EMILIA ROMAGNA
Tre province a cavallo del Po. Un itinerario dove si lascia spesso l'auto per salire su barche e battelli sintonizzati con il pacato respiro del fiume. E in mezzo, antiche locande, sapori dimenticati e recuperati e oasi naturali. Per immergersi nel silenz
Elogio della lentezza. Tre provincie a cavallo del Po. Un itinerario dove si lascia spesso l’auto per salire su barche e battelli
La barca solca, lenta e solitaria, le acque calme del fume. Lungo gli argini, i contorni dei pioppi si stagliano nella timida nebbia di fne estate. Un viaggio lungo il Po è un’esperienza antica, magica. Costringe ad allentare la tensione per sintonizzarsi con il respiro naturale del fume. Che detta un ritmo a cui è diffcile sottrarsi. Tornano in mente gli scenari di Novecento di Bernando Bertolucci, la voce di Don Camillo narrata da Giovannino Guareschi o le pagine de Il Mulino del Po di Riccardo Bacchelli. Ricordi che si fondono con le immagini reali di luoghi protagonisti di una grande storia atristico-letteraria. oggi il Po viene rilanciato dall’evento Viaggio verso Expo, che valorizza le vie d’acqua e di terra dell’emilia-Romagna. Molti gli appuntamenti che si aggiungono a mostre importanti (Antonio Ligabue) e mercati di piante perdute ( riquadro a pag. 117). Settembre è il mese perfetto per un viaggio fatto di rispettosi silenzi, in un continuo intrecciarsi di terra e di acqua, ecosistemi naturali con una varietà di scenari che cambiano al procedere verso il mare. e si sviluppano fra l’asse della via emilia e la lunga autostrada d’acqua che da Piacenza arriva all’Adriatico.
La Sponda parmen-Se L’itinerario inizia a Polesine Parmense, tra le province di Parma, Cremona e Piacenza. Il borgo sorse su un polesine, piccola isola del Po che, trascinata dalla corrente, arrivò a congiungersi con la riva destra. Le inondazioni distrussero il villaggio, poi sommerso da acque insieme a due chiese e al Castello, i cui resti sono esposti nella sede municipale. “Ancora oggi afforano nel Po fossili di mammut e anfore
antichissime” racconta Stefano Barborini, che da 15 anni trasporta i turisti sulla sua barca (e che in questa fetta d’emilia è rimasto ormai l’unico). Sulla sua Francj (max 12 persone) si parte ogni domenica dal porticciolo del paese per escursioni (su richiesta, si arriva a venezia) e raggiungere insenature recondite. Sulla parete delle sponde si scoprono i buchi fatti dai gruccioni che nidifcano a centinaia, e in autunno è fssa la presenza di cormorani. Prima si ammirano dal fume, poi si esplorano a terra laghi artifciali, ruderi di mulini ad acqua, spiagge dove raccogliere conchiglie rare. e ambienti rigogliosi come il Parco Fluviale Isola Giarola, dove dedicarsi a birdwatching, pesca sportiva, raccolta di erbe spontanee. e a invitanti déjeuner sur l’herbe con Parmigiano Reggiano e culatello di Zibello dop. Il migliore indirizzo per gustarli e acquistarli è l’Antica Corte Pallavicina, dove i fratelli Luciano e Massimo Spigaroli hanno piantato le loro radici e il loro cuore. Una tenuta nella golena del fume con un castello fortifcato del XIv secolo che, dopo 20 anni di restauri, è diventato un relais de charme. “Per avere un futuro bisogna guardare al passato, amava ripetere nostro padre”. A parlare è Massimo, una stella Michelin e mille idee per valorizzare la cultura del luogo e la cucina superlativa che lui defnisce gastrofuviale “perché ha il sentore del fume e delle terre basse del Po”. Nel menu stagionale, anguille marinate e storioni, pasnada (anatra ripiena di pesce) e faraona alla creta del Po, cotta nella terra e coperta di culatello. Il pregiato salume qui ha il suo Museo: 5.000 culatelli di Zibello dop e di suino nero di Parma stagionano nelle cantine. Il percorso termina nell’ex stalla, dove a
“Ha il sentore del fiume e delle terre basse del Po, è morbida e sa di umido”: è la cucina gastrofluviale, secondo Massimo Spigaroli, chef stellato e re del culatello
settembre apre l’Osteria del Maiale, ristorante e bottega che offre i prodotti della azienda agricola: carni, formaggi, salumi, cereali, vino. Si visita, si mangia su taglieri di legno (all’osteria), si fa la spesa; per chi si ferma a dormire, le camere del relais hanno mobili antichi e fnestre sui pascoli e sul Grande Fiume.
