#LA PREGHIERA DELL’ATEO
BREVIARIO
»Dio di volontà, / Dio onnipotente, cerca / (sfòrzati), a furia di insistere / – almeno – d’esistere.
L’aveva intitolata Preghiera d’esortazione e d’incoraggiamento e lui si definiva il poeta dell’«ateologia». Ho citato Giorgio Caproni, livornese, morto a Roma nel 1990 a 78 anni, dopo aver lasciato una produzione poetica spesso provocatoria e fin sarcastica, ma capace di lacerare il velo dell’ipocrisia e di imprimere un continuo sussulto per la ricerca di un significato all’esistenza umana. Spesso la sua è stata una sorta di teologia negativa, un baratro dal quale si levava un grido non di invocazione di supplica o di lode, ma di attesa perché Dio cercasse di esistere e svelarsi. Scoprire il senso del mondo e della stessa nostra vita è, infatti, nel forare il «muro della terra», come dice il titolo di una sua raccolta poetica. Anzi, Caproni si era trasformato in un «franco cacciatore» – titolo di un altro suo libro di poesie – che va appunto alla caccia di Dio, «lui, che lo hanno ucciso, è qui / più vivo e incombente / (più spietato) che mai».
In lui, come in tanti altri «cercatori» che spìano ogni eventuale segnale di un Dio negato, si compie quello che osserva un altro poeta, il francese Pierre Reverdy (1889-1960): «Ci sono atei di un’asprezza feroce che, tutto sommato, si interessano di Dio molto più di certi credenti frivoli e leggeri». Sì, perché la linea di frontiera primaria passa non tra chi crede e chi nega, ma tra chi pensa seriamente e si interroga e chi banalizza tutto e si immerge nel grigiore nebbioso dell’indifferenza e della superficialità. Lasciamo, allora, la voce a un altro ideale fratello di Caproni, il russo Aleksandr Zinov’ev (1922-2006): «Ti supplico, mio Dio, cerca di esistere, almeno un poco, per me… Vivere senza testimoni, quale inferno! Per questo io urlo: Padre mio, ti supplico: esisti!».