MESSICO
Economia rampante, profilo internazionale, mobilità che punta al green, un numero impressionante di musei. E una riconversione urbana che procede al galoppo, tra nuove architetture e sperimentazioni gastronomiche. Ecco perché a Città del Messico è già dom
L'America che non ti aspetti. Economia rampante, profilo internazionale, mobilità green. Qui è già domani
Il sole brilla sopra Città del Messico. Le auto procedono lente su avenida de los insurgentes, una delle arterie principali che attraversano la capitale. Suoni di clacson, vociare di ambulanti, le note di una musica popolare. frammenti di vita quotidiana. Qui e là, le ferite lasciate dal terribile sisma del settembre scorso, che ha provocato centinaia di vittime e decine di crolli di edifici. intorno, una metropoli che risorge, ancora una volta, e che riprende a viaggiare, a grande velocità, verso il futuro.
È la forza dei messicani: guardare avanti, con il sorriso, uniti. Città del Messico è l’emblema di questo Paese, a tratti “surreale”, per dirla con il poeta andré breton. Comunque, in perenne movimento. Negli ultimi anni il panorama urbano si è trasformato rapidamente, con la costruzione di torri e grattacieli high-tech, ma anche con l’ampliamento di aree verdi. Un work in progress documentato, dal 2016, da Futura CDMX, spazio interattivo che consente di visualizzare l’avanzamento dei lavori urbanistici. ovunque è un fermento di idee e progetti: una creatività che mescola tradizioni, storia e innovazione. anche per questo Città del Messico è stata nominata Capitale mondiale del design 2018: da marzo a ottobre, eventi, laboratori, mostre e conferenze esploreranno il tema del design socialmente responsabile. Un’esigenza molto sentita in questa città, che vive profondi contrasti economici. basti pensare all’avveniristico distretto di Santa fe che sorge accanto a vecchi quartieri popolari. oppure a plaza de Las Tres Culturas, dove resti preispanici, condomini moderni e architetture coloniali si fondono insieme. in un mix che evoca, di nuovo, un’atmosfera surreale.
ECONOMIA AL GALOPPO
Sbirciando Città del Messico dall’aereo, la sua estensione - quasi 1.500 chilometri quadrati, appena lo 0,1 per cento del territorio nazionale - lascia senza fiato: seconda solo a Tokyo, la capitale accoglie circa nove milioni di abitanti, quasi un quinto dell’intera popolazione del Paese. Ma se si conteggiano i pendolari, ogni giorno in città vivono circa 18 milioni di persone.
ripresasi dalla crisi finanziaria del 2008, Città del Messico oggi è al centro di una delle economie in crescita più interessanti al mondo. Secondo le stime di PwC (PricewaterhouseCoopers, società di revisione e consulenza), entro il 2025 sarà la settima città più ric-
ca del pianeta. L’inquinamento resta uno dei problemi principali, ma le iniziative non mancano. il “Plan verde”, introdotto nel 2007, punta a ridurre polveri sottili ed effetto serra facendo leva su mobilità sostenibile, trasporto pubblico e un mix di comportamenti ecologicamenti virtuosi: si incentivano i giardini sui tetti e si diffondono mezzi sostitutivi ai motori tradizionali. Ha sorpreso, per esempio, il successo di EcoBici, sistema di bike sharing che conta su 170 chilometri di piste ciclabili; da citare anche appuntamenti di massa amatissimi come el Paseo Dominical, che porta ogni domenica migliaia di pedoni e ciclisti sui viali del Paseo de la reforma, chiusi al traffico. aiutare l’ambiente è poi il progetto di giovani startup come econduce, piattaforma di scooter sharing composta da motorini elettrici e stazioni di ricarica (con energia da fonti rinnovabili) gestiti via app: un nuovo modello di trasporto sostenibile, al momento unico in tutta l’america Latina, che sta crescendo nella capitale. infine, il programma Ciudad Segura restituisce l’immagine di una città più attraente e sicura grazie anche a una maggiore sorveglianza e capacità di gestione delle emergenze.
