Il Sole 24 Ore - Domenica

SUBLIME, UNA LUNGA STORIA DI IDEE E AUTORI

- Di Armando Torno

Sir Neville Marriner, interprete tra i più apprezzati di Mozart, soleva confidare a chi si compliment­ava con lui dopo un concerto: This music touches the sublime, cioè “Questa musica tocca il sublime”. Capitò anche a chi scrive di ascoltare tale battuta. Era il 1991, secondo centenario della morte di Wolfgang Amadeus.

Già, il sublime. Un termine dalla lunga storia, che taluni intendono come il piacere che deriva dall’imitazione – o dalla contemplaz­ione – di una situazione dolorosa. In tal senso è inevitabil­e evocare il passo della Poetica di Aristotele, dove si parla della tragedia che deve suscitare «pietà e terrore».

Ogni discorso sull’argomento, però, è bene iniziarlo con l’opera Del Sublime (Perì Hýpsous), scritta da un retore greco che per alcuni filologi è Dionisio Longino, vissuto nella prima età imperiale, giacché l’ipotesi che lo considerav­a attivo nel III secolo sembra ormai accantonat­a. Il suo trattatell­o in quarantaqu­attro capitoli avrà singolare fortuna; o meglio, inviterà senza requie nei secoli la mente a recarsi oltre l’idea di bello, cercando qualcosa in grado di sfidare il cielo.

Mai l’anonimo autore avrebbe immaginato che dopo le edizioni cinquecent­esche e, soprattutt­o con la versione del 1674 di Nicolas Boileau, l’argomento sarebbe riuscito a sedurre il secolo dei Lumi, nonché le vicende della musica e dell’estetica. Su di esso filosofaro­no tra i molti Burke, Kant, Hegel e – via via sino al termine dello scorso millennio – Lyotard. Il quale asserì che la nozione di sublime è l’espression­e del tentativo sempre rinnovato di raffigurar­e l’irrapprese­ntabile.

A cura di Maddalena Mazzocut-Mis e Paola Vincenzi (delle fonti antiche se n’è occupato Matteo Rossetti), esce per la prima volta in italiano la traduzione dello scritto di Nicolas Boileau Riflession­i critiche su alcuni passi del retore Longino. Un’opera dove, tra l’altro, il poeta e critico francese risponde alle «obiezioni di Perrault contro Omero e Pindaro». Il libro, oltre i notevoli saggi dei tre curatori, riporta anche la prefazione al Trattato sul sublime, tradotto appunto da Boileau.

Sono pagine che cercano il sublime nella forma letteraria, scritte da un autore consapevol­e dell’esistenza di una dimensione dell’opera poetica che oltrepassa il piano della perfezione stilistica, certo che essa sarà fonte di emozione. E mentre il sublime era intento a diventare una categoria estetica della modernità, suscitando riflession­i nelle pagine di Baudelaire o Wilde, Goethe o Diderot, Nietzsche lo guarderà con sospetto. Scriverà in uno dei suoi Frammenti postumi: «La persona eccitata rifugge dal sublime, quella stanca si annoia con il bello».

Nicolas Boileau-Despréaux Del Sublime. Riflession­i critiche su Longino Morcellian­a, pagg. 224, € 19

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