Il Sole 24 Ore - Domenica

SE LA SCIENZA SBAGLIA SULLA PARITà DI GENERE

Per Katalin Karikó la strada per arrivare al Nobel non è stata facile così come per le altre 25 donne che hanno ricevuto il premio nel campo della fisica, chimica e medicina

- Di Patrizia Caraveo

Nonostante tutto è l’azzeccato titolo dell’edizione italiana della biografia di Katalin Karikó, premio Nobel per la medicina 2023 per i suoi fondamenta­li studi sul mRna che hanno permesso il rapido sviluppo dei vaccino contro il Covid-19. Costretta a lasciare l’Ungheria, dove il laboratori­o nel quale lavorava non aveva più finanziame­nti, ha dovuto iniziare una nuova vita negli Stati Uniti dove non ha trovato né rose né fiori.

Arrivata con il marito e la figlia Susan di due anni che, senza saperlo, aveva trasportat­o il rotolo di banconote che rappresent­avano tutte le riserve economiche della famiglia cucite nel suo orsacchiot­to, si accorse subito che i servizi offerti per scuola e sanità erano radicalmen­te diversi da quelli che aveva a disposizio­ne in Ungheria. In Pennsylvan­ia tutto era a pagamento e il suo stipendio era modesto. La carriera non andava bene: rapporti difficili con colleghi e superiori che non capivano il suo caparbio interesse per le evanescent­i molecole dello Rna messaggero, che produceva pochi risultati e non attirava finanziame­nti, la rendevano l’ultima ruota del carro nei laboratori dove lavorava.

La svolta è venuta dall’incontro casuale con Drew Weissman che, davanti ad una fotocopiat­rice, le racconta che vuole sviluppare vaccini contro malattie infettive. Lei risponde che lo mRna potrebbe fare al caso suo, così iniziano a collaborar­e sulla strada che porterà entrambi al Nobel nonostante, ad un certo punto, lei venga estromessa dal suo laboratori­o all’Unicentual­e versità di Pennsylvan­ia perché altri, più produttivi, hanno bisogno dello spazio. Vedere la sua roba negli scatoloni fa scattare la molla e Katalin Karikó dice basta. Si guarda intorno e decide di tentare la strada delle industrie farmaceuti­che, accettando l’offerta della tedesca BioNTech dove vogliono puntare sullo mRna per vaccini antiinflue­nzali. Inizia una vita tra Magonza e Philadelph­ia, dove continua a stare il marito, mentre la figlia, medaglia d’oro per il canottaggi­o alle olimpiadi di Pechino e Londra, vive in California. Un ménage complicato ma appagante che viene travolto dalla pandemia che vede BioNTech in prima fila con Pfizer nello sviluppo del vaccino basato proprio sullo mRna Sono mesi frenetici che Katalin passa in lockdown a Philadelph­ia da dove dirige il suo team.

La notizia del successo dei test clinici del vaccino arriva pochi giorni dopo il matrimonio di Susan. Katalin non è sorpresa: era sicura che il vaccino avrebbe funzionato. Quello che non immaginava era quanto la sua vita sarebbe cambiata. Nel 2023 è la tredicesim­a donna a ricevere il premio Nobel per la medicina, che divide con Weissman. I loro nomi sono gli ultimi della lista di 230 vincitori del Nobel per la medicina, dove le donne sono solo il 5%. Se la perappare bassa dobbiamo ricordare che la situazione della fisica è molto peggiore con 5 premiate su un totale di 225 vincitori (in effetti sono 224 persone perché John Bardeens ha vinto due volte). L’ultima delle premiate è Anne l’Hillier che ha ricevuto il premio Nobel nel 2023, per avere contribuit­o allo sviluppo della fisica sui tempi scala degli attosecond­i, una unità di misura corrispond­ente ad un milionesim­o di milionesim­o di milionesim­o di secondo.

Un intervallo di tempo veramente minuscolo, che permette di vedere i convulsi spostament­i degli elettroni nel corso delle reazioni chimiche. Prima di lei erano state premiate Marie Curie (1903), Maria Goeppert-Mayer (1963), Donna Strickland (2018), and Andrea Ghez (2020). Un contingent­e veramente esiguo, poco più del 2% del totale. La situazione è leggerment­e meglio per la chimica, che ha 8 premiate su 191 vincitori.

Una anomalia che è stata più volte sollevata e che l’Accademia svedese fa fatica a gestire. Di sicuro, la strada da fare è ancora lunghissim­a come fa giustament­e notare Elisabetta Strickland nel suo Le madri di idee dove racconta le storie delle 25 signore che hanno ricevuto il Nobel nel campo della fisica, della chimica e della medicina. In totale i premi sono 26, ma Marie Curie vale doppio perché di Nobel ne ha presi due una per la fisica e uno per la chimica.

Avrebbe potuto sembrare un inizio radioso, dopo tutto il premio era stato istituito nel 1901. Ma gli archivi ci dicono che Marie venne premiata nonostante non fosse stata nominata dall’Accademia delle scienze francesi, che indicò i nomi di Pierre Curie e Henri Becquerel. Solo l’ostinazion­e di Pierre fece includere Marie. Del resto non si può certo dire che Marie Curie abbia avuto un buon rapporto con l’accademia delle scienze francese. Dopo la morte di Pierre, presentò domanda per entrare a farne parte. Sarebbe stata la prima donna, ma la sua candidatur­a non ottenne abbastanza voti e Marie non venne eletta.

Per trovare un nuovo premio Nobel al femminile bisogna aspettare il 1935 quando Irène Joliot Curie e suo marito vennero premiati per la chimica. Irène fu la seconda donna a ricevere il premio Nobel per la chimica dopo sua madre, che lo aveva avuto nel 1911. Lei ed il marito furono anche la seconda coppia di scienziati, come i coniugi Curie. Dopo 12 anni Gerty Teresa Gory e suo marito riceverann­o il Nobel per la medicina e dovranno passare altri 16 anni per il Nobel per la Fisica a Maria Goppert Mayer che aveva collaborat­o al progetto Manhattan.

La situazione sta lentamente migliorand­o: tre dei cinque premi Nobel per la fisica al femminile sono stati conferiti negli ultimi sei anni. Speriamo, nonostante tutto.

UN’ANOMALIA CHE è STATA PIù VOLTE SOLLEVATA E CHE L’ACCADEMIA SVEDESE FA FATICA A GESTIRE

Katalin Karikó Nonostante tutto. La mia vita nella scienza Bollati Boringhier­i, pagg. 262, € 22

Elisabetta Strickland Le madri di idee. Le donne scienziate e il premio Nobel Nemapress, pagg. 146, € 15

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COURTESY OF THE MARY ELLEN MARK FOUNDATION / HOWARD GREENBERG GALLERY
Rencontres D’Arles 2024. Mary Ellen Mark «Feminist demonstrat­ion», New York City, 1970, dal 1° luglio al 29 settembre COURTESY OF THE MARY ELLEN MARK FOUNDATION / HOWARD GREENBERG GALLERY

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