Il Sole 24 Ore - Domenica

L’AVANZATA TRA I GIOVANI DEL VINO IN LATTINA

- Di Luca Cesari

INDOVINA CHI SVIENE A CENA

»Forse stiamo iniziando ad abituarci ai tappi a vite nelle bottiglie di vino, anche quelle di un certo pregio. Il tappo di sughero è infatti responsabi­le della maggior parte dei difetti del vino, mentre quello a vite sembra più economico e sicuro. Nonostante questo, chi compra un vino importante non è ancora disposto a cedere a questa nuova moda. Anzi, delle bottiglie più preziose viene valutato anche il peso e lo spessore del vetro, altro segno di status per chi non si accontenta.

Tutto bene, se non fosse per un particolar­e: il mondo del vino continua a rivolgersi a una fascia di ultracinqu­antenni disposti a pagare sempre di più, mentre i millennial e la Generazion­e Z si stanno progressiv­amente orientando verso prodotti diversi, dalla birra ai cocktail.

Da diversi anni serpeggia una tendenza che i puristi del vino, soprattutt­o in Italia, vedono come un’eresia: il vino in lattina. Per molti si tratta di un male necessario per evitare l’erosione di mercato, ma per il resto del mondo è un’opportunit­à che registra tassi di crescita a doppia cifra. Per ora il mercato è ancora marginale, ma tra le frecce all’arco della lattina c’è la parola «sostenibil­ità», che negli ultimi anni ha assunto una forza sempre più trainante.

L’aspetto più spassoso è che siamo stati proprio noi italiani a inventare il vino in lattina che oggi soffre di tante resistenze in casa. Fu la cantina Giacobazzi di Modena a lanciare la moda, dopo avere ricevuto il permesso nel 1982 di confeziona­re il vino in materiali alternativ­i come il tetrapak e l’alluminio. Come sempre, siamo capaci di grandi balzi avanti, ma quando ci voltiamo indietro ci accorgiamo che non ci ha seguito nessuno, almeno tra i compatriot­i.

Basta fare un giro al Vinitaly che si tiene in questi giorni per capire che la lattina, insieme al vino dealcolato, deve ancora superare molti tabù prima di imporsi, come se rappresent­asse un pericolo per chi vuole continuare a stappare una bottiglia «di quello buono».

Per ora sono segmenti di mercato molto distanti, almeno finché qualche grande produttore di Barolo o Brunello non deciderà che è ora di superare a destra i tappi a vite facendo un’incursione sulla lattina. Chissà, forse potrebbero convincers­i anche i più scettici.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy