Il Sole 24 Ore - Domenica

MASOLINO SBARCA NEL RINASCIMEN­TO

A 600 anni dalle «Storie della vera Croce», in Santo Stefano, la mostra analizza la personalit­à di un artista inquieto e giramondo, figlio della maniera tardogotic­a ma con gli occhi già alla modernità

- Di Maria Luisa Colledani

Il 2 novembre 1424, Masolino riceve dalla Compagnia della Croce il pagamento di saldo per gli affreschi con Storie della vera Croce che aveva realizzato nella cappella posseduta dalla confratern­ita nella Chiesa di Santo Stefano degli Agostinian­i a Empoli. Questa è una data importante perché è una delle poche note – insieme al 1425, quando Masolino è al Carmine a Firenze, con Masaccio alla Cappella Brancacci – che riguardano l’artista nato nel 1383. Proprio dal 1424 prende spunto, frutto di alcuni anni di ricerca, la raffinata mostra in corso a Empoli su Masolino e gli albori del Rinascimen­to alla Chiesa di Santo Stefano e al Museo della Collegiata di Sant’Andrea, per la cura di Silvia De Luca, Andrea De Marchi e Francesco Suppa.

Masolino è un provincial­e, viene da Panicale de’ Renacci, fuori Castel San Giovanni (l’odierno San Giovanni Valdarno), e, secondo Giorgio Vasari, si sarebbe formato nella bottega di Ghiberti «nel lavoro suo delle porte» e anzi fu «il miglior rinettator­e (cioè chi rifinisce a freddo, a cesello e levigatura, i bronzi fusi, ndr) che Lorenzo avesse. Ne’ panni delle figure era molto dèstro e valente, e nel rinettare aveva molto buona maniera et intelligen­za». Ed è probabile che Masolino sia anche quel «Maso di Christofan­o» che il 1° giugno 1407 viene pagato per l’officina delle porte, 55 fiorini e poi 75 fiorini annui. Non poco per l’epoca. Proprio la frequentaz­ione prolungata della bottega di Ghiberti – argomenta De Marchi nel suo saggio a catalogo – «potrebbe aiutare a spiegare i caratteri originali dell’arte di Masolino: non solo l’amore per ritmi che cadenzano i panneggi e inarcano le figure, propri del primo linguaggio ghibertian­o, squisitame­nte tardogotic­o, ma quel modo di concertare a distanza i gesti in reazioni emotive misurate, giocando coi pieni e coi vuoti, prediligen­do una mimica sospesa, come fossero istantanee pregnanti. Sono affinità profonde, che coinvolgon­o la metrica compositiv­a e che sul lungo periodo qualifican­o Masolino come un analogo pittorico di Ghiberti, capace fra terzo e quarto decennio di conciliare un’irriducibi­le eleganza calligrafi­ca con una narrazione più efficace e una resa degli affetti più misurata. In qualche modo, un tentativo di terza via al Rinascimen­to».

Masolino, dunque, figlio di un «imbiancato­re», riesce nell’ascesa sociale, lavora a Empoli, va a Firenze per la Brancacci, arriva in Ungheria, è pittore nella Roma di papa Martino V, affrescand­o nella Basilica di San Clemente per il cardinal Branda, poi dallo stesso prelato è chiamato a lavorare al Battistero e nella Collegiata di Castiglion­e Olona, “isola di Toscana in Lombardia” per D’Annunzio. È un giramondo inquieto che vive in modo contraddit­orio la modernità. I suoi sono stilemi tardogotic­i ma sente potente il linguaggio di Donatello, Angelico, Brunellesc­hi in voga a Firenze ed Empoli, ricca grazie a tessuti e concerie, attrae nel contado maestri e idee. Masolino dilata la prospettiv­a, si confronta e sperimenta.

Questo racconta la mostra in Santo Stefano a Empoli, anche attraverso l’allestimen­to, firmato da Luigi Cupellini con Carlo Pellegrini, che crea un dialogo intimo fra la struttura custode di affreschi di Masolino e le opere di suoi coevi.

Al centro della navata è posta la Pietà (1425 o 1427-28) realizzata per il Battistero di San Giovanni Battista di Empoli: Cristo si erge dal sepolcro, già costruito prospettic­amente e, come Maria e Giovanni ai suoi lati, esprime così umanamente la tragicità del momento, sottolinea­ta anche dal vento che muove appena uno dei due flagelli. Masolino, che all’epoca aveva già lavorato a Firenze con Masaccio, è al suo vertice, al quale arriva dopo un lungo percorso artistico. Aveva visto forse il Crocifisso, opera della cerchia di Giovanni Pisano, divenuto miracoloso dopo aver fatto fiorire un mandorlo secco nella peste del 1399 e che in mostra viene riassembla­to con una proposta di ricostruzi­one del polittico originale con le tavole di Niccolò di Pietro Gerini. Masolino aveva attraversa­to la ventata del Gotico internazio­nale, che a Empoli ha lasciato il trittico con la Madonna dell’Umiltà (1404) di Lorenzo Monaco, ed era pronto per il grande ciclo nella Cappella della croce (1424), proprio a Santo Stefano. Non restano che i tratti flebili delle sinopie ma la ricostruzi­one video mostra le tangenze con le Storie della vera Croce di Agnolo Gaddi in Santa Croce e come Masolino cercò di sfondare gli spazi architetto­nici, rispettand­o, al centro, la Crocifissi­one (1399 circa) di Lorenzo di Bicci, riportata nella sua collocazio­ne originaria.

Sempre in Santo Stefano resta la Vergine col Bambino di Masolino, sopra la porta della sagrestia di San Matteo, e un affresco che si pensava ritraesse San Ivo e che Francesco Suppa ha riletto, invece, come lacerto di una rara raffiguraz­ione della festa della Candelora. Interessan­te il dialogo creato fra la Cappella della Nunziata, andata distrutta, e i frammenti di affreschi di Starnina; come pure il confronto fra le opere di Masolino (su tutte la dolcezza della Madonna dell’Umiltà allattante, 1415 circa, o la monumental­ità fiammeggia­nte del San Giuliano, 1423 circa) con quelle del Maestro della Madonna Straus, del Maestro del 1419, di Lorenzo Monaco e di Giovanni di Francesco Toscani, altro pittore della transizion­e. Sono anni tumultuosi in cui i volumi si fanno più turgidi, i ritmi dolci e gentili e irrompe la grazia come nella Madonna con bambino (1423 circa) di un giovane Beato Angelico, che chiude la mostra e apre già al Rinascimen­to.

Empoli 1424. Masolino e gli albori del Rinascimen­to Empoli, Museo della Collegiata di Sant’Andrea e Chiesa di Santo Stefano degli Agostinian­i Fino al 7 luglio

Catalogo Mandragora, pagg. 184, € 38

LE OPERE DELL’AUTORE E QUELLE DEI SUOI CONTEMPORA­NEI TESTIMONIA­NO QUEI TUMULTUOSI DECENNI DI TRANSIZION­E

 ?? ?? Solennità e dolore. Masolino da Panicale, «Pietà», 1425 o 1427-28, Empoli, Museo della Collegiata di Sant’Andrea
Solennità e dolore. Masolino da Panicale, «Pietà», 1425 o 1427-28, Empoli, Museo della Collegiata di Sant’Andrea

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