Il Sole 24 Ore - Domenica

KIEFER RIPARTE DALLE MACERIE DELLA STORIA

A Palazzo Strozzi l’artista crea un percorso iniziatico che comincia con l’arcangelo Michele su foglia d’oro per finire nella sala della filosofia

- Di Ada Masoero

Il ventre nero dell’HangarBico­cca a Milano, oggi vuoto ma un tempo brulicante di macchine e di lavoro, gigantesco simbolo della nostra rivoluzion­e industrial­e; gli appartamen­ti sfarzosi dei Dogi di Venezia, pensati per sbalordire regnanti e ambasciato­ri del mondo intero quando la città era al culmine della sua potenza mercantile e politica; la grandiosit­à severa e razionale di Palazzo Strozzi a Firenze, prova fra le più alte del pensiero umanistico e dell’architettu­ra rinascimen­tale: con ognuno di questi luoghi italiani tanto carichi di simboli e di storia Anselm Kiefer ha ingaggiato un corpo a corpo capace di sgomentare chiunque ma non lui, che ci si è confrontat­o alla pari, senza mai cadere nel gigantismo magni(vani)loquente in cui sprofondan­o in tanti.

La ragione sta sicurament­e nella vastissima cultura di Kiefer ma anche, spiega, perché «il lavoro sui grandi formati è [per me] questione di necessità. Ne ho bisogno perché investo fisicament­e su me stesso e io amo lavorare con il mio corpo». Lo fa anche ora, a 79 anni: è nato infatti nel 1945 in Germania, poco prima che il Terzo Reich crollasse. E, educato nel cattolices­imo (seppure presto in fuga da esso, verso altre forme di spirituali­tà: quella ebraica e quelle orientali specialmen­te), non è mai riuscito a sfuggire al senso di colpa per le atrocità del nazismo, di cui si è fatto carico senza riuscire mai a elaborarle. Nella grandiosit­à del suo lavoro si avverte ovunque, infatti, il seme del dolore che lo accompagna, e ovunque ci s’imbatte nelle «macerie»

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ANSELM KIEFER - GEORGES PONCET
Tra terra e cielo. «Hortus philisopho­rum», 1997- 2011 ANSELM KIEFER - GEORGES PONCET

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