STILI DI RITORNO
Set di Tartan. Tornano di tendenza le stoffe da clan. Ma leggere e con inedite sfumature di colore
Erano grezze, pesanti, fascinose. Ma le stoffe
da clan sono tornate di gran tendenza nella nuova versione: leggera e con inedite sfumature di colore. A cura dei tessutai e sarti italiani. Lanciate dalle collezioni
e da film come Labuca
Fantasie tartan nei toni del prugna
per l’abito dell’attore Sergio Castellitto, protagonista,con Rocco Papaleo, del nuovo film del regista
siciliano Daniele Ciprì, La Buca, nelle sale da pochi giorni. Il celebre sett, il motivo che incrocia
linee orizzontali e verticali a seconda del clan e della famiglia, è una delle fantasie di stagione.
Se ne sono visti letteralmente di tutti i colori. Sì, perché ai richiami di entrambi i fronti per il referendum sull'indipendenza, il 18 settembre, gli scozzesi hanno sfoderato orgoglio e i pesanti kilt dei padri. Mai il tradizionalissimo black watch (il più familiare di tutti i tartan) ha furoreggiato come in queste ultime settimane. Non c'è dubbio che sia la sua stagione migliore, complice il dibattito e un tam tam tra gentiluomini di qua della Manica che ne hanno fatto un tessuto icona del guardaroba di inizio autunno. Con buona pace di chi pensava fosse caduto nell'oblio, il tessuto a righe e quadretti (con i suoi tanti tipi check e nuance a contrasto) si sta facendo largo negli atelier più blasonati e tra gli armadi di chi ha sempre temuto l'effetto plaid. "È una mia passione di sempre" racconta Pino Lerario, terza generazione e oggi a capo del brand Tagliatore (in omaggio al nonno, soprannominato così perché tagliava le tomaie delle scarpe), che ha debuttato all'ultima edizione di Pitti Uomo e ha da tempo sedotto il bel mondo di Hollywood (lo aveva voluto Bob Ringwood, il costumista di Batman). Il riferimento è il paese del kilt e del whisky, ma l’artigianalità e creatività è tutta italiana: "certo, le analogie ci sono e sono quelle tipiche dei disegni di un tessuto check. Ma le differenze sono nei dettagli, nelle nuance di colori, nelle trame innovative, sofsticate, cashmere e mohair” conclude lo stilista, che ama le giacche sfancate (per adattarsi con naturalezza al corpo), le spalle insellate e giro manica stretti. Rimane la questione di quando e come indossarlo. Non in occasioni formali. Una regola anche per i costumisti del nuovo flm di Daniele Ciprì, La buca, dove il bravo Sergio Castellitto, nei panni di un burbero avvocato, sfoggia completi a quadri di sapore vintage, ma modernissimi. Insomma,
quel quadrettino (in origine un pezzo di stoffa non rifnito, lungo cinque metri, allacciato in vita con una cintura e conosciuto con il nome di féileadh mor, in gaelico grande kilt) nato nelle Highlands, e divenuto nel tempo uno dei più celebri simboli di appartenenza, non è caduto nell'oblio. Oggi sono quasi quattromila i tessuti a quadri catalogati presso la Scottish Register of Tartans, l'organo fondato nel 2008 per preservare cultura, storia e tradizioni, e oltre seicento quelli in commercio. Molti dei quali parlano italiano: un mix di bordeaux e marrone è il tartan di Isaia (risale agli anni Venti la prima fabbrica di tessuti, aperta a Napoli da Enrico Isaia), registrato nel 2013. "Ho scelto il tartan perché rappresenta il perfetto matrimonio tra eleganza, sportività e antico charme" ha dichiarato recentemente il capo uffcio stile, Leonardo Genova. "È un motivo versatile adatto a pantaloni, abiti sportivi, giacche per il tempo libero e formali". E quest'anno entra nei salotti e nei teatri anche grazie allo smoking, ultima creazione della maison napoletana. Il tartan dunque mette a soqquadro trame e mischie con un'esplosione di intrecci e nuance che sanno di ottimismo. E negli atelier si adattano al su misura. Ne è convinto Alessandro Martorana, sarto torinese di origine siciliana, che da oltre dieci anni sceglie e acquista
direttamente in Scozia corposi flati a quadrettoni per la sua clientela, manager e attori con cognomi top secret: “È perfetto per le dinner jacket o per gli smoking con revers in raso nero e immancabile papillon, sdrammatizzato invece con un paio di pantaloni dal taglio sportivo fa molto casual friday. E poi non si stropiccia, neanche in valigia. Certo, bisogna avere il fsico: il grosso fnestrato sta bene a corporature alte e asciutte”, svela il sarto, che punta sull’inconfondibile pattern anche per la sua linea di complementi d’arredo Mcasa - cuscini, tende e divani a quadri colorati - prodotta a Pontedera. Ma c'è chi osa persino il quadretto che fece capitolare il manager dei Sex Pistols Malcom McLaren (colui con il