Il Sole 24 Ore - Domenica

PERDERE L’ORIZZONTE IN BUTHAN

- Di Roberto Escobar

RIFLESSI NEL GRANDE SCHERMO

»È una fiaba, C’era una volta in Bhutan (The monk and the gun, Bhutan, Taiwan, Francia, Usa e Hong Kong, 2023, 107’). Ed è una fiaba che torna nei luoghi di un’altra fiaba, quella di Shangrilà, luogo fantastico tra le montagne himalayane narrato da Frank Capra in Orizzonte perduto (1937).

L’opera seconda del bhutanese Pawo Choyning Dorji parte da un fatto preciso. Fra il 2006 e il 2007 il Bhutan diventa una monarchia costituzio­nale. Così vuole il suo re. Poiché la democrazia viene da lontano – il Bhutan è un piccolo Paese tra il Tibet e l’India –, occorre spiegarne ragioni e meccanismi al popolo. Allo scopo si utilizzano la radio e la tivù (che porta i “rumori” dell’Occidente, incluso l’Ak-47 di Jams Bond).

La fiaba inizia proprio da una radio portatile, che il lama di un villaggio rurale tiene vicino a sé nell’eremo in cui medita da anni, e in cui mediterebb­e per altri anni, se qualcosa non gli facesse cambiare programma. Dorji non spiega di che si tratti. Il vecchio monaco si limita a chiedere a un suo “assistente” di trovargli un paio di armi entro il giorno della luna nuova, perché «bisogna che le cose tornino a posto». Senza domandarsi che cosa il sant’uomo possa farsene, quello si incammina per strade e viottoli alla ricerca di fucili e pistole.

Procedendo per ampi giri narrativi, la sceneggiat­ura descrive sia lo scetticism­o dei bhutanesi – a che cosa mai serve la democrazia, visto che siamo felici così come stiamo? – sia la competizio­ne tra alcuni di loro. in vista di possibili, future carriere politiche. Intanto ci informa che nel Paese non ci si cura del Pil, ma (per dirla in italiano) del Pilf, o Prodotto interno lordo di felicità.

Agli spettatori di C’era una volta in Bhutan si consiglia di seguire con attenzione il girovagare della macchina da presa, e di cogliere particolar­i all’apparenza secondari: per esempio, il nome di un americano entusiasta di armi e soldi (Ronald Coleman, quasi come Ronald Colman, l’attore protagonis­ta di Orizzonte perduto) o un tale che insiste a scolpire un tronco. Alla fine tutto torna: come sempre, de nobis fabula narratur.

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Una scena del film di Pawo Choyning Dorji
«C’era una volta in Bhutan». Una scena del film di Pawo Choyning Dorji

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