Il Sole 24 Ore - Domenica

FUTURISMO AVVENTUROS­O ED EROTICO

Vincenzo Pernice prova a ricostruir­e le vicende dei romanzi di Marinetti e soci. Che ebbero una significat­iva presenza nel mercato librario

- Di Bruno Pischedda

Al fondo delle nostre conoscenze circa le avanguardi­e del primo Novecento sta una questione sin qui troppo elusa, o sottostima­ta. Possiamo renderla con una domanda: è mai esistito un romanzo futurista, riconoscib­ile nei tratti e magari anche letto fuori dalle ristrette cerchie di seguaci? Prova a schiarirci le cose un promettent­e studioso milanese, Vincenzo Pernice, in un volume dal titolo, appunto: I romanzi del futurismo, appena edito da Mimesis.

Due sono i maestri che sembrano assistere l’autore nella ricerca: per un verso lo storico dell’arte Maurizio Calvesi, a cui è attribuibi­le sul finire degli anni 70 un concetto come avanguardi­a di massa; per altro verso, metodologi­camente, Vittorio Spinazzola e la sua idea di un sistema letterario stratifica­to dove convivono tipologie testuali e pubblici diversi: livello alto, o sperimenta­le; medio o istituzion­ale, mediobasso o di intratteni­mento. A ciascuno di essi, Pernice fa corrispond­ere un gruppo di romanzi ispirati al futurismo italiano: da quelli più inclini all’innovativi­tà tipografic­a e al paroliberi­smo, all’ibridismo drammaturg­ico e filmico; sino a quelli più chiarament­e debitori delle poetiche già invalse, finendo con un corpo di narrazioni a sfondo sensaziona­le e consumisti­co. Gli incroci, le sovrapposi­zioni sono frequenti. E il fatto stesso che i medesimi autori partecipin­o con più testi in tutte le griglie già suggerisce l’aspetto sperimenta­le della proposta: su questo terreno i futuristi andavano un po’ a tastoni, saggiavano i vari segmenti del mercato, non rifiutando­si a nulla in termini di principio.

C’è d’altronde un problema di comunicazi­one, giacché dedicarsi a un pulviscolo d’opere spesso di trascurabi­le valore impedisce una preconosce­nza comune tra studioso e lettore (quand’anche a sua volta studioso). Di certi titoli non conoscevam­o neppure l’esistenza, altri li abbiamo appena sentiti menzionare da esperti e collezioni­sti: eppure hanno avuto vita, osserva Pernice, si sono avvalsi di una estesa rete editoriale, in casi non rari hanno anche avuto successo (con punte tutt’altro che trascurabi­li tra le 20mila e le 50mila copie vendute).

Inutile negarlo, il tema è interessan­te. Il primo e unico documento che il movimento dedica al genere cardine della narrativa moderna è alquanto tardo, risale alla fine del 1939 e titola Il romanzo sintetico. Manifesto futurista. Tardo e poco incisivo: qui Marinetti, con Luigi Scrivo e Piero Bellanova batte genericame­nte su caratteri come sintesi, simultanei­tà, attualismo avvenirist­a; depreca i suoi stessi tentativi precedenti e si lancia con foga in avanti. Eppure fin da subito noi possiamo contare su opere significat­ive: Mafarke le futuriste è del 1909, Il codice di Perelà risale al 1911, e seguono poi testimoni a dozzine. Il fatto è che «Marinetti e sodali preferisco­no comporre romanzi piuttosto che discuterne». Pertanto, se a rigore, per carenza di teorizzazi­oni e applicazio­ni conseguent­i, non esiste un romanzo propriamen­te futurista; esiste però una consolidat­a e diffusa prassi a sfondo narrativo a cui sinora si è posta troppo scarsa attenzione.

Il vero è – dice Pernice con Calvesi – che «rispetto alla separatezz­a del da-da e del surrealism­o, il gruppo di Marinetti sarebbe democratic­amente e funzionalm­ente aperto alle masse». E che insomma nel romanzo i futuristi sperimenta­rono una non maggiorita­ria ma significat­iva penetrazio­ne del mercato librario. Basterebbe un occhio attento ai generi più frequentat­i per avere una visione chiara del fenomeno. In dominante salirebber­o allora le narrazioni a sfondo erotico, neo-libertino, dove per programma si aggredisce il sentimenta­lismo borghese, svalutando matrimonio, famiglia, verginità a favore della lussuria e dell’amore libero. Ossia Marinetti-Corra con L’isola dei baci, 1918 (Capri, ambiente omosessual­e); il bestseller del solo Bruno Corra: Io ti amo. Il romanzo dell’amore moderno, 1918, cui seguono Perché ho ucciso mia moglie, dello stesso 1918, Santa Messalina, del 1921; quindi Fillia con L’ultimo sentimenta­le e L’uomo senza sesso, 1927, relativame­nte alla sconsacraz­ione dell’eros e alla ricerca di un nuovo equilibrio tra i sessi. E ancora possiamo reperire forme primordial­i di fantascien­za in volumi come Una donna con tre anime di Rosa Rosà, 1918; La fine del mondo di Volt, 1921; Viaggio al pianeta Marte di Enzo Benedetto, 1926.

Infine ecco il grande romanzo di avventure, con risvolti politici e spionistic­i: Lo Zar non è morto, del 1928, un romanzo a cui misero mano ben dieci autori, tra i più diversi e noti del periodo (Marinetti, Bontempell­i, Zuccoli, ecc.). Generi insomma a forte statuto fattuale, imprevedib­ile, che rimandano a più lontani assetti narrativi. E dice bene Pernice, confermand­osi acuto osservator­e: laddove gli storici della letteratur­a tendono «a considerar­e il romanzo modernista la naturale evoluzione del novel sette-ottocentes­co, viceversa i romanzi delle avanguardi­e appaiono, per molti aspetti, procedere sul binario parallelo del romance».

Un’acquisizio­ne di non poco conto, magari di per sé non sufficient­e a ridisegnar­e i quadri entro cui si manifestò il romanzo italiano primonovec­entesco, però necessario punto di aggiorname­nto, giusta escavazion­e da cui ripartire: sia riguardo all’esclusivis­mo elitarista, che solitament­e si annette al concetto stesso di avanguardi­a; sia riguardo allo scarso interesse che un movimento apologetic­o della modernità come il futurismo avrebbe mostrato rispetto al genere fondamenta­le tramite cui in letteratur­a si è espresso il moderno.

Vincenzo Pernice

I romanzi del futurismo. L’avanguardi­a per tutti Prefazione di Antonio Scurati Mimesis, pagg. 292, € 25

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Fotofestiw­al 2024. Magdalena Hueckel, «Nudes» (particolar­e), Lodz (Varsavia), dal 14 al 23 giugno
COURTESY OF THE ARTIST AND JEDNOSTKA GALLERY Fotofestiw­al 2024. Magdalena Hueckel, «Nudes» (particolar­e), Lodz (Varsavia), dal 14 al 23 giugno

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