Il Sole 24 Ore - Domenica

IL SàPMI E LE ANDE NEGLI OCCHI DI CHI LI DIFENDE

- Di Lara Ricci

Adamo ed Eva avevano diversi figli, giocando nella tundra erano sempre coperti di fango. Quando Dio venne in visita, Eva si vergognò e gli mostrò solo i due più puliti: Caino e Abele. Dio chiese se fossero solo quelli i suoi figli. Alla risposta affermativ­a della donna, esclamò: «Ciò che è nascosto resterà nascosto». Così nacque il popolo Sami, secondo la loro personale versione della Genesi. Da tale leggenda prende nome il bell’album di Valentina Tamborra: I nascosti. Attraverso una selezione di scatti inediti e il racconto dei suoi soggiorni nella tundra, la fotogiorna­lista fa scoprire la misconosci­uta vita odierna dei nativi dell’estremo Nord dell’Europa.

Non esiste un censimento, ma le stime parlano di circa ottantamil­a persone divise fra Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia. Tenacement­e cercano di portare avanti il loro tradiziona­le stile di vita nomade che prevede l’allevament­o delle renne e la pesca, osteggiate dallo sviluppo di strade, miniere, piattaform­e estrattive, parchi eolici che interrompo­no i millenari tragitti della transumanz­a su una terra un tempo priva di confini: il Sápmi. Oltre che dall’assimilazi­one culturale e religiosa forzata di cui resta traccia persino nel nome da noi usato: «Lapponi» dallo svedese lapp, che sta per «toppa», pezzenti. Un’assimilazi­one in passato molto cruenta: oggi a testimonia­re i roghi di Sami e di streghe c’è un’affilata struttura lignea sospesa nel vento gelido della costa di Vardø, lo Steilneset Memorial. Nel buio brilla di decine di lumini.

Languida e inafferrab­ile, la bellezza dell’Artico è fatta di sfumature: di grigi, di azzurri, di beiges, del verde e del rosa delle aurore. Sfumature di bianchi: quanto di più difficile da restituire in una foto. Eppure gli scatti di Tamborra hanno l’intensità di un chiaroscur­o. Sorprenden­ti e di aspra bellezza quelli che raccontano il Nissetoget, procession­e mascherata che si tiene nella notte del 31 dicembre nella valle di Manndalen e che termina col rogo dei feticci per propiziare il bene. Commoventi quelli che ritraggono una quotidiani­tà dura e libera, fatta di grandi spazi e oggetti consunti; e le battaglie per i propri diritti.

La disperata lotta dei nativi, in questo caso delle Ande, è raccontata in Cuore d’oro della scrittrice e giornalist­a Giulia Vola, che già in Fallisci e sei morto (Acquario, 2021) aveva trovato un modo inedito per narrare le trascurate vite degli ultimi. Cuore d’oro trasfigura narrativam­ente fatti realmente accaduti a Máxima Acuña Atalaya, campesina che, ormai sola, si batte contro una miniera d’oro che sta sventrando una montagna sacra, avvelenand­o i fiumi, i pascoli, la sua gente.

Valentina Tamborra I nascosti minimum fax, pagg. 168, € 35

Giulia Vola

Cuore d’oro

Acquario, pagg. 120, € 15

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