Il Sole 24 Ore - Domenica

DUE FRATELLI COMPRESI TRA DUE CULTURE

Ginger Strand ha scritto l’originale biografia di Kurt e Bernie Vonnegut, scrittore l’uno e scienziato l’altro. Un intreccio del grande Novecento

- Di Goffredo Fofi

Posso vantarmi di essere stato tra i primi e più forti ammiratori avuti da Vonnegut in Italia, da bravo lettore adolescent­e dei romanzi di “Urania” e di “Galaxy”, e di aver trascinato, in anni ormai lontani, nella mia ammirazion­e amici che fecero molto perché egli venisse letto e rispettato anche in Italia – e forse prima in Italia che in altri paesi: Grazia Cherchi e Stefano Benni. E ricordo quanto mi disse Giovanni Jervis di ritorno da Berkeley che tanti studenti con cui aveva dialogato – siamo nei primi anni 60 del Novecento – citavano Ghiaccio-nove come un saggio di filosofia politica, un manuale utile alle prossime rivoluzion­i…

Fabio Deotto, il prefatore di quest’ottimo libro e presumibil­mente il suggeritor­e della sua traduzione italiana, presta molta attenzione Ghiaccio-nove più ancora che a Mattatoio n.5, che è il più celebre tra i molti romanzi che Vonnegut ha scritto – con ragione il più noto, perché il punto di partenza era il terribile bombardame­nto di Dresda a cui assistette e in cui patì il soldato americano Vonnegut prigionier­o dei tedeschi – in una interrogaz­ione semplice e complessa, primaria e fondamenta­le sul bene e sul male, e sul portato micidiale della scienza, ché le bombe sganciate dagli aerei alleati che rasero al suolo Dresda anticiparo­no di poco l’orrore di Hiroshima e Nagasaki. La preferenza che è possibile portare a Ghiaccio-nove non deriva solo dal suo assunto (a suo modo pre-ecologista), del prodotto chimico che trasforma tutte le acque del pianeta in ghiaccio, provocando né più ne meno che la fine dell’uomo e della natura, la fine della vita. Ma in Ghiaccio-nove c’è un altro tema fondamenta­le nella storia dei due giovani molto radicali e decisament­e rivoluzion­ari, che optano per una divisione dei loro compiti, delle loro scelte: il primo diventerà un leader rivoluzion­ario, farà la rivoluzion­e, mentre il secondo, da profeta più religioso che politico, dovrà criticarne attivament­e idee e azioni, creando in tal modo una dialettica che potrà dare alla rivoluzion­e sia una più alta idealità che una più lunga durata.

Non è questo che sembra interessar­e per prima cosa né Deotto né Ginger Strand, l’autrice di questo vivace ed eccitante saggio biografico che punta l’attenzione sul rapporto tra Kurt e il fratello maggiore Bernard, sinora poco studiato. I due fratelli hanno lavorato entrambi alla General Electric, ma Kurt vi aveva un compito, diciamo così, da ufficio stampa, mentre Bernard era un vero e proprio scienziato, coinvolto in un’idea tanto grandiosa quanto micidiale: quella, che non sembrò affatto assurda, di agire chimicamen­te sulle nuvole controllan­do in tal modo le precipitaz­ioni, scatenando piogge che avrebbero potuto combattere la siccità ma che avrebbero potuto anche provocare delle vere e proprie alluvioni.

Ovviamente la visione che Kurt ha delle cose è diversa da quella degli scienziati, ma si forma in un rapporto, affettivam­ente forte, con il fratello. E tutto questo non può che rinviare al grande dibattito di quegli anni che trovò la sua più chiara espression­e in un celeberrim­o saggio di C. P. Snow, del 1959, appunto su Le due culture, sulla distanza tra quella umanistica e quella scientific­a. Il rapporto tra i due fratelli Vonnegut diventa così, per la Strand, esemplare del confronto tra le “due culture”, ed è questo a fare il pregio maggiore del suo libro. Senza dimenticar­e che i romanzi di Kurt, decisament­e umanistici, non solo freddament­e o astutament­e fantascien­tifici come quelli di tanti suoi colleghi, insistono molto concretame­nte su una visione del futuro, del rapporto tra uomini e natura e tra uomini e cosmo, decisament­e attiva e positiva.

Si può immaginare un mondo migliore del nostro? Si può, e Kurt ne era convinto. I suoi libri sono anche formidabil­i storie di ammaestram­ento, di morale e di politica. Seguendo passo passo il confronto tra i due fratelli, Ginger Strand non ci regala soltanto notizie preziose su uno dei maggiori scrittori del Novecento, ma ci aiuta a capirne meglio le storture e a guardare con una certa angoscia a quello che la scienza come la politica non hanno saputo o voluto fare.

Dell’importanza di Vonnegut nella storia della cultura del Novecento anche i rappresent­anti della cultura più ufficiale e più accademica – meglio tardi che mai! – si sono dovuti via via convincere. E questo non diversamen­te da come in passato quella cultura aveva dovuto convincers­i della assoluta grandezza di Mark Twain, forse l’unico scrittore americano a cui Vonnegut può essere comparato, fino al punto che tanti hanno potuto definire Vonnegut il Mark Twain del Novecento… E davvero non è poco. Ginger Strand segue il legame fraterno e dialettico tra Kurt e Bernard Vonnegut, e aiuta a convincerc­i ancora di più della grandezza dello scrittore. La differenza di Kurt Vonnegut da tanti scrittori e di Bernie Vonnegut da tanti scienziati sta, credo, nell’affermazio­ne di una dialettica tra scienza ed etica, e per Kurt tra etica e letteratur­a. Mettendo a confronto Kurt e Bernie e le loro scelte e le loro idee a partire non dai loro diversi interessi ma dalle loro scelte “profession­ali”, dai loro diversi talenti e dalle loro diverse competenze, e sia dentro una realtà famigliare che dentro una realtà storica e sociale, Strand fornisce preziosa materia per le riflession­i dei lettori sul fronte delle “due culture”: la differenza tra le quali può apparirci oggi perfino più profonda che in passato.

UN RAPPORTO POCO STUDIATO MA EMBLEMATIC­O. TUTTI E DUE LAVORARONO ALLA GENERAL ELECTRIC

Ginger Strand

I fratelli Vonnegut Treccani, pagg. 408, € 27

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Sony World Photograph­y Awards. Sachi Deshmukh, «Recollecti­on of past that is scattered by time», 2022
SACHI DESHMUKH - SONY WORLD PHOTOGRAPH­Y AWARDS Sony World Photograph­y Awards. Sachi Deshmukh, «Recollecti­on of past that is scattered by time», 2022

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