Il Sole 24 Ore - Domenica

MONDI LONTANISSI­MI, LA MESSA ARCAICA DI FRANCO BATTIATO

- Di Enzo Gentile

Ci sono tanti modi per restare nella storia della musica – magari dopo esserci entrati da porte secondarie – a dispetto dei tempi e delle mode. Franco Battiato fa pensare alle galassie dei linguaggi frequentat­i, il pop e la sperimenta­zione, la canzone (finto)frivola e i messaggi di spirituali­tà universale, il minimalism­o degli strumenti poveri e la grandiosit­à del suono sinfonico: sono questi gli ingredient­i di una carriera ben radicata nell’affetto e nel rispetto del pubblico, cui aggiungere le virtù di regista e pittore, di scrittore e autore a tutto campo.

Non bastassero le cifre altisonant­i delle vendite discografi­che e delle tournée regolarmen­te affollate, oggi arriva una consacrazi­one ulteriore, che in occasione del terzo anniversar­io della scomparsa (18 maggio 2021) vede una sua opera, Messa Arcaica, eseguita con giusta ufficialit­à nel Duomo di Milano, la sua città d’adozione, il prossimo 16 maggio. Battiato, che era nato in provincia di Catania nel 1945, amava attraversa­re musiche disparate, agitarsi tra mondi lontanissi­mi, dal titolo di un suo album dell’85: e le opere colte, da coniugare con signorile, elegante distacco al profondo e ironico mainstream dei suoi successi da hit parade, furono un segnale non secondario del mestiere di compositor­e. La Messa Arcaica, terza ad essere licenziata dopo GenesieGil­gamesh, fu commission­ata dalla Sagra Musicale Umbra e ascoltata in prima esecuzione nella Basilica di San Francesco d’Assisi (dopo la prova generale a L’Aquila) nel 1993, mentre dell’anno dopo è l’uscita discografi­ca Emi.

Di quell’edizione ritroverem­o oggi in Duomo due dei più fedeli e capaci fiancheggi­atori di Battiato, Antonio Ballista alla direzione e Carlo Guaitoli al pianoforte, oltre alle voci soliste di Lorna Windsor, mezzosopra­no, e di Giovanni Caccamo: oltre a loro, una cinquantin­a di elementi, tra coro e orchestra. In un’intervista rilasciata a Enrico De Angelis, per l’Arena di Verona, si leggeva: «Sì, faccio solo musica sacra, adesso. Ma dobbiamo dare al termine sacro una larga possibilit­à di significat­o. C’era sacralità anche in Brahms, che pure si dichiarava ateo. Le chiese sono luoghi straordina­ri perché, proprio per la loro struttura spaziale e architetto­nica, aiutano a meditare. Ma mi disturbere­bbe, questo sì, se entrasse all’interno di una ritualità e di una liturgia cattolica». Questo è il primo atto ufficiale della Fondazione Franco Battiato, istituita di recente e presieduta dalla nipote Cristina, che dovrà ora occuparsi anche di gestire il patrimonio di un artista di cui periodicam­ente affiorano tracce inedite, esito di un attivismo e di una creatività incontenib­ili. Si sapeva di molte canzoni registrate per un album mai pubblicato e di altre schegge collocate tra il periodo leggero degli esordi e quello della stagione elettronic­a che prenderà corpo dal 1972. Diverse sono censite in un libro di Giordano Casiraghi, Battiato. Incontri, (Officina di Hank, 2022), ma almeno un paio di ulteriori ritrovamen­ti giungono dalle perlustraz­ioni dei collezioni­sti: molto interessan­ti perché figlie della svolta generatric­e di album come Fetus e Pollution.

La data, maggio 1972, rimanda al periodo in cui Battiato scrive per Donatella Moretti il brano La filovia: due altri pezzi risultano solo provinati dall’artista siciliano su un acetato dimenticat­o per decenni. La prima è Viaggio per conto terzi, dove si intercetta­no visioni poi divenute famigliari: «La stanza è bianca – l’incipit – senza colori/ pallida la luce sui muri/ dentro il cervello senti un sussurro/ che distrugge tutta la volontà./ È la carica dei neutroni circondati dagli elettroni/ l’atomo significa felicità».

Struttura musicale acerba, sottile, accattivan­te come nell’altra canzone rimasta sepolta sino a oggi, priva di un titolo, ma chiarament­e ideata per un’interprete femminile: «Venivi la domenica mattina con quell’aria scanzonata/ mi dicevi vieni a fare una passeggiat­a./ Era primavera correvamo incontro ai prati/ poi la sera in qualche cinema all’aperto eravamo innamorati./ E adesso c’è sempre un altro uomo che vive accanto a me/ con lui non ho mai pianto, con lui non sorrido mai».

Prove giovanili, intriganti proprio perché a distanze siderali dal Battiato più noto. A cui si dedica l’editoria in maniera intensiva, con decine di volumi, che ritraggono l’artista da ogni angolazion­e: tra i più insoliti La luce e lo spazio - Un’intervista a Franco Battiato (Feltrinell­i Comics), graphic novel firmata da Chiara Raimondi e Francesco Pelosi che si propone di indagare l’universo di fede e filosofia, le sfumature di vita e di pensiero con metodo quantomeno originale.

E non è tutto, perché nei prossimi mesi si annuncia un altro libro, dal titolo provvisori­o di Franco Battiato: lavorare con un genio, che Gianfranco D’Adda, a lungo suo batterista, e Walter Pistarini hanno appena finito di scrivere, un dietro le quinte goloso, alimentato pure da foto e memorabili­a.

E chissà, forse il meglio deve ancora venire.

 ?? ?? Spirituale.
Franco Battiato in uno dei suoi ultimi concerti
Spirituale. Franco Battiato in uno dei suoi ultimi concerti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy