UNA CITTà CROGIOLO DI SAPERI, CULTURE E POLICY
La parte intangibile di un patrimonio culturale insieme a quella tangibile compone un unicum patrimoniale da valorizzare, avendo cura delle diverse qualità e funzioni del patrimonio nel suo insieme. Nel caso cremonese significa essere contemporanei e “living” com’è per definizione la liuteria (living heritage) tradizionale cremonese, iscritta nella lista del patrimonio immateriale Unesco. Farne parte significa prima di tutto che le comunità siano protagoniste della continua generazione e trasmissione del sapere legato alla liuteria. Come si cura questo patrimonio fatto in gran parte di persone e del loro sapere tacito? Alcune strade sono indicate nel Piano di Salvaguardia, documento frutto di un importante processo di apprendimento, di confronti ed esperienze che dal 2012 a oggi ha coinvolto in diverse fasi le istituzioni della città riunite inizialmente nel Distretto culturale (promosso da Fondazione Cariplo), tra le quali: Comune di Cremona, Fondazione Museo del Violino, Casa Stradivari, Lab. Arvedi di Diagnostica non invasiva (UniPavia), il Musical acoustic lab (PoliMi), la Scuola di Liuteria e CrForma, i recenti corsi di laurea in Conservazione e restauro degli strumenti musicali (UniPavia), in Music and Acoustic Engineering (Polimi) e ancora Camera di Commercio, associazioni di categoria, Consorzio Liutai, CremonaFiere, Conservatorio ‘Claudio Monteverdi’, Teatro Ponchielli, Biblioteca Nazionale e Archivio di Stato. Nel mettere insieme questa vasta rete di interlocutori in una governance dinamica e multistakeholder, il Piano di Salvaguardia funziona quasi da bussola e, nel caso della liuteria, ribadisce il metodo costruttivo storico cremonese partendo dai reperti, dalle collezioni, dallo studio e dalla continua ricerca multidisciplinare sulle fonti d’archivio, per poi trasmetterlo soprattutto grazie alla formazione continua e diffusa.
Così dal banco del giovane liutaio in formazione fino a quello di chi restaura strumenti antichi, si permette anche a una popolazione giovane e internazionale di confrontarsi su pratiche documentate, storiche e contemporanee. Se il metodo costruttivo cremonese è oggi diventato lo specimen della liuteria, dipende da una rete di conservatori, ricercatori, formatori, maestri liutai, musicisti e funzionari delle diverse istituzioni, i quali concorrono a costruire policy di valorizzazione di queste molte culture della liuteria e tengono in relazione archivi, collezioni, indagini con la ricerca sui metodi costruttivi, in ottica multidisciplinare e attenta alla trasmissione agli artigiani. A identificare quasi un “metodo” cremonese anche nella curatela strategica e culturale è proprio la presenza di una base di ricerca di alto livello e specialistica, diffusa in diverse istituzioni di conservazione, ricerca e formazione, e posta in diretta connessione con i liutai di Cremona.
Sono 180 e attraversando la mappa cittadina puntinata di laboratori occorre un’attenzione doppia, sia al singolo straordinario prodotto di ognuna delle eccellenti botteghe, sia all’insieme costituito proprio dalla massa critica e dalle sinergie presenti in città. Per definire Cremona si propone per una volta un’attitudine antiromantica non focalizzata su singoli individui, ma una narrazione della progettazione diffusa, che valorizzi quel percorso che dai primi del Novecento a oggi ha comportato un continuo processo di fertilizzazione dell’humus cittadino, necessario alla crescita e allo
è DIVENTATA UN VERO E PROPRIO LABORATORIO DIFFUSO CHE COINVOLGE ANCHE MUSEI E TURISMO
sviluppo delle virtù eccezionali dei liutai cremonesi nel mondo. Sennett chiama “rituali” quelle fasi di processo che precedono l’esecuzione musicale in cui i musicisti si accordano su come suonare insieme. Sarà forse anche perché si prosegue a dedicare impegno su quell’accordarsi, che oggi si riesce a tenere viva la tradizione e attiva l’azione condivisa e patrimoniale di salvaguardia di saperi: violini, palazzi, tessuto cittadino, forme, fonti d’archivio, reperti, progetti.
Cremona così, con un lavoro continuo decennale, si trova oggi a essere un laboratorio diffuso, il cui approccio coinvolge non solo la liuteria ma anche il sistema dei musei, le politiche sociali, la rete del turismo e il nascente Osservatorio, e anche grazie al recente riconoscimento del canto lirico nella lista Unesco aggiunge un ulteriore elemento a un processo costante di attivazione di relazioni e di senso, nel presente e per il futuro.
Esperta indipendente di innovazione culturale, strategie e policy pubbliche