quale Vivienne Wedwood aprì, nel 1971, l'ormai storica boutique Let it Rock al 430 di King's Road a Londra). Come Luca Beatrice, critico d'arte e presidente del Circolo dei Lettori di Torino, orgoglioso del suo blazer a quadrettoni. "È un pattern che non va ostentato, soprattutto se si è decisi per l'abito. Bisogna affdarsi a colori non vistosi, mentre il via libera a tonalità decise va ai dettagli, panciotti o fodere, e solo di giacche sartoriali" precisa il giovane imprenditore Alberto Bresci, fondatore assieme ad altri cinque amici del brand Hydrogen, sportswear ricercato e di tendenza (tra i suoi estimatori Lapo Elkann). Come lui punta sul Black Watch, il classico quadretto blu e verde, ma nei torni del verde scuro e del navy, pure l'azienda milanese Boggi, che imprime il grafsmo di gusto British su camicie, pantaloni e i pratici piumini reversibili della linea Bm39. E per le prime gite fuoriporta, magari nelle cantine Marco Felluga, che hanno appena festeggiato i cent'anni, si indossano le giacche Royal Box in lana tartan, di blasone scozzese, proposte dal brand La Martina, che si è ispirato dal tartan del kilt indossato da Carlo d'Inghilterra. Il gioco del check convince oltreoceano - Ralph Lauren lo ha trasformato, collezione dopo collezione, in una divisa di gusto Preppy- magari stazzonato o con un occhio al tailoring, come hanno fatto i costumisti che hanno vestito Donald Don Francis Draper (alias Dick Whiteman), brillante
pubblicitario impersonato dal poco più che quarantenne John Hamm, nella serie cult Mad Man (gli ultimi sette episodi saranno trasmessi in Usa in primavera). "Un'eleganza virile", l'ha definita la costumista Jayne Bryan. Tradotta in abiti di taglio sartoriale, giacche dal fit asciutto con revers stretti, spesso giocate su inconfondibili motivi tartan. Le stoffe, italiane, parlano la lingua della leggerezza. “I nostri filati sono molto più soffici, a partire da quelli in puro e misto cashmere", racconta Sergio Corneliani, direttore creativo dello storico brand di abbigliamento sartoriale maschile. Stoffe che l’azienda mantovana fa realizzare nel Biellese, dove i tessuti delle Highlands – storicamente molto battuti, e quindi pesanti al tatto, si fanno impalpabili e con alte performance. A partire dai caban in cashmere doppiati con materiali traspiranti e idrorepellenti, in prima fila nel guardaroba di elegantoni conquistati pure dai tartan estrememante soft del lanificio Reda. Ma il sett - questo il nome del motivo che incrocia linee orizzontali e verticali, per ogni clan e famiglia scozzese, fin dai primi del XIX secolo - rivendica il proprio ruolo anche nelle camicie. Certo, non è la blusa sportiva dei protagonisti di Transparent, nuova serie Tv: è piuttosto una sfida su pesi e materiali. Tartan sì, ma made in Japan quello delle camicie firmate Tintoria Mattei, una capsule collection realizzata con cotoni bio non trattati e telai della metà del Novecento, caratteristica che dona ai tessuti una tramatura più aperta dall’ aspetto rustico, ma
dal touch morbidissimo. "Le fanelle sono bagnate nell’acqua dell’oceano, un procedimento che aumenta la piacevolezza al tatto delle stoffe”, svela Ivan Serravalle, designer dell’azienda bresciana che punta per l’inverno su pastellati e colori polverosi di gusto retrò. Proprio sul fronte delle camicie, il plaid – come lo chiamano negli stati Uniti - assume una connotazione diversa nel Bel Paese: ”È la vestibilità a fare la differenza: il ft da noi è più slim, i tagli più attuali, i tessuti più leggeri, e le camicie in tartan perdono la connotazione country”, spiega Cristina Fila, di Brooksfeld. E si indossano sotto abiti sartoriali. "Il tartan resta il segno di riconoscimento di un'intera collezione, dalla camicia al papillon”, racconta Maurizio Colnago, a capo dell'uffcio stile del Gruppo Albini. "Piace perché rappresenta la tradizione ed è un tessuto trasversale; il classico Black Watch, dal fondo coperto, permette di costruire una camicia da sottogiacca o da portare fuori dai pantaloni. Quest’anno deve essere in fanella leggera, dalla mano dolce, e la mischia di cotone e seta è adatta proprio ai papillon che Maurizio Colnago ha disegnato per Mason, la storica manifattura inglese acquisita dal gruppo Albini. Persino sul green il tartan ha un posto d’onore. Il trentottenne golfsta inglese Ian Poulter, passato alla cronaca tanto per il palmarès quanto per i look ricercati - lo riedita nei pantaloni, in lana e nylon, dalla vestibilità asciutta della sua linea di abbigliamento IJP Design (ijpdesign.com). Lo slogan? Real men wear tartan. I veri uomini vestono tartan.