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Il Sultano si fa in tre

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Dall’Aia alle stelle (Michelin), passando per I Banchi: il protagonis­ta è sempre Ciccio Sultano. Il suo ristorante Duomo di Ragusa Ibla, premiato dalla guida francese, resta l’indirizzo di riferiment­o per i gourmet in viaggio in questa parte dell’isola. Ma il principe degli chef siciliani non è tipo da sedersi sugli allori del successo: lo scorso anno, insieme agli amici Carmelo Cilia e Paolo Moltisanti, ha dato vita all’Aia Gaia, una fattoria, a pochi minuti d’auto dalla città, dove galli e galline di razze autoctone vengono allevate a terra e alimentate con sementi e grani locali. In questa miniera di uova fresche come biancolill­a, nocellara etnea e tonda iblea. “L’olio è sempre stato prezioso”, si entusiasma. “Nell’antica Grecia il vincitore dei giochi ne riceveva un’anfora come premio. In questa zona i piccoli ulivi restituisc­ono grande sapore, ideale per i miei sette oli aromatizza­ti con limone e arancia, basilico o rosmarino, ottenuti, naturalmen­te, per infusione”.

CONTADINI 2.0

A pochi chilometri, vicino a Carlentini c’è l’azienda dei Fratelli Valenziani. Laureato in fsioterapi­a, dopo soggiorni a Milano e Londra Andrea ha scelto di tornare alla terra del bisnonno. Con il padre e la sorella si occupa di agrumi secolari dalla pigmentazi­one unica: dal tarocco all’arancia amara, dai mandarini al piretto di Spatafora, il limone cedrato da mangiare a fette. È sua anche l’idea di InCampagna, una rete di imprese e un sito di e-commerce per la vendita diretta: ne fanno parte 15 fra agricoltor­i e trasformat­ori artigianal­i, che spediscono i loro prodotti in tutta Italia e all’estero e che nella comunicazi­one digitale e in una logistica effciente hanno trovato un’opportunit­à di crescita. “Recapitiam­o i nostri prodotti in cubotti, che riempiamo con frutta e bontà fresche, come i salumi ottenuti con l’antica razza di suini neri siciliani. Non inviamo aria, ma occupiamo lo spazio fra un articolo e l’altro con agrumi di stagione che consigliam­o in base alla disponibil­ità. Siamo forti nella diversità: tra noi c’è chi possiede aziende agricole e laboratori all’avanguardi­a e chi segue processi rigorosame­nte tradiziona­li. Così il patrimonio di esperienze millenarie siciliane sopravvive”.

A Ragusa, dal 1959 la famiglia Dipasquale affna i formaggi tipici siciliani. Nella bottega di corso Italia c’è zio Angelo: a 71 anni ancora si divide tra il negozio e la grotta in cui le forme di Ragusano, provenient­i da produttori selezionat­i, vengono messi in salamoia e poi appe- vengono inoltre coltivate erbe aromatiche e sperimenta­te piantagion­i come le fragoline di bosco. È a suo modo un esperiment­o anche I Banchi, l’ultima creatura di Sultano. Si tratta di un bistrot un po’ speciale: oltre a proporre la cucina dello chef in versione semplifica­ta (e meno costosa rispetto al ristorante di Ragusa Ibla), con una selezione di prodotti tipici, il locale si distingue per la varietà di pane. È una passione di Sultano, che per la produzione utilizza solamente farine di grani duri autoctoni. Ne vengono preparati diversi tipi, dal ragusano al pane di Castelvetr­ano: accompagna­no i piatti e sono in vendita.

SICILIA

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IL CIBO è CULTURA 4

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