IL SILENZIO MISTICO CHE SCATURISCE DALLE IMMAGINI
Anche nella vita l’ultima parola è il silenzio, sulla scia del celebre motto dell’Amleto shakespeariano secondo il quale «il resto è silenzio». Eppure l’ossimoro greco phesín siôpôn, «parla tacendo», ha una sua profonda verità. E per stare sempre nell’orizzonte classico, si può procedere oltre con l’aforisma di Simonide di Ceo VI-V sec. a.C: «La pittura è poesia muta, la poesia pittura parlante». Ecco, dunque, una sorprendente via per dire il silenzio, l’arte. Ed è ciò che dimostra un bellissimo e poderoso volume, nato da una polifonia di autori che parlano (confermando l’ossimoro) del Silenzio delle immagini. Celebrano, cioè, «l’eloquenza delle immagini silenziose», per citare il titolo del primo dei 25 saggi che compongono l’opera, affidata necessariamente anche a un potente e affascinante repertorio iconografico.
IlsociologoeantropologoDavid Le Breton nel suo noto testo Sul silenzio (Cortina 2018), aveva aperto un ventaglioicuivaririquadridipingevano la spiritualità, la politica, la morte, la psicologia, la conversazione, tutte intrecciate col misterioso linguaggio delsilenzio.Assenteera,però,proprio l’arte;eppure–comeconfessaunsuggestivo artista contemporaneo, il francescano Sidival Fila – «i quadri non vanno visti, vanno ascoltati». E quiritorniamoaSimonideepersinoal nostro poeta barocco Giovan Battista Marino e a una delle sue Dicerie sacre (1614): «La poesia è detta pittura parlante, la pittura poesia taciturna».
Diverse sono le strade lungo le quali gli autori del volume sopra evocato conducono silenziosamente ad ascoltare i quadri. La maggiore è quella che ha per programma il narrare l’ineffabile attraverso i volti dell’immagine, in altri termini il rapporto tra linguaggio visivo e verbale. Altre vie sono più complesse, come quella che punta a scovare «la dimensione riflessiva dell’opera» attraverso una sua lettura o con l’ascolto della struttura articolata e della sintassi spaziale di un’immagine. Altro percorso è quello, sempre emozionante, della linea, dell’ombra, del colore che «si confermano complesse macchine di senso» da decifrare. E, infine, contemplare il germogliare dell’opera tra tecnica e materia. La sequenza di immagini che intarsiano i vari saggi conferma in modo epifanico la citata tesi centrale così ardua.
Quellocheabbiamodettofinora dipersénonappartieneallarecensionechecieravamoproposti:infattinon ne abbiamo la competenza specifica per parlarne, ma è solo la reazione emotivadiunprofanoammessoauna sorta di «Scuola di Atene» di maestri. Queste nostre righe vogliono essere solounliberoeforseunpo’stravagante prodromo a un altro tomo sostanziosoealtrettantoaffascinante.Iltema trattatoèquellodellamisticacristiana, unvocaboloche–comeènoto–haalla radice un verbo greco mýein che rimandaproprioal«tacere»,perlasciare spazio alla contemplazione.
Siamoinpresenzadelterzoeultimo volume di un trittico già da noi segnalato,destinatoapercorreretutto un orizzonte geografico, storico, culturale e spirituale e affidato alla deliziosa tipologia grafica dei “Meridiani” mondadoriani.Seilprogettoeditoriale globale è di Francesco Zambon, le singolesezionisonoelaboratedaspecialistisettoriali,anchealivellolinguistico-letterario.Discenaèinnanzitut to la mistica iberica: nella settantina di autori antologizzati, brillano nomi notissimi come Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, Raimondo Lullo, Ignazio di Loyola, Lope de Vega e così via, ma anche un’inattesa Maria Zambrano, la filosofa che nella parola poetica identificava la culla della conoscenza assoluta e salvifica.
L’obiettivo si sposta poi sul panorama anglo-americano, ove ci viene incontro quel mirabile trattato spirituale trecentesco anonimo che è La nube della non conoscenza. Accanto a voci scontate come quella di Giuliana di Norwich, dalle visioni spumeggianti di simboli che sbocciano dal legame d’amore tra Dio e la sua creatura, o di Thomas Merton, originale cantore di una mistica interreligiosa e inframondana, già ampiamente tradotto in Italia, ecco la bella sorpresa di veder convocati alcuni autori capitali dello stesso canone letterario. Si va dal filosofo Ralph Waldo Emerson, al coro di alcuni dei maggiori poeti di lingua inglese: William Blake è accanto a Emily Dickinson, Thomas S. Eliot si accompagna a Wystan Auden (mancano, però, Francis Thompson e soprattutto una voce altissima di poesia e spiritualità come il gesuita Gerard Manley Hopkins).
Infine, ecco la regione al tempo
I 25 SAGGI PORTANO AD ASCOLTARE I QUADRI, SCOPRENDO IL RAPPORTO TRA LINGUAGGIO VISIVO E VERBALE
stesso oscura e luminosa della mistica russa, ove si presentano figure ancora poco conosciute da noi ma dotate di una potenza che stupisce il lettore occidentale, per cui è necessaria la guida iniziale dell’ampio saggio di Adalberto Mainardi. Siamo, infatti, di fronte a un linguaggio e a una concezione inedita, tant’è vero che la tradizione ascetica ortodossa ricorre a una terminologia alternativa, assegnando l’aggettivomistiki solo agli occidentali. Si deve, allora, riproporre una sorta di basso continuo ermeneutico affrontato in tutto il trittico di questi volumi, destinato a interrogarsi sulla possibilità di definire un’esperienza spirituale dai contorni così fluidi e segnata da una motilità tematica incessante, com’è appunto la mistica.
Ricordiamo anche che questo terzo tomo include in finale un interessante excursus sulla mistica svedese ove si presenta una personalità carismatica trecentesca come s. Birgitte (Brigida) di Svezia. Ma la figura più curiosa e forse inquietante è quella del visionario settecentesco Emanuel Swedenborg, coi suoi otto ponderosi volumi degli Arcana: da lui derivò persino una comunità religiosa che sopravvive ancora oggi in Inghilterra e in Pennsylvania.
Francesco Zambon (a cura di) La mistica cristiana Mondadori, vol. III, pagg. 1.616, € 80
Claudia Cieri Via e Micol Forti (a cura di)
Il silenzio delle immagini Edizioni Musei Vaticani, pagg. 512, € 75