I BANCHIERI CHE FECERO LA FINANZA MODERNA
Daniel Schulman esplora le vicende degli ebrei tedeschi emigrati in America a fine Ottocento che costruirono, anche se sempre vittime del pregiudizio antisemita, il percorso che creò le basi alla trasformazione del Paese
In un momento in cui l’antisemitismo rialza la testa, alimentandosi di teorie complottistiche che hanno come comune denominatore il controllo che gli ebrei eserciterebbero sull’economia mondiale, ha senso un libro che ripercorre la saga che portò una manciata di immigrati, tedeschi in particolare, a creare la finanza moderna? Daniel Schulman (giornalista di «Mother Jones», rivista progressista californiana, e autore di Sons of Wichita, biografia non autorizzata dai fratelli Koch), si pone questa domanda e la risposta che si dà è che al contrario solo raccontando le storie straordinarie di questi pionieri e delle loro famiglie si può fare argine alle menzogne e distorsioni che ne circondano le origini, il percorso e il lascito.
Il primo di questi personaggi a sbarcare Oltreoceano, nel 1837, fu il bavarese Joseph Seligman, con l’equivalente di 100 dollari cuciti nell’orlo dei pantaloni. Poco dopo arrivarono Mayer ed Emanuel Lehman, che iniziarono la loro avventura aprendo una drogheria a Montgomery, in Alabama. Precedendo Solomon Loeb e Marcus Goldman, in fuga dalla Germania dopo la fallita rivoluzione del 1848 e l’imposizione di nuove misure discriminatorie verso gli ebrei. Pochi lustri dopo erano diventati importanti banchieri, chiamatiagiocareunruoloimportante nel finanziamento della Guerra civile, Seligman per l’Unione e i Lehman per la Confederazione, e una volta concluso il conflitto furono tra i fondatori dei mercati finanziari, rispettivamente del debito pubblico e del cotone.
Seligman fu il primo a investirsi nella vita comunitaria, e fu vittima di uno dei primi episodi pubblici di antisemitismonegliStatiUnitiquandoglifu rifiutatol’accessoalGrandUnionHotel di Saratoga Springs. Alla sua scomparsa, il suo ruolo venne assunto da Jacob Schiff,l’enfantprodigecheappenaventenne divenne broker, per poi fare fortunainKuhn,Loeb&Co.edonaregenerosamente alla comunità. Schulman dedica poco spazio alla vita sociale di questipersonaggi(soprattuttorispetto aOurCrowd:TheGreatJewishFamiliesof NewYorkdiStephenBirmingham),ma nonpuòometterediricordarel’importanzadeimatrimonielacomplessitàdei legami che creavano – celebrate determinatenozze,«losposodivenneuncognatodelsuocerodisuofratello[e]lazia della sposa ne divenne la cognata».
La loro identità israelitica era più culturale che religiosa: Schiff adorava l’aragosta e il bacon (un po’ come mio padre che pretendeva di mangiare prosciutto … pareve!). Le relazioni tra questi maschi alpha furono anche e spesso di rivalità, mentre frequenti furono le collaborazioni con i vari John Pierpont Morgan, Edward H. Harriman, Jay Gould e altri tycoons protestanti. Tutti insieme, in meno di una generazione trasformarono l’America da nazione debitriceasuperpotenzafinanziaria,in cui il risparmio delle famiglie fluiva verso l’industria e i suoi campioni, come General Motors, Macy’s e Sears. Il contributo di Paul Warburg, arrivato nel 1902 a New York, fu fondamentale nella fondazione della Federal Reserve nel 1913, realizzando un’idea di Seligman figlio, professore a Columbia.
Eppure, non importa quanto ricchi fossero diventati e quanta distanza mantenesserodallamassadidiseredati che giungevano dagli schtetel dell’Europa centro-orientale – non fu sufficiente per renderli immuni dai pregiudizi che permeavano l’alta borghesia