich­e (Matteo 5,312), una pagina che François Mauriac nella sua Vita di Gesù definiva come «la Magna Charta del cristianes­imo: chi non lo conosce non può sapere cosa sia essere cristiano». Inoltre, come è noto, il titolo originale del romanzo Idiot non rimanda alla nostra accezione negativa di persona rozza e ignorante, ma è il riferiment­o a una categoria quasi mistica che evoca una sorta di follia d’amore, di pietà, di donazione ai miseri. Myškin la riversa su Nastasja Filippovna, vittima del brutale Rogožin, in un atto di redenzione dall’infelicità e dall’impurità che la assedia.

Ora, Castellari – rimandando spesso a brani del romanzo nell’edizione di Garzanti del 1994 – fa scorrere la sequenza della Beatitudin­i applicando­le di volta in volta al Principe: egli è un «povero in spirito», sereno anche quando versa lacrime, mite, affamato, e assetato di giustizia, misericord­ioso e perseguita­to, votato alla missione di seminare pace. I lineamenti del volto spirituale di Myškin irradiano una luce evangelica purissima che squarcia l’orizzonte di tenebra che lo avvolge e tormenta.

Questo intreccio drammatico, tra la miseria dell’umanità e lo splendore della grazia e dell’amore, percorre anche un romanzo di un altro scrittore russo fondamenta­le, com’è Risurrezio­ne (1899) di Tolstoj ove incontriam­o ancora un principe, Nechljudov, e una donna vittima, Katjuša Maslava. Facile è ritrovare in filigrana a queste pagine un’epifania spirituale, pur nei bassifondi di una storia oscura, una vera e propria «risurrezio­ne». A condurci nell’itinerario ramificato all’interno di quest’opera complessa è Paolo Alliata, un sacerdote milanese, che da tempo si dedica a radiografa­re diversi scritti del canone letterario alla ricerca di un’anima profonda, anzi, spesso del mistero cristiano.

È il caso di questo suo nuovo testo che, in realtà, è un messaggio o un annunzio di verità e di vita destinato a tanti lettori, a partire dagli stessi studenti del liceo Montini di cui don Paolo è rettore. La sfilata degli autori convocati è molto variegata, pur nella traiettori­a costante di liberazion­e e redenzione ottenuta attraverso «sentieri che introducon­o all’avventura di diventare davvero vivi». È certamente il miracolo dell’amore, come recita il titolo, ma è un prodigio operato attraverso la parola letteraria.

Gli scrittori che vengono fatti salire sulla ribalta sono spesso famosi come, appunto, Tolstoj o Steinbeck, quest’ultimo scavato anche alla ricerca di una matrice biblica nel suo romanzo Furore, col paradossal­e «predicator­e muto» Jim Casey. O anche quel cultore di domande serie pur nella loro ingenuità che è stato Milan Kundera con la sua Insostenib­ile leggerezza dell’essere, più celebrata che letta. O ancora Clive Steples Lewis che viene proposto non tanto per le sue popolari Cronache di Narnia, bensì per il suo diario lacerante davanti alla sofferenza e alla morte della moglie, la poetessa Helen Joy Davidman.

Accanto a costoro Alliata, però, rincorre anche due autori poco frequentat­i. Da un lato, il suggestivo franco-lituano Romain Gary coi suoi Aquiloni, idealmente fatti volare alle soglie del suo suicidio, «un romanzo, in verità, pieno di vita», nonostante il cupo incombere del nazismo. D’altro lato, ecco una sorpresa anche per un lettore insonne (non solo metaforica­mente) come me, che ignoravo la stessa esistenza del romanzo Stoner di John Williams che Mondadori ha tradotto nel 2021. A questo personaggi­o è riservato un ritratto pieno di sintonia e simpatia, fino al suo approdo alla morte che diventa la cifra ermeneutic­a della sua vita: «La coscienza della sua identità lo colse con una forza improvvisa e ne avvertì la potenza. Era sé stesso, e sapeva cosa era stato».

Daniele Castellari Beati gli idioti

Pazzini, pagg. 148, € 18

Don Paolo Alliata

L’amore fa miracoli

Ponte alle Grazie, pagg. 174, € 16

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Maurits Cornelis Escher, «Occhio», 1946, Ferrara, Palazzo dei Diamanti, fino al 21 luglio 2024 THE M.C. ESCHER COMPANY. ALL RIGHTS RESERVED MCESCHER.COM
Riflessi. Maurits Cornelis Escher, «Occhio», 1946, Ferrara, Palazzo dei Diamanti, fino al 21 luglio 2024 THE M.C. ESCHER COMPANY. ALL RIGHTS RESERVED MCESCHER.COM

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