A città del messico arte, cultura e un’economia d’assalto trasformano
i quartieri in nuove aree di incontro
Rivoluzione uRbana
i capitalinos, è chiaro, vogliono riprendersi la città. Lo si avverte nei quartieri che, colpiti nel profondo dal terremoto del 1985, vivono una nuova stagione. Colonia Juarez, a tre chilometri dal centro storico, è una delle zone emergenti in cui è palpabile la storia, ma nello stesso tempo si respira il futuro. aree abbandonate e palazzi dell’aristocrazia di fine ottocento vengono riqualificati e convertiti in uffici, spazi multifun-
zionali, ristoranti e locali alla moda senza stravolgere la tranquillità dei residenti. Qui i giovani, i creativi, i professionisti stanno tornando a vivere. e si impegnano nella rinascita della zona.
È il caso di ReUrbano - Reciclaje Urbano, gruppo di architetti che proprio a Colonia Juarez recupera e reinventa strutture e le trasforma in luoghi dinamici come Milán 4. ex officina meccanica in disuso, è ora un mercato gourmet su quattro piani, indirizzo ideale per venire a bere un caffè, pranzare, fare la spesa o una sosta dal barbiere, seguire lezioni di yoga e meditazione. “L’obiettivo è salvare gli edifici, con progetti che abbiano un impatto significativo nel miglioramento della qualità della vita degli abitanti” spiega Camila ferrier Llamas, una delle progettiste di reUrbano.
“fino a cinque anni fa i quartieri alla moda erano Condesa e roma, mentre Juarez era stato pressoché dimenticato. Poi sono iniziati gli investimenti ed è stato un fiorire di ristoranti, gallerie d’arte e case ristrut-
turate che rispecchiano lo stile di chi si è trasferito” conferma daryl Melgar di La Caballería, concept store dedicato al moderno gentleman messicano: in un’elegante residenza del 1905, si possono scegliere abbigliamento e accessori di nuovi stilisti e designer, scarpe su misura. Ci sono inoltre la barberia, un laboratorio per tatuaggi e una taverna per un aperitivo con gli amici. Colpisce lo sfrecciare continuo di biciclette: poco distante si trova il Distrito Fijo Club de Ciclismo, negozio-officina con caffetteria bio per gli appassionati delle due ruote che organizza, tra l’altro, tour, proiezioni e mostre d’arte a tema.
Murales coloratissimi indicano invece l’ingresso a Lucerna Comedor, vecchio parcheggio divenuto un enorme patio pieno di tavoloni in legno, su cui si affacciano bar e ristoranti con una proposta gastronomica per ogni ora del giorno, dalle colazioni alle birre artigianali e ai cocktail del dopo cena, quando l’atmosfera rilassata si anima coi dj set.
il cuore bohémien di Colonia Juarez rimane però la Zona Rosa, così chiamata da scrittori, artisti e intellettuali che l’abitavano negli anni sessanta e, da sempre, centro della movida straripante di negozi, locali, artigiani e grandi alberghi. frequentatissima dalla comunità gay, è un continuo pullulare di ragazzi, professionisti, pendolari e turisti che si danno appuntamento su Calle Genova, tra le sculture dei giovani artisti dell’escuela Nacional de artes Plásticas e i chioschi degli ambulanti che vendono tamales (involtini di pasta di mais, dolci o salati, racchiusi in una foglia di pannocchia o di platano verde) e i famosi tacos al pastor, specialità tipica di Città del Messico, ripieni di carne di maiale marinata, cipolla, coriandolo, succo di lime e salsa leggermente piccante. Per chi vuole visitare la capitale, Zona rosa è un’ottima base strategica per la sua vicinanza al centro e alla metropolitana: un’idea è fermarsi nel nuovo NH Collection Mexico City Reforma, con camere spaziose in stile minimalista e vista sul profilo cittadino.
