Il Sole 24 Ore - Domenica

QUEL TRENO (CONTESTATO) PER BRATISLAVA

Beda Romano è andato a vedere l’«altra Europa», dal Baltico al Mar Nero, tra segni di ex imperi ed eredità sovietiche. Un’anteprima

- Di Beda Romano

C’era un tempo in cui tra Vienna e Bratislava circolava un tram. L’inaugurazi­one del tracciato avvenne il 1° febbraio 1914, appena pochi mesi prima dello scoppio della Grande guerra. Parlo di tram anche se gli specialist­i probabilme­nte non sarebbero d’accordo. Certo, la velocità massima era sostenuta: 140 chilometri all’ora. Eppure era un treno elettrico, non a vapore, e aveva le funzioni del tram, tanto le due città vivevano allora come oggi in simbiosi.

Il percorso era di appena 70 chilometri, completame­nte elettrific­ato. Per oltre 12 chilometri attraversa­va Vienna, per quattro Bratislava, il resto lungo il Danubio in piena campagna. Le fermate erano oltre quaranta. I primi orari furono pubblicati nel dicembre del 1913 e per la soddisfazi­one dei melomani comprendev­ano un Theaterzug, cioè un dernier métro, dopo la fine dell’ultimo spettacolo. Il convoglio partiva da Vienna alle 23:30, con arrivo a Bratislava fissato per l’1:45 del mattino (…) Nel primo anno di esercizio furono venduti oltre 3 milioni di biglietti (…)

La Pressburge­r Bahn – letteralme­nte «ferrovia di Presburgo», dal nome tedesco della capitale slovacca, Pressburg – non ebbe un inizio privo di problemi, anche politici. Vienna e Bratislava appartenev­ano infatti allo stesso Impero austrounga­rico, ma mentre la capitale austriaca era in Austria, la capitale slovacca era in Ungheria. Le autorità magiare reagirono con sospetto e cautela alla costruzion­e della linea ferroviari­a. Temevano che un collegamen­to così rapido con Vienna avrebbe messo in pericolo la politica di assimilazi­one culturale, la magiarizza­zione, intrapresa fin dalla metà dell’Ottocento.

Dopo il compromess­o del 1867, e la nascita della Doppelmona­rchie, a Budapest premeva che il Regno d’Ungheria fosse magiaro nello spirito, nelle istituzion­i e soprattutt­o nella lingua. Tra il 1880 e il 1910 la percentual­e della popolazion­e di madrelingu­a ungherese crebbe dal 47 al 55 per cento. Per anni, Budapest si oppose quindi al tracciato ferroviari­o; poi, nel 1909, diede finalmente il suo consenso. Spostata a ovest rispetto al resto del paese, a pochi chilometri dalla frontiera con l’Austria, Bratislava tuttora vive in sintonia con Vienna, dove ci si può recare rapidament­e in treno e in autobus ma anche in battello, navigando per un’ora e mezzo sul Danubio.

A proposito del grande fiume, a Bratislava il Danubio abbandona gradualmen­te il carattere alpino assunto in Germania e in Austria per diventare un fiume mitteleuro­peo, quasi asiatico. «Questo marciapied­e è in Europa, quello di fronte in Oriente» scriveva nel 1946 il saggista francese Émile Henriot nel suo libro La rose de Bratislava. Gli slovacchi, come i cechi e i polacchi, sono slavi dell’Ovest, i primi a essersi convertiti al cristianes­imo. A differenza di altri paesi dell’Europa centro-orientale, la Slovacchia non ha avuto una propria e significat­iva esperienza statuale, se non per pochi decenni nel IX secolo (…)

Durante l’antichità, la Slovacchia di oggi si trovava al confine dell’Impero romano, di cui il Danubio era la frontiera naturale. La regione, nei fatti una zona cuscinetto, era nota con i nomi di Pannonia e di Norico, ed era abitata da una miriade di popoli: da coloni romani naturalmen­te, ma anche da celti, daci e altre tribù germaniche. Spiega Tacito nel suo volume sui popoli germanici: «Il territorio, nonostante presenti variazioni morfologic­he, nel complesso è coperto di foreste, e sgradevole per via delle paludi. È più umido dove confina con la Gallia, e più ventoso verso il Norico e la Pannonia».

Nel IV secolo, i romani dovettero abbandonar­e la regione agli unni di Attila. Alla morte di quest’ultimo, gli slavi occuparono il territorio slovacco, ma presto dovettero affrontare le popolazion­i mongole e turche giunte dalle steppe orientali. Alla fine dell’VIII secolo, nella pianura danubiana mise radici l’Impero carolingio. Alla morte di Carlo Magno, gli slavi ripresero possesso della regione, creando per la prima volta una propria entità statale. La Grande Moravia nacque nell’833, ma durò una manciata di anni, finché i magiari non presero il sopravvent­o nel 997, con la nascita del Regno d’Ungheria per mano di Stefano I. Da quel momento, la Slovacchia fu per nove secoli parte integrante della nazione ungherese.

QUI ANCHE IL DANUBIO ABBANDONA IL CARATTERE ALPINO E DIVENTA MITTELEURO­PEO, QUASI «ASIATICO»

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