PRESIDENTICIDI
MEPHISTO WALTZ
»C’è da chiedersi come mai siano stati assassinati quattro presidenti americani (più un probabile successore) e poi, per una sessantina di anni, pazzoidi o FBI deviati siano rimasti zitti e buoni. Se fosse vissuto agli albori del Paese, Trump dagli eccessi clamorosi (dal tentativo di golpe alla minaccia ultima di un futuro di sangue per il mondo intero) non l’avrebbe fatta franca. Oggi invece rischia di vincere (anche se Mephisto non ci crede del tutto, sia per la solidità degli apparati americani che per il non disporre di liquidità sufficiente per coprire le esigenze di garanzia relative ai processi che sta affrontando).
Regicidi, avvelenamenti, decapitazioni, impiccagioni e squartamenti nel passato abbondano: Giulio Cesare (44 a.C.), Caligola (41 d.C.), Caracalla (217 d.C.), Gian Galeazzo Visconti (1402), Alessandro VI Borgia (1503), Enrico IV di Francia (1610), Carlo I d’Inghilterra (1649), il primo re decapitato, stupore e meraviglia inimmaginabile. Poi Luigi XVI (1793), seguito poco dopo da Maria Antonietta, per la gioia delle tricoteuses sedute nella piazza del patibolo. Pietro III di Russia (1762) e per finire Nicola II Romanov, con la moglie Alessandra e i cinque figli, ridotti a pezzi e bruciati il 17 luglio 1918. Tutti, se vogliamo, nemici del popolo e malandrini, chi più chi meno. Poi i buoni: da Gandhi (1948) a Martin Luther King (1968), Matteotti, Sacco e Vanzetti fino a Enzo Tortora, per mano giudiziaria. Tra i cattivi Ceaușescu, Milošević, Mussolini, Hitler, Saddam Hussein, Bin Laden. Mentre altri pluriassassini, come Pol Pot e il generale Graziani, riuscirono a salvare la ghirba, quanto i tanti altri despoti che finirono nel proprio letto: Pinochet, Bokassa, Franco, Stalin. Infine, i demoni della finanza, che mai uccidono ma ottengono lo stesso risultato utilizzando l’arma del credito: Cuccia, per decenni padrone d’Italia, buono proprio del tutto non era. Chiedetelo al suo ex compagno di avventure Sindona o a Raffaele Mattioli che lo creò. «Delenda Carthago», buttò alle ortiche persino i nomi, le ragioni sociali, da Ferruzzi alla mitica Comit. «Cossì va lo mondo»: lo disse in musica Gian Francesco Malipiero (1882-1973), compositore e docente ormai dimenticato che, gran signore qual era, si godeva la vita nel paradiso di Asolo, come Giorgio Fantoni.