Hipster e grandi sapori
se Juarez è in piena evoluzione, a Polanco la gentrificazione è iniziata da tempo e all’ombra di grattacieli futuristici come estela de Luz e Torre Mayor oggi gli immobili si acquistano in dollari americani. a nord del Bosco di Chapultepec, il grande polmone verde della capitale, preso d’assalto nei giorni di sole, Polanco è una zona residenziale esclusiva che ospita hipster e professionisti rampanti. accanto alle multinazionali, fioriscono spazi di coworking e gallerie d’arte. Centri commerciali eleganti e boutique di lusso si affacciano su avenida Presidente Masaryk; Polanquito, il cuore
del quartiere, è la meta della passeggiata domenicale, tra le aiuole del parco Lincoln e uno dei numerosi caffè.
Soprattutto, Polanco è il palcoscenico della nuova rivoluzione gastronomica messicana: qui si viene volentieri a cena per scoprire la cucina di chef emergenti che, dopo aver acquisito esperienze e tecnica all’estero, propongono antiche ricette impreziosite da ricerca e sperimentazione. Per una gastronomia dichiarata già Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco non mancano indirizzi come Surtidora Don Batiz, tipica cantina dai tavolini stretti e camerieri dalla battuta pronta, con classici quali enchiladas e tacos; nel quartiere si trova anche Quintonil, tra i 50 migliori ristoranti al mondo: è il regno di Jorge vallejo, creativo dei fornelli attento all’impatto ecologico delle sue preparazioni. Prodotti di stagione a chilometro zero caratterizzano il menu. “appena dieci anni fa, a Città del Messico, la gastronomia di alto livello era solo quella internazionale”, racconta vallejo.“ora la cucina messicana contemporanea sta superando il suo complesso d’identità e punta sulla qualità, rivalutando sapori dimenticati che la rendono unica, come il quintonil, un’erba selvatica commestibile molto apprezzata dai popoli preispanici”.
FRIDA ABITA ANCORA QUI
arte e creatività sono ovunque, non solo in cucina. Si respirano camminando per le vie, nei parchi, visitando il centro storico e le rovine del Templo Mayor, osservando i murales di Diego Rivera, i graffiti dei writer o, ancora, le architetture ultramoderne che fanno da corolla al Monumento a la independencia. Città del Messico è una galleria a cielo aperto che dedica numerosi spazi agli artisti come il nuovo Muac, Museo Universitario d’Arte Contemporanea che accanto a mostre temporanee, collezioni nazionali e internazionali promuove sperimentazioni sonore, laboratori, concerti per creare un’esperienza originale intorno alle opere. arte, a Città del Messico, è sinonimo di Frida Kahlo, una delle pittrici più significative del ventesimo secolo. allora non può mancare una visita a Coyoacán, il suo quartiere natale, e alla sua casa-museo dalle pareti blu cobalto. dipinti, abiti, oggetti del quotidiano: ogni cosa racconta la vita affascinante e tormentata di questa donna.
Passeggiare per Coyoacán è anche un tuffo nelle atmosfere coloniali: i ritmi si fanno più lenti, la gente si gode il sole sulle panchine di plaza Hidalgo e del Jardín Centenario, mentre in lontananza risuonano le note di una chitarra. il mercato locale è un’esplosione di voci, colori, profumi e non è facile resistere ai piatti tradizionali cucinati al momento come quelli di Carmelita: gorditas de chicharròn (tortilla farcite con verdure e cotenna di maiale), quesadillas con huitlacoche (tortilla con funghi del mais) o pambazos (panini alla piastra ripieni di verdure, formaggio, salumi e panna acida). Per le vie secondarie, si assapora una quiete silenziosa. Sembra lontana la città tentacolare con i suoi tempi frenetici e invece è più vicina di quanto non sembri. anzi, è la stessa. anche questo è surrealismo messicano.