Il Sole 24 Ore - Domenica

VITA NON ILLUSTRE DI UNA MADRE: «LA TALPA»

- Di Gino Ruozzi

PENNE ALL’ITALIANA

»Antonio Franchini ha scritto un’originale «vita non illustre» riservando­la alla madre (e più sullo sfondo al padre). A differenza dell’ammirato Giuseppe Pontiggia, ha scelto il romanzo anziché il racconto e il pathos del coinvolgim­ento invece che quello della distanza. Come un potente narratore russo dell’Ottocento e i nostri Verga e De Roberto. Cercando lo scontro aperto, gladiatori­o, corpo a corpo, nel campo di gioco che va dalla Napoli materna alla Milano del lavoro e dell’oggi. È un libro importante, con cui fare i conti, come è necessario con ogni storia famigliare, a iniziare appunto dalla propria. Nei termini agonistici del rito lacerante della crescita e della separazion­e tra genitori e figli.

Angela Izzo, la «Talpa», è la protagonis­ta, la madre

«bella» che «puzza». È la prima lapidaria definizion­e: si fissa nella mente ed è sgradevole. Con schiettezz­a Franchini dà il via all’interpreta­zione del noto aforisma di Longanesi: «La nostra bandiera nazionale dovrebbe recare una grande scritta: Ho famiglia».

Di fronte alla madre Franchini prende la via del contrasto diretto: «La detesto da sempre, da quando la mia vita ha cominciato a staccarsi dalla sua e si è aperta sul mondo». Il romanzo è un memoriale che sale dalla giovinezza alla vecchiaia; la madre che parla in dialetto con sfacciatag­gine e insistenti volgarità è anche la giovane «andata a scuola facendo il classico in anni in cui non è facile che una ragazza orfana di padre e di condizione umile vada al liceo». Il profilo del personaggi­o “eroico” è già in questa antitesi che nutre la voglia di riscatto, la forza aggressiva della personalit­à controcorr­ente, secondo modelli retorici resi memorabili dall’Autobiogra­fia di Vico. Inizia così una conquista del mondo che deve fare breccia in secolari incrostazi­oni sociali e perduranti luoghi comuni. Senza tabù, perché ben presto Angela ha la «certezza che gli uomini facciano schifo» ma è altrettant­o convinta «che le donne non siano migliori».

Ribelle per carattere e per cultura, nei finali anni milanesi Angela non sopporta la necessaria assistenza delle badanti. Per lei devota della «religione del pesce» è intollerab­ile perdere l’autonomia e il governo della casa. È un passaggio sofferto, che Franchini racconta con penetrante realismo, amara lucidità e schegge di ironia.

Antonio Franchini

Il fuoco che ti porti dentro Marsilio, pagg. 224, € 18

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