“Sapete perché si chiama Culatello di Zibello? Perché è nato qui, nelle nostre cantine dove ancora stagioniamo i nostri salumi” sottolinea Miriam Leonardi della trattoria La Buca di Zibello. Una storia di conduzione familiare tutta al femminile che da oltre cento anni si trasmette di madre in fglia. Miriam e la fglia Laura ripropongono da sempre le ricette della bisnonna “grande cuciniera dei Pallavicino di Zibello”. Fra le specialità, culatello con mostarde di mele, pasticcio di maccheroni in crosta dolce, la mariola (una specie di cotechino) con zabaione all’aceto. Si dorme nella locanda di fronte, vicino all’argine del Po.
In mezz’ora si arriva a Fontanellato nel Labirinto della Masone, il più grande al mondo, ideato da Franco Maria Ricci. Ci si perde e ci si ritrova in un dedalo di tre chilometri realizzato con circa 200 mila piante di bambù. Nel complesso di oltre sette ettari, anche spazi museali con la collezione d’arte privata (500 tra pitture e sculture dal ‘500 al ‘900), la biblioteca e la mostra Arte e Follia curata da vittorio Sgarbi ( riquadro a pag. 117). “Masone è la realizzazione di un sogno nato dalle mie chiacchierate con Jorge Luis Borges” spiega l’editore-designer, “la pianta tradizionale dei labirinti è il bosso e l’avrei usato se fossi più giovane, ma cresce lentamente, mentre il bambù è velocissimo”.
Tra reggio eMilia e la foce A circa mezz’ora d’auto, è in provincia di Reggio emilia che “l’unico fume rispettabile in Italia”, come amava ripetere Guareschi, raggiunge la sua massima ampiezza, regalando un paesaggio golenale inaspettato, tra isolotti, stagni e boschi umidi dove vivono uccelli acquatici e animali selvatici. Sulle sue rive si affacciano porti e cittadine d’arte. Per conoscere questi luoghi e le loro storie dal porto di Boretto ci si imbarca sulle motonavi Padus e Stradivari, che propongono escursioni sul fume da poche ore a qualche giorno, anche abbinate a passeggiate nella natura, visite guida--
te alle città, degustazioni in acetaie, cantine, caseifci. Si scopre l’isola degli Internati, uno dei luoghi invisibili della Bassa reggiana. Un lembo di terra bagnato dal Po che costeggia l’argine di Gualtieri, dove il pittore Antonio Ligabue trascorse parte della sua tormentata esistenza. “L’isola oggi è oasi naturalistica, ma nel 1945 fu data in gestione a ex prigionieri di guerra perché potessero avere un reddito con lo sfruttamento del legname”. A svelarne il segreto è Giuliano Landini, ex campione di motonautica, oggi capitano della Stradivari, la più grande motonave fuviale d’Italia (62 x 10 mt.). dopo l’acquisto e il restyling, Stradivari è rimasta l’unica a navigare sull’intero tratto Piacenzadelta del Po. “da 108 anni, la mia famiglia presidia il Grande Fiume. Ho realizzato il mio sogno, acquistando la motonave che, ragazzino, inseguivo nelle mie corse sugli argini” spiage Landini. Tra Boretto e Gualtieri, a piedi o in bici, si visitano la golena fuviale e i paesaggi della bonifca, con itinerari naturalistici e multimediali fra antiche chiaviche, strade sterrate e canali (ilpaesaggiodellabonifca.it). da non perdere la scenografca piazza rinascimentale di Gualtieri, chiusa su un lato da Palazzo Bentivoglio e, nell’ala sinistra, dal teatro sociale. Ripreso il viaggio sul fume si sbarca al Lido Po di Guastalla, da esplorare lungo sentieri segnalati dove è facile incontrare persone a cavallo. Il Lido guastallese è sempre pieno di gente a qualunque ora del giorno e della notte. Ci vengono per far flòs (chiacchierare), allenarsi sulle canoe, prendere un cocktail al Peace in Po, barettino all’aperto con musica, zattere per rilassarsi, tronchi di legno per sedersi. I mobili sono l’opera di Guido Chiericati, che vent’anni fa aprì un chiosco per pescatori: “Poi, da appassionato di legni e intagli, ho fabbricato buona parte degli arredi”. A pochi passi, lo Chalet da Marzio, costruito su palaftte per resistere alle piene, offre baccalà e rane
