VECCHIE AMICHE TESSONO I FILI DEI RACCONTI
Ruth, Bridget, Farah, Lotte, Bessie erano amiche di vecchia data, anzi di una data così vecchia che «si preoccupavano se una di loro non rispondeva al telefono»: secondo Lore Segal, che racconta l’epopea chiacchierina dei loro regolari incontri per «il pranzo delle signore», né l’età né gli acciacchi, però, le hanno private della voglia di scherzare, di bere Martini, di frequentare i ricevimenti e soprattutto di amare ironicamente e malinconicamente la vita. Anche la vita che se ne va. Lore Segal ha l’età delle signore dei suoi racconti e di alcune di loro ha condiviso le traversie.
Nata a Vienna nel 1928 in una tranquilla famiglia ebrea della middle-class, dieci anni dopo, quando il reich di Hitler annette l’Austria, è stata imbarcata su uno dei primi treni del «Kindertransport», l’operazione promossa da alcune organizzazioni con base in Inghilterra per tentare di salvare dalla furia nazista almeno i bambini. Dopo un non sempre facile pellegrinaggio tra una famiglia affidataria e un’altra e poi studi nelle università britanniche, con la madre e qualche altro congiunto sopravvissuto, nel 1951 ha raggiunto gli Stati Uniti, dove nel 1964 ha esordito con la raccolta di racconti «Other people’s Houses», cioè quelle case degli altri dove faticosamente era diventata adulta. Sebbene il suo romanzo del 1985 Il mio primo americano – la tormentata relazione tra una giovane e ingenua ebrea proveniente dal vecchio mondo e un navigato intellettuale nero – abbia ottenuto un vasto successo, Segal è soprattutto conosciuta e ammirata come scrittrice di racconti, molti dei quali pubblicati sul «New Yorker» come quelli che costituiscono Il pranzo delle signore, pubblicato in volume negli Stati Uniti un anno fa. Come nelle storie di Shakespeare’s Kitchen, Segal entra ed esce dall’autobiografia portando il lettore non tanto a condividere dei fatti, ma un’esperienza. Qui dell’esperienza della vecchiaia non tralascia gli aspetti tormentosi ma non se ne lascia sopraffare. Non è perché passano gli anni che le emozioni si spengono, almeno non quelle delle sue signore, legate tra loro non solo da una lunga consuetudine ma dalla voglia di raccontarsi, di non perdere il filo del condiviso racconto della loro vita: perché se il filo del racconto si spezza della vita cosa resta? E dunque sono animati come sempre e persino più di sempre i conflitti e le affinità, le consonanze e le lontananze, purché non si spenga la parola. Dice una di loro, Ruth: «Vi ricordate che abbiamo detto che siamo le sole persone al mondo a cui raccontiamo le cose? Ed è così. Succede qualcosa e penso: “Lo racconterò al prossimo pranzo delle signore”». Ha ragione Jennifer Egan, altra formidabile autrice di racconti ma molto più giovane: Segal «è triste e divertente, e i due aspetti si rafforzano a vicenda».
Lore Segal
Il pranzo delle signore e altre storie
Traduzione di Franca Pece Elliot, pagg. 118, € 16,50