LA NARRAZIONE CHE SI FA PER INTERPOSTA PERSONA
Francesco Permunian propone una raccolta guidata di una trentina di citazioni «più o meno letterarie e di varia umanità», frutto di una vita di letture, alla ricerca di una chiave per capire il mondo
«Baci rubati» è il titolo del bellissimo film di François Truffaut (Baisers volés, 1968) ricavato da un verso della celebre canzone Que reste-t-il de nos amours? di Charles Trenet (1942), motivo conduttore del film. «Parole rubate» è il nome della «rivista internazionale di studi sulla citazione» fondata nel 2010 da Rinaldo Rinaldi (e ora diretta da Nicola Catelli e Corrado Confalonieri) presso l’Università di Parma, rivolta al «reimpiego dei materiali (innanzitutto verbali, ma anche visivi e musicali) all’interno di un testo: appropriazione di un frammento e sua inserzione in altro sistema, a partire dalle strategie del classicismo fino alle pratiche di riscrittura del postmodernismo». Gli ultimi fascicoli sono stati dedicati a Shakespeare e a Fenoglio.
Sul significato di post-moderno e sul suo sostanziale rapporto con la citazione si è espresso come al solito molto chiaramente Umberto Eco nelle «Postille» a Il nome della rosa del 1983, sottolineando la funzione ironica del rinvio al «passato». L’esempio di Eco chiama in causa la scrittrice Liala: «Penso all’atteggiamento post-moderno come a quello di chi ami una donna, molto colta, e che sappia che non si può dirle “ti amo disperatamente”, perché lui sa che lei sa (e che lei sa che lui sa) che queste frasi le ha già scritte Liala». Tuttavia, «se la donna sta al gioco, avrà ricevuto una dichiarazione d’amore, ugualmente», entrambi «avranno accettato la sfida del passato» e «giocheranno coscientemente e con piacere al gioco dell’ironia».
Ogni citazione pertanto cela e insieme manifesta un gioco ironico, come fa Francesco Permunian nel libro I demoni beati, con sottotitolo (bracconaggi e scorribande in distretti di caccia riservata) desunto da un passaggio della raccolta di saggi L’altrui mestiere di Primo Levi.
Il titolo, come rileva Luigi Mascheroni nella sintonica prefazione, è invece «uno splendido ossimoro sgraffignato ai pensieri di Gottfried Benn».
Il libro di Permunian è una raccolta guidata di una trentina di citazioni «più o meno letterarie e di varia umanità, frutto delle mie scorribande tra giornali, libri, riviste, almanacchi, opuscoli e opuscoletti che mi sono capitati tra le mani nel corso degli ultimi decenni». Sono testi di due-tre pagine ciascuno estratti da autori prediletti quali Bolaño, Gombrowicz, Bernhard, Proust, Gadda, Hrabal, Ceronetti, Comisso, Renard, Arbasino, Parise, Buzzi, Bufalino, Campo, Langer, Fiore, Trevisan, per «concludere la passerella con Piergiorgio Bellocchio, il gran “magazziniere” del Novecento italiano».
Sono i frutti di una vita di letture, «interamente passata sui libri», alla ricerca di una chiave del mondo. Come ha scritto Salvatore Silvano Nigro, «Permunian va a caccia di incubi» e li «intercetta ovunque, persino negli spazi in apparenza vuoti, tra lemma e lemma in un vocabolario, tra rigo e rigo in un libro».
Il testo diventa quindi una narrazione per interposte persone, voci altrui che diventano la propria. Il rinvio al “riuso” inventivo del passato affonda le radici nella classicità e sale lungo l’Umanesimo e il Rinascimento fino a noi.
Basti pensare alle Notti attiche di Aulo Gellio, alle Intercenali di Leon Battista Alberti e agli Adagi di Erasmo, a Bouvard e Pécuchet di Flaubert e a Parigi capitale del XIX secolo di Benjamin. Potenziali «lettori di tutti i libri» come diceva di sé Mallarmé («j’ai lu tous les livres») nella poesia Brezza marina; e come asseriva Manzoni del cardinale Federigo Borromeo nel ventiquattresimo capitolo dei Promessi sposi («un uomo tanto sapiente, che, a quel che dicono, ha letto tutti i libri che ci sono»). Il che, affermava Giuseppe Pontiggia nell’Album pubblicato il 4 aprile 1999 sulla «Domenica» del «Sole 24 Ore», corrisponde «a una immagine di felicità: leggere in una camera» (poi nel libro Prima persona del 2002).
Questo è il modo privilegiato anche per entrare nella biblioteca e nello «scrittoio» dell’autore, invitando il lettore a una affascinante e coinvolgente conoscenza e complicità dell’officina creativa. Memorabili gli omaggi di Dante nel Limbo della Commedia (dove si fa «sesto» con gli amati Omero, Virgilio, Orazio, Ovidio e Lucano); di Machiavelli nella lettera a Francesco Vettori del 10 dicembre 1513 (con il rinvio a Dante, a Petrarca e agli storici antichi, con i quali «mi pasco di quel cibo, che solum è mio, e ch’io nacqui per lui»); alle «librerie» che inducono alla follia di Don Chisciotte di Cervantes e di Peter Kien di Auto da fé di Canetti; alla «infinita»
Biblioteca di Babele di Borges.
Tra le affinità più marcate di Permunian spicca quella con Guido Ceronetti, anche per l’intrinseca intesa di letteratura, teatro, malattia e disiecta membra della vita. In quest’ottica credo sia fondamentale il modello dello zibaldone medico Il silenzio del corpo (1979), composto di «scheggine d’osso» riesumate «dal buio di quaderni-tomba dove ho inumato di tutto». Accanto alla figura del «raccoglitore di frammenti» del volume Tra pensieri (1994), in cui ogni citazione è specchio della «dispersione, lacerazione, separazione, rotolare di ruote senza carro» del mondo.
Questi demoni beati sono un’antica e nello stesso tempo assai odierna narrazione per frammenti, che Permunian associa all’immagine dei Carri di Tespi del teatro nomade popolare e a «quell’autentica “bestia da palcoscenico”» di Roberto Abbiati, «guitto e mago della scena» e «al tempo stesso disegnatore in grado di raccogliere tutte quelle disordinate e scalcagnate anime morte che viaggiano sopra tale sgangheratissimo carro immortale».
(Tra gli attuali e significativi romanzi di citazioni mascherate da intercettazioni telefoniche, mediatiche e ambientali segnalo Whoring economy del collettivo “I ragazzi dell’ascensore di UniBank Group”, in cui sono «citate frasi di Francesco Pacifico, Massimo Recalcati, Alfio Squillaci» e altri venti “dicitori”: Visiogeist, pagg. 234, € 18).
Francesco Permunian I demoni beati. Bracconaggi e scorribande in distretti di caccia riservata
Prefazione di Luigi Mascheroni, disegni di Roberto Abbiati Oligo, pagg. 168, € 13
TRA GLI AUTORI, BOLAñO, BERNHARD, PROUST, GADDA, HRABAL, CERONETTI, COMISSO, ARBASINO, BUZZI, BUFALINO...