fritte. Bastano due chilometri di passeggiata su una ciclabile tra i pioppi per raggiungere Guastalla, capitale gonzaghesca dall’atmosfera signorile con il Palazzo ducale, la Torre Civica, la Cattedrale. Sotto portici seicenteschi, l’Osteria La Fratelansa è un indirizzo storico per un menu di cappelletti in brodo, tortelli, carrello dei bolliti con cappone ripieno. Fra i dolci, la sbrisolona con un bicchierino di grappa, come ai vecchi tempi. di fronte, si dorme alla Locanda Argine della Cerchia, due stanze in una casa, con il bellissimo loggiato su tre piani, che un tempo formavano il quadriportico di un’abbazia. Appena fuori porta, in campagna, si prenota a L’Ulma e l’Opi (l’olmo e la pioppella). Le camere hanno nomi in dialetto: il fom (il fume), li rais (le radici), la vida (la vite). L’ultima tappa fuviale nel reggiano è Luzzara, paese natale di Cesare Zavattini con argini ideali per escursioni a cavallo. In centro si fa incetta di pasta fresca e carne di qualità alla Gastronomia Sereni: tortelli verdi e di zucca, passatelli, cappelletti, cotechini, faraona arrosto. Per mangiare, poi, il consiglio è di fermarsi al ristorante La Cantoniera S.S. n. 62, di fanco all’ex convento degli Agostiniani, e ordinare culatello con mostarda di mele campanine, guancialino di maiale con salsa di marasche. Ma soprattutto i caplèt in brod, i migliori della zona, in brodo di cappone. Il Po si ad-
dentra in Lombardia nelle fertili terre mantovane per poi ritornare in emilia nel Ferrarese, dove il suo percorso termina nell’emozionante scenario del delta, tutelato dall’Unesco. Un paesaggio che muta continuamente, nelle forme e nei colori, dilatandosi verso il mare tra valli, canali e canneti, mentre lingue di terra si insinuano nelle acque salmastre. vale la pena di esplorare le aree meno note, per il loro delicato equilibrio di acqua, fora e fauna. Come l’Oasi di Campotto ad Argenta, una delle più vaste zone umide d’Italia, stazione 6 del parco del delta, l’unica con acqua dolce. Ci si arriva in auto, ma è più divertente in bicicletta lungo la ciclovia di Primaro sul vecchio ramo del Po, tra delizie estensi, come quella di Belvignante, e antiche pievi rurali. L’oasi, 1600 ettari di prati, boschi idrofli e laghi, è un paradiso per bir- dwatcher con postazioni fsse di osservazione. Tenuta come un giardino, si percorre a piedi, in bici, golf car e con barche elettriche silenziosissime. A pochi chilometri, il Museo della Bonifca, presso lo stabilimento idrovoro di Salarino, è un bellissimo esempio di archeologia industriale. Il miglior indirizzo per la notte? L’agriturismo Le Occare, a Runco di Portomaggiore, fattoria del ‘700 con mobili di famiglia, salotti pieni di libri e buona musica. È l’unico posto dove assaggiare (e acquistare) il caviale ferrarese, specialità perduta e ritrovata. Merito di Cristina Maresi, la padrona di casa, ribattezzata “La Signora del Caviale” perché dopo anni di puntigliose ricerche e sperimentazioni, è riuscita a recuperare e realizzare l’originale ricetta ebraica. Per riempirsi l’anima di emozioni, Cristina consiglia un’escursione in barca
con Odino Passarella, nella laguna di Gorino, sacca di Goro e oasi naturale di Mezzanino, uno dei luoghi più incantevoli e meno noti del Parco del delta. Con la sua piccola motobarca in legno (max 5 passeggeri), riesce a raggiungere angoli e labirinti d’acqua fra canne di erbe palustri. “È l’ultima barca in legno rimasta da queste parti, era di mio padre e non la lascerò mai” puntualizza odino, discendente da una famiglia di pescatori. L’incontro è al porto di Gorino, da cui si parte per un giro di circa due ore e mezzo che regala la visione di una colonia di fenicotteri rosa. “Saranno almeno 400 ed è la prima volta che si avvistano da queste parti”. Si avanza lentamente e nel silenzio ecco il canto di usignoli di fume, beccacce di mare, di gru che in autunno arrivano a migliaia. Soli in mezzo all’acqua, si ammirano cavalieri d’Italia, aironi bianchi. Finché si arriva al Faro di Goro, circondato da dune e da una lingua di sabbia, l’Isola dell’Amore, una spiaggetta selvaggia dove guardare il mare. È qui che il Po fnisce la sua corsa per perdersi nell’abbraccio inarrestabile delle onde.