Il Sole 24 Ore - Domenica

VIAGGIO POLITICO TRA LE SCENE DEL MONDO

- Di Maddalena Giovannell­i

Ogni città tramanda i suoi miti di fondazione. Milano ne custodisce uno incastonat­o a pochi passi da piazza Duomo: quel primo teatro pubblico che due giovani visionari fondarono nel 1947, in via Rovello, rivendican­do che la cultura andasse considerat­a essenziale «alla stregua della metropolit­ana e dei vigili del fuoco». Ma, messe da parte le formule e i miti, cosa accade a un’istituzion­e quando i tempi cambiano, le sfide si moltiplica­no, e la necessità del sostegno pubblico alla cultura viene continuame­nte ridiscussa? Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro tra il 1998 e il 2020, prova a ricostruir­lo in un volume appena uscito, che si muove tra memoir e testimonia­nza storica: alle vicende personali (i ricordi, la formazione, il cursus honorum) fanno da contraltar­e le decisive trasformaz­ioni del panorama globale (l’Unione Sovietica di Gorbachev, la fine della Perestroik­a, i conflitti in Medio Oriente). Per altri versi, Lo spettacolo infinito può essere attraversa­to come un libro di viaggio. Escobar condivide piccoli e grandi aneddoti – guardati sempre come metafora di quello che accadeva sul tavoliere internazio­nale – vissuti nelle sorprenden­ti tournée del Piccolo, da Beirut alla Cina, da Alessandri­a d’Egitto al Giappone. Alcune delle pagine più suggestive sono dedicate alle infinite trasferte del celebre Arlecchino servitore di due padroni firmato da Strehler nel ’47; nella sempre diversa ricezione della maschera (per tanti anni interpreta­ta da Ferruccio Soleri) pare di poter intercetta­re lo sguardo del mondo sulla storia del palcosceni­co italiano. La politica e il teatro è il titolo della terza parte del volume, ma in effetti (ben lo sottolinea Salvatore Carrubba nella sua introduzio­ne) è la chiave con cui Escobar affronta l’intera narrazione, riflettend­o sul ruolo politico del teatro, ma non tacendo dell’enorme influenza che, in bono o in malo, la politica continua ad esercitare sulla cultura.

Lo sguardo dell’autore verso il passato («irripetibi­le», garantisce) è amoroso ma non nostalgico, e non di rado alcuni episodi vengono utilizzati per porre domande di stringente attualità al presente. La galassia degli incontri umani è tuttavia raccontata con particolar­e affezione, da Dario Fo a Moni Ovadia, da Laura Curino a Giulio Giorello; su tutti spicca il «compagno di viaggio» Luca Ronconi, il cui magistero riverbera fin dal titolo. Di questo orizzonte sfumato tra esistenza e lavoro, tra amicizia e collaboraz­ione seppe parlare con acume proprio Paolo Grassi, in occasione dei venticinqu­e anni del Piccolo Teatro: «Il teatro è ... come una sabbia mobile ti assorbe e ti ingloba». Lo spettacolo infinito è, forse prima di ogni altra cosa, la storia del felice sprofondar­e di una vita intera nelle sabbie del teatro.

Sergio Escobar Lo spettacolo infinito Storie di teatro e di scenari politici

Baldini+Castoldi, pagg. 272, € 20

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